Domenica 25 settembre seggi aperti dalle 7 alle 23. Il settore primario nei programmi dei principali partiti e le richieste delle associazioni di categoria al governo che verrà

Domenica 25 settembre gli italiani sono chiamati alle urne per le elezioni politiche, anticipate di qualche mese (il termine naturale della legislatura sarebbe stato a marzo 2023) a causa della caduta del governo Draghi e dello scioglimento delle camere deciso dal presidente della Repubblica. Rispetto al passato è stato ridotto il numero dei parlamentari: saranno 400 gli eletti alla Camera (invece degli attuali 630) e 200 al Senato (invece di 315). Una novità non priva di effetti per il settore primario italiano, che perderà l’esclusività delle commissioni nei due rami del Parlamento (vedi box nella pagina a fianco). Difficile non immaginare una riduzione della capacità di interlocuzione del mondo agricolo con le camere e con il governo.

1. Le proposte e le promesse dei principali partiti

Ma quanto pesa l’agricoltura nei programmi dei principali partiti che ambiscono a governare il Paese per i prossimi cinque anni e quali sono le proposte per sostenere e far crescere il comparto in un momento molto complicato dal punto di vista economico e geopolitico? Ecco un breve riassunto.

Azione - Italia Viva

Dieci i punti dedicati all’agricoltura nel programma del cartello elettorale formato da Carlo Calenda e Matteo Renzi. Si va dalla reintroduzione dei voucher per risolvere il problema della manodopera nelle campagne, all’impegno per la diffusione dell’agricoltura 4.0 e la formazione. A questo si affianca il completamento dell’ultimo miglio delle infrastrutture digitali per garantire la connettività nelle aree rurali, fondamentale per lo sviluppo della precision farming e dei servizi, delle attività agricole connesse e del turismo. E ancora si promette il potenziamento delle garanzie statali per i finanziamenti alle imprese agricole, lo sviluppo delle agro energie, il contrasto alla fauna selvatica e un taglio della burocrazia per l’accesso alla terra, in particolare nelle aree montane e svantaggiate.

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Forza Italia

Il partito fondato da Silvio Berlusconi propone di dare battaglia al nutriscore e di innalzare il limite degli aiuti concessi in regime de minimis alle imprese agricole (25.000 euro in tre anni) per allinearlo agli altri settori economici (200.000 euro). Nell’elenco di promesse anche il rifinanziamento della misura “Più impresa” in favore di giovani agricoltori e donne, il rafforzamento degli strumenti di garanzia sui finanziamenti alle aziende agricole, il contrasto al proliferare della fauna selvatica, un piano invasi per le riserve d’acqua, il contrasto al caporalato e la tutela delle piccole produzioni di qualità.

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Fratelli d’Italia

L’agricoltura occupa una pagina delle 40 di cui si compone il programma elettorale di Fratelli d’Italia e viene definita “uno dei pilastri della nostra nazione” da “proteggere e sviluppare”. Come? Rilanciando le produzioni di qualità, combattendo ogni tentativo di classificazione pregiudizievole dei prodotti agroalimentari italiani (vedi nutriscore) e sostenendo i contratti di filiera. Si propone poi un rilancio della dieta mediterranea e il contrasto ai cibi sintetici, oltre alla lotta all’italian sounding. Il partito di Giorgia Meloni promette anche un’attenzione particolare al settore florovivaistico e di dare impulso alla ricerca e alla lotta alla fauna selvatica dannosa per le coltivazioni, oltre a considerare prioritario un “piano invasi” per contrastare la siccità.

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Impegno civico

Per l'agricoltura e più in generale per il settore agroalimentare, la formazione politica nata lo scorso giugno dalla scissione nei Cinque stelle e capitanata da Luigi Di Maio propone di favorire e incentivare l’aggregazione di filiera in modo che le aziende agroalimentari siano strutturate verticalmente attraverso sinergie tra produttori, trasformatori, addetti alla distribuzione e alla commercializzazione. Attenzione poi alle risorse idriche con l'impegno a realizzare grandi invasi e implementare il piano laghetti. Favorire la ricerca e in particolare la sperimentazione in campo delle Tea. Sottolineata anche la necessità di affrontare le emergenze sanitarie (Xylella, peste suina, ecc.) con un rigoroso approccio scientifico. Ribadita la priorità della tutela dei prodotti alimentari italiani sui mercati internazionali, quindi no al nutriscore. Impegno civico si schiera a favore delle bioenergie (biogas e biometano), ma contro iniziative che possano consumare suolo oggi dedicato alla produzione primaria (fotovoltaico a terra).

