In relazione a quanto sta accadendo al CREA (Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), i Direttori dei dodici Centri di ricerca dell'Ente, hanno scritto al Ministro vigilante Gian Marco Centinaio per esprimere la loro preoccupazione riguardo al processo di riorganizzazione e di rilancio in corso, nonchè all'impatto sulle attività di ricerca e di servizio attualmente in svolgimento, a fronte di importanti e improcrastinabili impegni nazionali e internazionali (clicca qui per accedere al testo integrale della lettera).
Le rassicurazione del ministro
La risposta del ministro non si è fatta attendere. A margine della conferenza stampa al Senato sull’etichettatura obbligatoria, il Ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, ha ribadito pubblicamente il suo sostegno: «Le vicende giudiziarie del Crea ci hanno lasciati molto sorpresi. Nelle prossime ore faremo il punto sulla situazione. Tuttavia, ricerca e programmi vanno avanti. Nell'ente ci sono migliaia di persone che fanno un lavoro di ricerca prezioso per l'agricoltura e il settore alimentare». «In particolare - ha precisato il ministro - valuteremo se commissariare il Crea; stiamo valutando tutte le soluzioni».
L’intervento di Guardia di Finanza e Procura di Roma
Cosa sta succedendo al Crea? I lettori più attenti lo sanno già: la notizia è finita in prima pagina su tutti i giornali.
Il 5 marzo Ida Marandola, direttore generale dell’ente vigilato dal Mipaaft, è stata posta agli arresti domiciliari. Secondo quanto riferisce l’Ansa l’accusa sarebbe quella di "gravi irregolarità" nella gestione del più importante ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari. Nell'inchiesta della Guardia di Finanza e della procura di Roma sono coinvolte anche altre quattro persone. In un take dell’agenzia di stampa del giorno seguente viene riportato che anche Salvatore Parlato, presidente del Crea, sarebbe coinvolto nel provvedimento di fermo domiciliare. Gli inquirenti ipotizzano, a vario titolo, i reati di peculato, abuso d'ufficio e falso. Le irregolarità nella gestione del Crea riguarderebbero innanzitutto le decisioni sulla nuova sede. Nella scelta dei nuovi locali di via Po a Roma dove spostare la sede del Consiglio dopo la fusione tra Cra e Inea, sarebbero stati indicati - sostiene la Guardia di Finanza –un numero di dipendenti superiore a quello reale. Così facendo si è avuta la possibilità di selezionare l'immobile sul mercato e non di ricorrere a quelli demaniali a disposizione poiché questi non sarebbero stati in grado di soddisfare le richieste. E le irregolarità avrebbero interessato anche il procedimento amministrativo che è scaturito dalla scelta della nuova sede: nell'affidare i servizi di trasloco e facchinaggio, i contratti, affermano sempre gli inquirenti e gli investigatori, sono stati "artificiosamente frazionati" in modo da non superare la soglia oltre la quale è necessario ricorrere a gare pubbliche. Ulteriori contestazioni riguarderebbero il fatto di non aver ridotto, come previsto dalla legge sulla spending review, del 15% il canone d'affitto di 2 immobili. Nel mirino anche la procedura di stabilizzazione di alcuni precari del Consiglio sia il pagamento di prestazioni professionali a due collaboratori che, in realtà, non hanno svolto alcuna attività lavorativa. Oltre agli arresti, il gip ha disposto anche il sequestro di 8 milioni.
I risultati della gestione Parlato
Esprimendo la massima fiducia nell’azione della Guardia di Finanza e della Procura di Roma, ricordiamo però quanto già affermato sulle pagine e sui post online di Terra e Vita (leggi ad esempio qui). Sotto la gestione di Salvatore Parlato e di Ida Marandola il Crea è riuscito a:
- superare 2 anni di commissariamento, a ristrutturare un’articolazione complessa, con molte sedi territoriali, metabolizzando le incorporazioni dell’Inea, dell'Inran e dell'Ense nel Cra;
- dare un futuro agli oltre 2mila lavoratori dell’ente (1600 dipendenti e più di 500 con contratti flessibili) agevolandone la capacità di sviluppare linee di ricerca utili ed efficaci, come testimoniato dall’ampio numero di proposte che hanno superato il vaglio per l’ammissione al finanziamento europeo di Horizon 2020;
- indirizzare l’azione dell’ente in precise direttrici come quelle dell’agricoltura digitale e delle biotecnologie sostenibili, utili a garantire un contributo di competitività per l’intera agricoltura italiana.