Carni suine, bovine, una serie di sottoprodotti, insaccati, carne in salamoia, carne essiccata o affumicata, farina alimentare da carne o sottoprodotti della carne, latte e prodotti lattiero-caseari (ad eccezione di quelli delattosati), verdure, frutta e noci, grassi e altri oli animali, salsicce e prodotti simili, dolciumi e sale. Sono i principali prodotti agroalimentari provenienti da Paesi dell'Ue, quindi anche dall'Italia, su cui la Bielorussia ha imposto l'embargo per rispondere alle sanzioni decise dall'Unione europea nei confronti di Minsk a causa del comportamento del regime di Alexander Lukashenko nei confronti dei migranti attirati da Paesi terzi ai confini con Polonia, Lituania e Lettonia. Il divieto scatterà dal primo gennaio 2022.
"Si tratta di una decisione che mette a rischio le esportazioni di cibo italiano in Bielorussia, che nel 2021 raggiungeranno un valore complessivo di 38 milioni di euro – scrive Coldiretti in una nota – con un aumento del 23% nei primi otto mesi dell'anno rispetto a dodici mesi prima". In totale, nei primi dieci mesi di quest'anno l'ex repubblica sovietica ha importato alimenti dai Paesi finiti nella lista nera per più di 530 milioni di dollari. Oltre ai 27 dell'Ue, lo stop coinvolge Stati Uniti, Canada, Norvegia, Albania, Islanda, Macedonia del Nord, Regno Unito e Irlanda del Nord, Montenegro e Svizzera.
Assist per l'italian sounding
Ma a preoccupare è anche l'annuncio di Lukashenko di voler prendere misure per equilibrare il mercato dei consumatori, anche soddisfacendo la domanda con prodotti di fabbricazione bielorussa.
Quella di Minsk è "una mossa che rischia di moltiplicare la produzione di falso made in Italy in un Paese che è già tra i più attivi taroccatori delle nostre specialità – denuncia la Coldiretti – dalla scamorza alla mozzarella, dalla provoletta fino al mascarpone, tanto da essere diventato tra i principali fornitori del mercato russo proprio dopo la scomparsa dei veri prodotti tricolori in seguito all'embargo scattato il 7 agosto 2014 con decreto del presidente Vladimir Putin e più volte rinnovato come ritorsione alla decisione dell'Unione europea di applicare sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina".
Assolatte: chiuso un altro mercato promettente
Negli ultimi cinque anni l'export lattiero-caseario italiano in Bielorussia è cresciuto in volume del 164% (oltre 181 le tonnellate esportate nel 2020), e del 66,5% nei primi sette mesi di quest'anno. Lo fa sapere Assolatte lamentando che con l'embargo deciso da Lukashenko "si chiude un altro mercato promettente per le imprese casearie italiane, che scontano ancora i danni causati dall'embargo russo iniziato nel 2014 e del quale non si intravede la fine".
Pare inverosimile che associazioni di categoria mettano al primo posto solo l’aspetto economico di mancata vendita dei loro prodotti e non guardino mai, e nemmeno si schierino, contro gestioni antidemocratiche di altri stati.
La sostenibilità in agricoltura passa anche nella scelta dei mercati su cui puntare, devono essere mercati dove le scelte politiche siano effettivamente democratiche, altrimenti adottando lo stesso principio sembrerebbe che la Coldiretti, Assolatte, accettino di buon grado il caporalato in Italia e tutte le porcate che abbiamo già in casa nostra.
Ma poi quale latte e prodotti caseari andiamo ad esportare, derivanti da produzioni italiane o mediante lavorazioni di materie prime provenienti da altri paesi: non siamo forse deficitari di nostre produzioni?