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Lega

Il partito di Matteo Salvini è quello che sulla carta dedica più spazio all’agricoltura, anche perché il programma si compone di ben 202 pagine. La “visione” leghista del settore primario è improntata alla sovranità e alla sicurezza alimentare. Agli elettori promette grande impegno per la difesa dei prodotti del Belpaese anche con l’istituzione di un ministero dell’Agroalimentare e attenzione a evitare che le politiche europee (Green deal e Farm to fork) penalizzino troppo l’agricoltura italiana. C’è poi la proposta di rendere stabile l’utilizzo dei voucher e la promessa di ridurre la burocrazia “rendendo più puntuale ed efficace l’attività amministrativa del Mipaaf e del sistema nazionale dei pagamenti”. Accenni al settore forestale, alla filiera del legno e alle bioenergie. Sì alle Tea e impegno per risolvere le emergenze idrica e fauna selvatica.

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Movimento Cinque Stelle

Stringato lo spazio dedicato all’agricoltura nel programma del M5S, il movimento che nella legislatura che si chiude ha espresso un ministro (Patuanelli), due sottosegretari (Pesce e L’Abbate), oltre al presidente della Comagri Camera (Gallinella), di recente passato con Di Maio. Giuseppe Conte e i suoi propongono il potenziamento del piano transizione 4.0 per spingere ulteriormente gli investimenti del settore agricolo; la cedibilità dei crediti fiscali per gli agricoltori che investono, nella scia del modello del superbonus; l’estensione della cedibilità dei crediti fiscali a transizione 4.0; il ricorso alle tecnologie satellitari per l’utilizzo razionale di acqua e fertilizzanti; incentivi per il ricambio generazionale con investimenti dedicati ai giovani agricoltori. E poi “no” al nutriscore e sì al “nutrinform battery”; etichettatura e valorizzazione dei prodotti Dop e Igp; incentivazione della filiera corta.

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Partito democratico

Sono addirittura sette le pagine dedicate al settore primario (pesca compresa), nel programma del Partito democratico. Tra le proposte c’è un piano d’intervento decennale per la transizione all’agricoltura digitale con incentivi per l’acquisto di attrezzature e servizi e corsi di formazione per gli agricoltori. Il partito guidato da Enrico Letta promette anche il ripristino degli incentivi per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra da parte delle imprese agricole, l’istituzione di un fondo di rotazione di 500 milioni presso Ismea per sostenere 2.500 progetti di impresa agricola verde, la promozione e lo sviluppo delle Tea. Anche il Pd intende impegnarsi per le risorse idriche con un piano nazionale per l’acqua e incentivare il biometano.

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Verdi-Sinistra-Reti civiche

Nel programma di “Alleanza Verdi-Sinistra-Reti civiche”, il cartello elettorale capitanato da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, si propone di abolire la caccia, di vietare l’apertura di altri allevamenti intensivi e l’ampliamento di quelli esistenti, sia per tutelare gli animali sia per una questione ambientale. L’attuale modello di agricoltura industriale e la zootecnia sono considerati tra i maggiori responsabili dell’emissione di gas serra, quindi si auspica una profonda revisione del modello agricolo che incentivi il biologico, riduca l’utilizzo di agrofarmaci e accorci la filiera. C’è poi la volontà di incentivare la produzione di energie pulite come fotovoltaico e biometano, di fermare il consumo di suolo e di tutelare le foreste.

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2. Le richieste delle professionali: più valore al made in Italy

E le principali associazioni di categoria cosa chiedono al nuovo governo? Pur con i distinguo delle diverse sigle, c’è un filo conduttore che tiene insieme le proposte dei sindacati agricoli al futuro esecutivo: impegnarsi per tutelare i prodotti agroalimentari italiani. Come? Dall’istituzione di un ministero dell’Agroalimentare alla battaglia contro il sistema di etichettatura nutriscore. Ecco i punti salienti.

Coldiretti

Non basta intervenire sulle emergenze, ma bisogna ragionare in prospettiva. Questo il senso delle proposte della Coldiretti per la nuova legislatura. «Serve un unico punto di riferimento istituzionale con la creazione del Ministero dell’agroalimentare – afferma il presidente Ettore Prandini – in grado di confrontarsi con tutta la filiera dal campo alla tavola, spingendo proprio sullo sviluppo di contratti di filiera strategici per fermare le speculazioni».

