Poco meno di due terzi (63%) dei 77 km2 di suolo consumato nel 2022 ha riguardato aree agricole. A dirlo è l'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che ha pubblicato il suo report annuale sul consumo di suolo in Italia. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km², il 10,2% in più del 2021. Si tratta, in media, di più di 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni - avverte l'Ispra - in cui non si erano mai superati i 20 ettari. Questo ha portato ad avere una copertura artificiale che lungo la Penisola si estende per oltre 21.500 km2, il 7,14% del suolo italiano (7,25% al netto di fiumi e laghi).
Dal punto di vista dell'uso del suolo, i cambiamenti avvenuti tra il 2021 e il 2022 a livello nazionale hanno interessato soprattutto le aree agricole, con particolare riferimento ai seminativi, dove si sono concentrati oltre il 40% dei cambiamenti (2.975 ettari).
Dove si consuma più suolo
I cambiamenti dell’ultimo anno si concentrano in alcune aree: Pianura Padana, nella parte lombarda e veneta e lungo la direttrice della via Emilia, tutta la costa adriatica, in particolare in alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese.
Il Salento, in particolare, conferma la tendenza degli ultimi anni con una fortissima presenza di cambiamenti. Tra le aree metropolitane più colpite compaiono ancora Roma e Napoli. La maggior densità del consumo di suolo si registra lungo la fascia costiera entro un chilometro dal mare, nelle aree di pia-nura, nelle città e nelle zone urbane e periurbane dei principali poli e dei comuni di cintura della frangia urbana.
Il consumo di suolo, fa notare ancora Ispra, incide anche sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico, oltre 900, in un anno gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile nelle aree a pericolosità idraulica media. Inoltre, il 7,5% (quasi 530 ettari) si trova in aree a pericolosità da frana. L'istituto presieduto da Stefano Laporta ha calcolato anche i costi nascosti dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici ricalcolati in base ai nuovi dati: nove miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.
Consumo di suolo in Italia (2022)
Chi sono i "mangiatori" di suolo
La logistica e la grande distribuzione organizzata rientrano tra le principali cause di consumo di suolo in Italia. Lo scorso anno hanno toccato il massimo dal 2006, con un picco di crescita superiore ai 506 ettari. Negli ultimi sedici anni il fenomeno si è concentrato nel Nord-Est del Paese, con oltre 1.670 ettari (il 5,8% del totale del consumo di suolo dell’area), seguito dal Nord-Ovest con 1.540 ettari (6.1%) e il Centro (940 ettari; 4,7%).
Le grandi infrastrutture rappresentano l’8,4% del consumo totale, mentre gli edifici realizzati negli ultimi 12 mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i mille ettari, il 14% delle nuove superfici artificiali. Sono 948 gli ettari (il 13,4%) in più per piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive consumano 385 ettari di suolo in un anno, pari al 5,4% del totale. Per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici si sono resi necessari quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo.