Marche, viaggio tra gli agricoltori che resistono all’emergenza

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Tutti i comparti agricoli colpiti dall'emergenza coronavirus. Fatturato e ordini in caduta libera, ma gli imprenditori si stanno organizzando con le consegne a domicilio

L'epidemia di coronavirus nella quinta regione più colpita d’Italia sta creando danni non solo a livello sanitario ma anche economico al settore primario. Dai grandi imprenditori fino ai piccoli produttori agricoli, a parte rare eccezioni, le preoccupazioni sono condivise.

Orticole, ordini ridotti del 70%

«Gli ordini sono altalenanti, il fatturato cala vertiginosamente e la paura cresce giorno dopo giorno». Questo il grido d’allarme dell’imprenditore marchigiano Nicola Ambruosi, socio dirigente di Ambruosi e Viscardi, azienda in provincia di Fermo che coltiva, trasforma e confeziona le proprie produzioni agricole, in particolare di cicoria pan di zucchero, radicchio rosso, indivia riccia e indivia scarola, con un fatturato che si aggira intorno ai 30 milioni di euro l’anno.

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Nicola Ambruosi

«Riforniamo due grosse catene del settentrione e i quantitativi si sono ridotti del 70%. Abbiamo un business anche all’estero – prosegue Ambruosi – ma notiamo sempre di più che caricano gli ordini per poi tagliarli». I dati Istat del 2019 confermano che il valore delle esportazioni dei prodotti marchigiani da gennaio a settembre ammontava a 287 milioni di euro e non è difficile immaginare quanto possano spaventare le conseguenze della pandemia anche a medio e lungo termine sull’economia marchigiana.

Confetture e conserve a domicilio

Spostando l’attenzione in provincia di Macerata, in Contrada Acquevive, c’è una piccola azienda guidata da Martina Buccolini, la Si.Gi, che produce confetture e conserve con frutti antichi come la Sapa, le Visciole al sole (unica produzione Italiana ancora esistente), i Morici, le Brugnolette e i Fichi bianchi. Il prodotto è di nicchia e viene acquistato principalmente da enoteche e ristoranti.

Martina Buccolini

«Il fatturato ora è a zero – spiega la titolare – e ci stiamo organizzando con le consegne a domicilio. Inoltre, per il futuro credo che avremo il problema di far rispettare tutte le norme igienico-sanitarie per evitare il contagio da coronavirus al personale coinvolto nella raccolta dei carciofi. È un lavoro manuale e tenere la distanza è difficile visto che ci si aiuta l’un l’altro».

Oltre al coronavirus c'è l'incognita clima

La consegna a casa dei clienti è una modalità diffusa sul territorio, che ha messo in pratica anche Tommaso Di Sante, dell’azienda agricola e cantina Di Sante, a Fano, in provincia di Pesaro. «Abbiamo clienti che ci chiedono di consegnare parecchi litri di vino tutti insieme – spiega l’imprenditore – ma noi cerchiamo di supplire a tutte le richieste».

Tommaso Di Sante

Spaventa anche il problema relativo alla mancanza di disponibilità della manodopera. «Ad agosto – prosegue il viticoltore – avremo la vendemmia di basi spumanti e potremmo avere un problema di manodopera se la situazione non si sblocca. Inoltre non piove da un pezzo e rischiamo di incorrere nelle gelate che possono creare problemi ai germogliamenti precoci di quest’anno. In vigneto è stato caldo finora, le gemme sono sbocciate e in più manca l’acqua. Io sono sempre positivo su tutto, ma è chiaro che le aziende piccole e giovani che hanno bisogno di liquidità potrebbero avere dei grossi problemi».

Il sostegno della Regione

La Regione Marche si è subito attivata per adottare misure anticrisi da coronavirus nel settore agricolo. Proprio in questi giorni, infatti, sta eseguendo moltissimi pagamenti delle domande dell'agroambiente anche nel rispetto delle direttive Agea che vanno nella direzione di far arrivare i finanziamenti alle imprese agevolando quanto più possibile i pagamenti.

«Abbiamo già autorizzato la proroga delle scadenze dei bandi Psr in calendario in questo periodo – spiega l'assessore all’Agricoltura Anna Casini – per assicurare agli agricoltori tutto il sostegno necessario. Al ministro Bellanova abbiamo sollecitato un innalzamento degli anticipi da erogare, per consentire, agli operatori agricoli, di disporre delle risorse necessarie in questo frangente, dove la liquidità delle imprese diventa fattore essenziale per non soccombere».

Casini ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità che consentirebbe il superamento del “de minimis” per poter arrivare a 100mila euro di aiuti ad azienda.

Marche, viaggio tra gli agricoltori che resistono all’emergenza - Ultima modifica: 2020-03-26T18:00:27+01:00 da Simone Martarello

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