In merito alla Pac è necessario superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Psn. In Europa serve un netto “no” al nutriscore ed è necessario un presidio costante alla Commissione Ue per il testo sull’etichettatura nutrizionale. E poi “no” al cibo sintetico e “sì” all’origine in etichetta per tutti gli alimenti, alla ricerca per le Nbt e ai biocarburanti. Coldiretti considera prioritario il bando Pnrr sulla logistica per sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo. Chiesta poi una gestione più lungimirante delle risorse idriche e la modifica dell’articolo 19 della legge 157 del 1992 per fermare l’invasione di cinghiali.

Confagricoltura

Il sindacato presieduto da Massimiliano Giansanti ribadisce la necessità di tutelare il made in Italy agroalimentare. Tra le richieste inviate alla politica ci sono la riduzione del cuneo fiscale e quota antinfortunistica Inail; contrasto al caporalato; decontribuzione degli oneri previdenziali previsti per gli operai a tempo determinato; salario minimo e definizione di un sistema di gestione dei flussi migratori; estensione a tutto il 2022 del credito d’imposta del 20% sull’acquisto del carburante agricolo; aliquote agevolate del credito d’imposta previste da Piano nazionale Transizione 4.0 per gli investimenti in beni strumentali innovativi anche per 2023; sostegno degli investimenti in colture arboree pluriennali; eliminazione dell’Imu sui terreni agricoli concessi in affitto ad agricoltori professionali e giovani; effettiva operatività della rinegoziazione ventennale dei mutui bancari agrari; semplificazione delle procedure amministrative e introduzione di una deroga rispetto all’obbligo di comunicazione in forma elettronica tra Pa e imprese.

Sul fronte ambientale Confagricoltura chiede il superamento del limite dell’autoconsumo sul bando agrisolare e il ripristino degli incentivi previsti dal Mite per la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra e l’inclusione delle attività agricole tra le energivore.

E ancora un piano strategico sui fertilizzanti, per nuovi fornitori e maggiore produzione interna; riqualificazione degli impianti serricoli; ripristino e valorizzazione delle aree forestali; gestione della fauna selvatica e in particolare dei cinghiali. Sul fronte della competitività Confagricoltura elenca alcune priorità: ripristino della propensione agronomica dei suoli; incentivazione alla costituzione di Op di settore; stoccaggi e strutture di prima trasformazione; piano straordinario di miglioramento genetico vegetale e animale; cumulo di agevolazioni nazionali e comunitarie; estensione e potenziamento del finanziamento agli aiuti de minimis per i contratti di filiera di talune coltivazioni; modifiche alla Legge 144/51 che regolamenta in maniera troppo restrittiva l’estirpazione delle piante di olivo; potenziamento delle misure rivolte all’innovazione del vigneto e delle cantine; implementazione del fondo agrumi per maggiori investimenti; un piano straordinario per le colture protette e uno di rilancio delle colture cerealicole.

Cia-agricoltori italiani

Cia-Agricoltori italiani ha preparato un documento in cui riassume su cosa dovrebbe concentrarsi il lavoro del nuovo governo. Credito imposta per l’acquisto di gasolio agricolo, incluso riscaldamento delle coltura in serra, per il 2022-2023; incentivi fiscali per sostenere l’acquisto di altri fattori produttivi (mangimi, fertilizzanti, sementi e piantine); autorizzare in sede Ue le imprese agricole a immettere in rete energia elettrica prodotta con il fotovoltaico oltre i propri livelli annui di autoconsumo; esonero dei contributi previdenziali e credito agevolato per imprese agricole dei territori in stato di emergenza per la siccità; ristrutturazione immediata della rete di canali e della rete idro-potabile.

Progetto infrastrutturale di piccoli invasi/laghetti attuabile con tempistiche certe e procedure semplificate; un commissario straordinario per la gestione della fauna selvatica presso Palazzo Chigi con pieni poteri e coordinamento di una cabina di regia regionale insieme alla riforma della legge n. 157 del 1992; superamento del regime de minimis nell’ambito del sistema di indennizzi alle imprese agricole; semplificazione e maggiore flessibilità degli strumenti per il reperimento della manodopera agricola anche attraverso l’innovazione digitale. La confederazione presieduta da Cristiano Fini chiede anche più ricerca e innovazione in campo varietale e nella difesa delle colture; sostegno all’agricoltura sociale; incentivi all’imprenditoria giovanile e femminile e contrasto al nutriscore.

