Nel Foggiano pomodoro da industria schiacciato dalla speculazione

pomodoro da industria
Cia Capitanata denuncia il crollo del prezzo accordato ai produttori fino a 30-40 euro in meno a tonnellata rispetto a quello del contratto sottoscritto, anche per prodotto di ottima qualità

Dai 160 €/t previsti per il pomodoro da industria lungo dall’accordo siglato a metà giugno fra le Op del Bacino Centro-Sud Italia e l’Anicav (Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) a prezzi di ritiro da parte di alcune aziende di trasformazione di 130 €/t e persino 120 €/t. È quanto denuncia il presidente di Cia Agricoltori Italiani di Capitanata, Angelo Miano.

«Alcune aziende di trasformazione stanno ritirando il pomodoro lungo a un prezzo inferiore rispetto a quello del contratto sottoscritto. Infatti si registrano prezzi abbattuti fino a 130-120 €/t, anche sul prodotto di qualità migliore. A farne le spese sono soprattutto quegli agricoltori che, a causa della siccità e del blocco dell’erogazione dell’acqua per uso irriguo, hanno visto ridurre almeno del 20% la produzione per ettaro. In questo modo chi si trova nella necessità di vendere, non riuscirà a coprire nemmeno i costi di produzione».

Pomodoro da industria, costi elevati e rese basse

Angelo Miano
Angelo Miano

Per Miano occorre innanzitutto considerare che quest’anno nel Foggiano molti produttori di pomodoro da industria hanno dovuto registrare un aumento sensibile dei costi a fronte di un altrettanto evidente calo delle rese medie.

«Parto dall’analisi dei costi sopportati per 16 ettari coltivati a pomodoro da industria lungo nell’azienda che conduco a Lucera (Fg) con i miei figli. Considerando tutte le spese sostenute, compresi, quindi, anche l’affitto dei terreni, le assicurazioni, ecc., a eccezione dell’ammortamento delle macchine, il costo di produzione è risultato pari a 13.750 €/ha. È un costo alto ma reale. Su esso hanno inciso, fra gli altri costi, i numerosi trattamenti fitosanitari che abbiamo dovuto effettuare per difendere le piante dagli attacchi persistenti del ragnetto rosso e del ragnetto giallo, davvero temibili perché non rendono più pelabile il pomodoro lungo e lo dequalificano da trasformabile in pelato a utilizzabile solo per concentrato. Con costi così elevati è necessario ottenere una resa in campo di almeno 1000 q/ha per rientrare nei costi e guadagnare qualcosa. Noi abbiamo superato di poco tale resa, ma tantissimi altri produttori, a causa della siccità, delle alte temperature e della scarsa disponibilità di acqua irrigua, testimoniata anche dalla chiusura della diga di Occhito da metà agosto, hanno prodotto molto meno. Infatti quest’anno la resa media nel Foggiano è di 800 q/ha».

Ritiri a un prezzo inferiore rispetto a quello sottoscritto

In questa difficile situazione produttiva, afferma Miano, «prima alcune aziende di trasformazione locali e poi altre extraregionali hanno iniziato a ritirare il pomodoro lungo a un prezzo inferiore rispetto a quello del contratto sottoscritto, anche per prodotto di ottima qualità. Gli agricoltori hanno cominciato ad accorgersene a inizio di settembre, quando sono arrivati i primi documenti di trasporto o di consegna, con l’indicazione del prezzo. Questi documenti dovrebbero essere emessi dalle aziende di trasformazione e trasferiti alle aziende agricole entro il giorno successivo alla consegna materiale del pomodoro. In realtà riportano la data del giorno successivo alla consegna ma sono stati trasferiti diverse settimane dopo, perché, evidentemente, chi li ha emessi, in ritardo, ha voluto prima acquisire prodotto e poi mettere i produttori davanti al fatto compiuto. Alcune aziende trasformatrici hanno accampato, come scusa, una eccessiva disponibilità di pomodoro lungo sul mercato, ma questa è la motivazione fasulla che sentiamo ripetere ogni anno. In realtà non c’è abbondanza di prodotto in campo, falcidiato dalla siccità. Tanto è vero che alcune aziende hanno fatto raccogliere ai produttori anche pomodoro danneggiato dalla grandine! Non c’è eccesso di offerta, ma solo voglia di speculazione».

Pomodoro da industria, manca un reale spirito di filiera

Miano conclude sostenendo che i fatti dimostrano che non esiste, per il pomodoro da industria, un reale spirito di filiera.

«Si parla sempre, in sede di accordo di Bacino e in altre occasioni, di lavorare in filiera, in modo che ogni sua parte venga giustamente compensata. Ma nei fatti spesso vige la legge del più forte. E i più forti non sono gli agricoltori. E questo accade proprio quando l’iter di approvazione della “Dop Pomodoro di Puglia”, che certifica sforzi e investimenti per elevare ulteriormente una produzione già di altissima qualità riconoscendo a essa il giusto valore, è ormai alle battute finali».

Nel Foggiano pomodoro da industria schiacciato dalla speculazione - Ultima modifica: 2024-09-05T19:59:46+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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