Secondo un’analisi di Coldiretti un giovane agricoltore su quattro nell’ultimo mese ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono a rischio il futuro di un’intera generazione. Questo l'allarme lanciato dall'organizzazione sindacale in occasione dell’apertura di Fieragricola a Verona.
Numerosi i giovani che hanno lasciato le campagne per scendere in piazza a sostegno dei colloqui di pace con trattori, mucche e campanacci per evidenziare lo sconvolgimento del mercato mondiale del cibo con il rischio della perdita del lavoro, della stabilità economica ma anche delle forniture alimentari e dell’inflazione che aumenta povertà e fame in Italia e nel mondo. I rincari energetici spinti dal conflitto portano i costi di produzione nelle campagne ben oltre il livello della sostenibilità economica mettendo a rischio le aziende agricole, il carrello della spesa delle famiglie e l’indipendenza alimentare del Paese.
Nel piazzale di Verona Fiere nel giorno di apertura di Fieragricola si sono visti tanti cartelli di protesta nelle mani degli agricoltori con messaggi come “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, “Fermiamo la guerra dei prezzi”, “Si muore di bombe e fame” e “Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati con il rischio reale di scaffali deserti ma anche di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni sociali e politiche e flussi migratori. Presente tra gli altri anche il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e la delegata dei giovani Coldiretti Veronica Barbati. Significativa la presenza del governatore del Veneto Luca Zaia.
«Occorre sostenere il fenomeno del ritorno alla terra e la capacità dell’agricoltura italiana di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo – ha affermato la leader dei giovani di Coldiretti Veronica Barbati – è necessario superare le tensioni internazionali, ristabilire la pace e investire su un settore strategico per far ripartire l’Italia e l’Europa grazie anche a una nuova generazione di giovani attenti all’innovazione e alla sostenibilità».
Agricoltura, i conti non tornano
L’agricoltura è l’unico settore che registra un calo del valore aggiunto (-0,8%) in netta controtendenza all’andamento generale con un balzo del 6,6% del Pil rilevato dall’Istat nel 2021. Con l’aumento dei costi si rischia l’abbandono delle produzioni con il latte che, ad esempio, viene pagato agli allevatori appena 38 centesimi al litro, mentre un coltivatore di pomodoro da industria per la passata si vede corrispondere addirittura solo 10 centesimi al chilo, secondo l’analisi Coldiretti. Non va meglio per chi produce le arance, dove il prezzo in campagna è di 43 centesimi al chilo, che scendono a 18 centesimi al chilo nel caso delle carote. Un chilo di grano che viene pagato agli agricoltori 31 centesimi serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. Il problema vero è il costo dell’energia che è esploso ed ha colpito tutte le attività produttive, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilità ed aumentare la produzione che è balzato del 170%.
Secondo la Coldiretti, a far volare i prezzi del grano e degli altri prodotti agricoli è la sospensione a causa della guerra delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell’Ucraina che insieme alla Russia rappresenta quasi 1/3 del commercio mondiale di grano (29%) ma anche il 19% delle forniture globali di mais per l’allevamento animale e ben l’80% delle esportazioni di olio di girasole. Un’emergenza mondiale, secondo l’analisi della Coldiretti, che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano.
Grano, Italia troppo dipendente dall'estero
L’Italia è costretta a importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti.
«La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodity, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare. L’Italia – ha concluso Prandini – ha le risorse, la tecnologia e le capacità per diventare autosufficiente nella produzione del grano e degli altri alimenti».
Per fermare le speculazioni a livello internazionale e garantire la disponibilità del grano occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali.
Zaia: favorire l'inserimento lavorativo dei profughi ucraini
«I civili ucraini in fuga dalla guerra che stanno arrivando in Veneto e in tutta Italia hanno bisogno di aiuto immediato. Per prima cosa è quindi necessario evitare le complicazioni burocratiche prodotte dall’ufficio complicazione affari semplici nazionale». Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, partecipando alla manifestazione per la pace indetta dai giovani della Coldiretti.
«Per i profughi – ha aggiunto Zaia – è ad esempio necessario attuare subito una deroga al super green pass, che non possono ovviamente avere perché, anche i vaccinati, lo sono con lo Sputnik. L’Ema deve riconoscere al più presto questo vaccino altrimenti si troveranno di fronte a un blocco insuperabile di tipo sanitario. Ma non basta – ha incalzato Zaia – perché è necessario facilitare al massimo, con una sburocratizzazione d’emergenza, le assunzioni di chi è arrivato e cerca lavoro. Io stesso sto ricevendo offerte e disponibilità dal mondo del turismo, dell’impresa, del commercio e deve essere fatto in modo che chi vuole assumere lo possa fare velocemente e senza lacci burocratici».
Sempre più giovani agricoltori in difficoltà
Tante le storie di ragazzi che incontrano difficoltà sempre crescenti nella propria attività. Il mix di rincari di mangimi ed energia sta mettendo in ginocchio l’attività di Laura Marchesini, giovane lombarda che alleva suini e produce salumi tracciati dal campo alla tavola: costi insostenibili e speculazioni sui prezzi rischiano di mandare all'aria sette anni di crescita e di sacrifici.
Giacomo Brandolin ha impiegato 4 anni per avviare la coltivazione di alga spirulina in Friuli Venezia Giulia ma il suo sogno imprenditoriale rischia ora di finire in frantumi. La coltivazione di questo superfood – spiega Coldiretti - necessita infatti di molta energia e con i costi che sono più che decuplicati nel giro di due mesi la coltivazione non è più sostenibile.
Anna Turati, anche lei friulana, produce grano ma da un mese all’altro si è vista esplodere il costo dei concimi, con un impatto che ha vanificato gli aumenti dei prezzi pagati alla produzione. E tra qualche mese, quando si procederà alla raccolta, c’è l’interrogativo se le quotazioni non caleranno, portando il bilancio in perdita.
Andrea Degli Esposti è un giovane emiliano che ha recuperato un intero borgo dell’Appennino Tosco-Emiliano la cui origine risale ai primi del ‘700 e nei cui interni è stato ricavato l’agriturismo che offre servizio di ristorazione e pernottamento, oltre a una stalla. L’aumento dei costi energetici e i rincari delle materie prime - continua Coldiretti - hanno aggravato la crisi causata dalla pandemia, proprio nel momento in cui aveva investito nell’acquisto e ristrutturazione di un capannone per l’aumento dei capi allevati.
Matteo Bovo ha un’azienda di fiori e piante in Veneto ma in pochi mesi è stato colpito da aumenti record su tutti i fronti, dal gasolio per le serre ai consumi, dai materiali per il confezionamento dei vasi alla copertura delle coltivazioni, dai terricci ai trasporti.
Agostino Fustini alleva mucche da latte in Trentino Alto Adige e, nonostante un impianto a biogas che garantisce una quota parte dell’energia necessaria, si è visto aumentare le farine di soia e di mais utilizzate per l’alimentazione del bestiame. Una situazione che incide pesantemente in un settore dove il prezzo del latte pagato alle stalle non è stato adeguato ai forti aumenti del costo di mangimi ed energia.
Ma il caro bollette pesa anche su un’altra bella realtà del Trentino, quella di Nicole Donati, che alleva asine da latte che “trasforma” in richiestissimi cosmetici a base di latte d’asina. Un’attività la cui sostenibilità è orma messa a rischio dall’aumento record dell’energia.