Copagri

La confederazione dei produttori agricoli ha sintetizzato in un documento dieci priorità per il futuro dell’agricoltura. La numero uno è assicurare liquidità alle imprese rifinanziando la cambiale agraria, erogando prestiti cambiari a tasso zero di durata decennale o superiore, estendendo i crediti d’imposta sul gasoli, eliminando definitivamente gli oneri di sistema e sospendendo il registro nazionale debitori per le aziende agricole. Chiesti anche interventi per la logistica e le infrastrutture, comprese quelle per una migliore gestione delle risorse idriche. Ritenendo importante la multifunzionalità, Copagri invita il nuovo esecutivo a facilitare la realizzazione di impianti di produzione di energia come biometano e fotovoltaico, eliminando per quest’ultimo il limite dell’autoconsumo.

Non manca la richiesta di limitare la fauna selvatica ampliando il periodo di caccia al cinghiale e modificando la legge 157/1992. Copagri dedica un capitolo anche alle pratiche sleali, sottolineando che a un anno dall’entrata in vigore del decreto legislativo 198/2021 la situazione non è cambiata molto per gli agricoltori. Chiesto poi un taglio del cuneo fiscale per favorire l’occupazione e un impegno dell’esecutivo per sburocratizzare e semplificare gli adempimenti per le imprese. Ultimo punto dedicato al ricambio generazionale da favorire secondo Copagri rendendo strutturale l’esonero contributivo riconosciuto ai giovani imprenditori agricoli.

Alleanza delle cooperative

L’Alleanza delle cooperative del settore agroalimentare richiama l’attenzione del futuro Parlamento e del Governo sui temi dello sviluppo sostenibile, del lavoro e delle politiche europee ed internazionali, affinché si abbandoni ogni impostazione ideologica nell’affrontare i temi del cambiamento climatico e della tutela ambientale. Inoltre, chiede che sia garantito un futuro agli agricoltori, riconoscendo il giusto valore al loro lavoro e ai loro prodotti, attraverso strumenti di regolazione del mercato che tengano conto dei costi dei fattori di produzione nella determinazione dei prezzi; semplificato e modernizzato il mercato del lavoro agricolo, con la reintroduzione dei voucher, la revisione dei sistemi di welfare e nuovi sistemi di matching di domanda e offerta di lavoro; favorita l’occupazione giovanile e femminile; riconosciuto e premiato il ruolo delle cooperative, motori di sviluppo e aggregazione, attraverso politiche fiscali premiali; si promuovano accordi di libero scambio, con maggiore attenzione e un ruolo più deciso dell’Ue nell’eliminazione delle barriere non tariffarie; sia potenziata l’infrastruttura per la movimentazione delle merci e revisionata la disciplina europea in materia di aiuti di Stato.

3. I nomi legati all’agricoltura, chi si candida e chi no

Sembra sicura la rielezione del ministro dell’Agricoltura uscente Stefano Patuanelli, che lotta per una poltrona a Palazzo Madama in prima posizione in tre collegi plurinominali (Campania - P02, Friuli-Venezia Giulia - P01 e Lazio - P02) oltre all’uninominale (Friuli-Venezia Giulia - U01) nella sua Trieste.

 

Dovrebbe farcela anche Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura nel governo Conte I e sottosegretario al Mipaaf nel governo Draghi. È candidato per la coalizione di centrodestra in quota Lega al Senato all’uninominale (Lombardia U10) nella sua Pavia.

 

La ministra dell’Agricoltura nel governo Conte 2 Teresa Bellanova corre in due collegi plurinominali per la coalizione Azione-Italia Viva. Nel collegio Puglia - P01 che copre l’intera regione è in prima posizione, mentre è al secondo posto nel collegio Sicilia - P01, che ha come città principali Palermo, Marsala e Gela.

 

Oltre ai tre ministri Centinaio, Bellanova e Patuanelli, tutti ricandidati, quale sarà il destino dei parlamentari che si sono occupati di agricoltura in questa legislatura? Il sottosegretario del Mipaaf nell’esecutivo Draghi Francesco Battistoni (Forza Italia) sarà candidato alla Camera nell’uninominale (Marche U01), con città principale Ascoli Piceno. Correrà ancora l’ex sottosegretario ai tempi del governo Conte II Giuseppe L’Abbate (già M5S, passato a Ipf) capolista in Puglia (P02) al plurinominale. Candidato ma non sicuro di farcela a strappare un seggio a Montecitorio l’ex sottosegretario (governo Conte I) Franco Manzato, in quarta posizione al plurinominale Veneto1 - P01 in quota Lega. Non sarà candidata l’ex sottosegretaria al Mipaaf nell’esecutivo giallo-verde Alessandra Pesce.
Anche il presidente della Comagri Senato Giampaolo Vallardi non sarà candidato. Corre invece il suo omologo della Camera, Filippo Gallinella (ex M5s ora passato con Ipf di Di Maio). Sarà capolista al plurinominale in Umbria – P01.

Quanto agli altri componenti delle Commissioni Agricoltura e ai parlamentari con formazione agraria o che lavorano nel settore primario, non sarà candidata l’attuale vicepresidente della Comagri Camera Susanna Cenni (Pd). Niente conferma anche per l’altra democratica Antonella Incerti, già capogruppo Pd in commissione. Fuori anche Eva Avossa e Francesco Critelli. In corsa all’uninominale in Sardegna (P01 - U01) Andrea Frailis. Al Senato il Pd perde Mino Taricco mentre Caterina Biti ci prova al proporzionale in Toscana - P01 dalla quarta posizione. Non sarà facile riottenere lo scranno a Montecitorio per il bellunese Roger De Menech, (diplomato in agraria) e ricandidato in Veneto 1 - P01 in quarta posizione.

Corre per Montecitorio all’uninominale (Lazio1 - U01) e in quattro collegi plurinominali (Lazio 1 - P01, P02, P03 e Lazio 2 - P01), sempre in seconda posizione, la forzista Maria Spena. Spera di restare deputato anche l’imprenditore agricolo friulano Roberto Novelli, candidato per Forza Italia al plurinominale Friuli-Venezia Giulia - P01 in seconda posizione. Raffaele Nevi va a caccia di voti all’uninominale Umbria - U01.

Resta in pista Monica Ciaburro (FdI), candidata in tre collegi plurinominali (Piemonte 1 - P01, Piemonte 2 - P01 e P02) e nell’uninominale Piemonte 2 - U05 nella sua Cuneo. Confermati anche Patrizio Giacomo La Pietra in Toscana (P01 - U03 Prato) e Salvatore Deidda in Sardegna in prima posizione nel listino del plurinominale. Diplomato in agraria, imprenditore agricolo, Deidda è funzionario del consorzio di bonifica della Sardegna meridionale. Conferma probabile per Maria Cristina Caretta candidata in Veneto in due collegi plurinominali (Veneto 2 - P02 e Veneto 1 - P01) in prima e seconda posizione e all’uninominale Veneto 2 - U05.

L’agronomo Luciano Cillis eletto alla Camera nel 2018 con il partito fondato da Beppe Grillo si ricandida in Basilicata per il Senato ma con la formazione di Luigi Di Maio. Non si ricandida Chiara Gagnarli, laureata in scienze della produzione animale, eletta nel 2018 con il M5S in Toscana. L’allevatore sardo Luciano Cadeddu, anche lui passato a Ipf, correrà per Palazzo Madama. Il Movimento Cinque stelle candida all'uninominale in Puglia (U04) Nicola Grasso, professore di Diritto costituzionale all'Università del Salento che per anni si è battuto in piazza e nei tribunali per contestare la pericolosità della Xylella. In Sicilia (Sicilia 1 - P02), corre nel listino del plurinominale in quarta posizione per un seggio a Montecitorio Cosimo Gaetano Dedalo Pignatone, capogruppo M5S in Comagri alla Camera. Non correrà l’imprenditore agricolo pugliese Giampaolo Cassese, eletto nel 2018 alla Camera con i Cinque Stelle e anche lui passato a Ipf di Di Maio dallo scorso giugno. Stessa sorte per il dottore forestale Maurizio Cattoi, deputato ex Cinque Stelle passato al gruppo misto. Scende dalla giostra anche Sara Cunial, la deputata eletta nelle liste dei Cinque Stelle poi espulsa e passata al gruppo misto. La parlamentare veneta nota per le sue posizioni no vax, è un’imprenditrice agricola.

La Lega perderà Marco Liuni (gestisce un’azienda che cura il verde pubblico nei Comuni del Piemonte), mentre si giocano la conferma Flavio Gastaldi (in posizione due nel plurinominale Piemonte 1 - P01 Torino), Guglielmo Golinelli (laureato in scienze e tecnologie delle produzioni animali e agricoltore) posizionato al numero 4 in Emilia-Romagna - P02 Modena, Imola, Bologna, Carpi. Aurelia Bubisutti è al terzo posto in Friuli-Venezia Giulia - P01 Intera Regione. Il risicoltore toscano Mario Lolini correrà nel collegio plurinominale Toscana - P02 in seconda posizione. Alessandro Morelli (diploma in agraria), correrà nel collegio Lombardia - P02 in posizione 3 al plurinominale. Ricandidato all’uninominale nel collegio Veneto 1 - U04 per il centrodestra in quota Lega l’imprenditore agricolo (e diplomato in agraria) Dimitri Coin. Anche il senatore Giorgio Bergesio cerca la conferma all’uninominale (Piemonte - U05). Sembra sicura l’elezione di Antonino Salvatore Germanà, in prima posizione in Sicilia - P02. La dottoressa forestale Martina Loss non è stata ricandidata alla Camera.

Maria Chiara Gadda (Azione-Iv) è candidata in tre collegi plurinominali in Lombardia. Il senatore di Iv Ernesto Magorno cerca un seggio al plurinominale in Calabria - P01 dalla seconda posizione.

4. Addio Comagri

Con la riduzione del numero dei parlamentari le commissioni permanenti saranno accorpate. La Camera non ha ancora approvato il nuovo regolamento, mentre il Senato l’ha licenziato il 27 luglio scorso. A Palazzo Madama le commissioni scenderanno da 14 a 10. L’agricoltura è stata inserita nella nona, insieme a industria, commercio, turismo e produzione agroalimentare. Tre settori affini a quello primario come ambiente, energia e transizione ecologica sono invece stati inseriti nell’ottava, con lavori pubblici, comunicazioni e innovazione tecnologica.

5. Come si vota: non c’è il disgiunto

All’elettore saranno consegnate due schede, una per la Camera e una per il Senato. I modelli sono identici. Le schede recano il nome del candidato nel collegio uninominale e, per il collegio plurinominale, il contrassegno di ciascuna lista o quelli delle liste in coalizione a esso collegate. A fianco dei contrassegni delle liste sono stampati i nominativi dei relativi candidati nel collegio plurinominale.

Il voto è espresso tracciando un segno sul rettangolo contenente il contrassegno della lista e i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale.

Il voto così espresso vale ai fini dell’elezione del candidato nel collegio uninominale e a favore della lista nel collegio plurinominale. Qualora il segno sia tracciato solo sul nome del candidato nel collegio uninominale, il voto è comunque valido anche per la lista collegata.

In presenza di più liste collegate in coalizione, il voto è ripartito tra le liste della coalizione in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna lista in tutte le sezioni del collegio uninominale.

Le modalità di voto sono riportate anche nella parte esterna della scheda elettorale, precisando che:

- il voto espresso tracciando un segno sul contrassegno della lista vale anche per il candidato uninominale collegato;

- il voto espresso tracciando un segno sul nome del candidato uninominale collegato a più liste in coalizione viene ripartito tra le liste in proporzione ai loro voti ottenuti nel collegio uninominale.

Se l’elettore traccia un segno sul rettangolo contenente il nominativo del candidato del collegio uninominale e un segno sul sottostante rettangolo contenente il contrassegno della lista e i nominativi dei candidati, il voto è comunque valido a favore sia del candidato uninominale sia della lista.

Se l’elettore traccia un segno sul contrassegno e uno sui nominativi dei candidati nel collegio plurinominale della lista medesima, il voto è considerato valido a favore sia della lista sia del candidato uninominale collegato.

Se l’elettore traccia un segno sul rettangolo contenente il nominativo del candidato uninominale e un segno su un rettangolo contenente il contrassegno di una lista cui il candidato non sia collegato, il voto è nullo, in quanto non è previsto il voto disgiunto.

Elezioni politiche, si vota anche per l’agricoltura - Ultima modifica: 2022-09-21T09:00:01+02:00 da Simone Martarello

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