Sempre più strumenti a disposizione degli imprenditori agricoli che vogliono assicurare raccolti e reddito.
La nuova Pac che destina il 3% delle risorse del primo pilastro a un fondo mutualistico nazionale. Strumenti tecnologici in grado di snellire la burocrazia che finora ha reso poco attraente le assicurazioni agevolate per gli agricoltori e velocizzare i pagamenti dei contributi. Pensa positivo il dirigente del Mipaaf responsabile della misura 17 del Psrn sulla gestione del rischio Mauro Serra Bellini, pur senza nascondere le difficoltà che ancora restano da superare per fare in modo che le aziende agricole considerino le assicurazioni uno strumento di lavoro come trattore e concimi e non più optional.
Quali sono le principali novità del Pgra 2022?
«In linea generale si conferma quello precedente con gli standard value come elemento di controllo del valore della produzione. Tra le novità c’è l’aggiunta di alcune fitopatie e infestazioni parassitarie assicurabili o assoggettabili a copertura mutualistica. Oltre all’ampliamento delle colture per le quali è possibile sottoscrivere polizze agevolate o aderire ai fondi di mutualizzazione.
Si tratta della camelina sativa e dell’uva da vino Igp e Dop sotto impianto antibrina. Tra le officinali introdotti sambuco comune, rosa e verbena odorosa. Inoltre, rispetto allo scorso anno, uva da vino, nocciolo, mancata produzione di miele e di latte bovino per eventi meteoclimatici potranno usufruire delle polizze sperimentali indicizzate. Per i fondi di mutualizzazione e Ist sono state ampliate le tipologie di spesa ammissibili al sostegno pubblico introducendo anche gli interessi sui mutui commerciali contratti per il pagamento delle compensazioni agli agricoltori aderenti».
I dati degli ultimi anni mostrano da un lato la difficoltà ad aumentare gli ettari assicurati per colture a medio-bassa redditività, dall’altro la fuga delle compagnie da coltivazioni o aree particolarmente colpite da eventi avversi, come ad esempio la frutticoltura in Romagna. Come si può invertire questa spirale negativa?
«Serve un nuovo approccio alla gestione del rischio che preveda anche l’utilizzo di misure attive e nel quale gli strumenti di risk management interagiscano e risultino complementari tra loro. Nell’ambito della nuova Pac è stato definito un nuovo quadro strategico che prevede tre livelli d’intervento. Il primo è costituito dal Fondo mutualistico nazionale con una copertura obbligatoria quale “condizionalità” di ingresso nel sistema di gestione del rischio. L’obiettivo è coprire almeno il 50% dei danni catastrofali medi nazionali.
Il nuovo fondo sarà uno strumento utile per sopperire alla carenza di offerta assicurativa che si sta registrando nelle aree particolarmente colpite dagli eventi avversi. A sostegno interviene il secondo livello, strettamente connesso alla fase di adattamento e mitigazione del rischio, che vede l’utilizzo delle polizze agevolate, dei fondi mutualistici e della riassicurazione. Al terzo livello ci sono gli interventi regionali quali le misure di prevenzione e mitigazione come le reti antigrandine, di risk assesment e preparazione al rischio nonché gli interventi ex post».
Non teme che l’aumento dei costi di produzione e la conseguente erosione della redditività raffreddi ulteriormente l’interesse degli imprenditori agricoli verso lo strumento assicurativo?
«Il meccanismo dovrebbe essere contrario: più si riducono i margini e più bisognerebbe assicurarsi per non perdere anche quel poco, altrimenti si chiude. Per arginare il fenomeno la nuova Pac amplia gli strumenti di gestione del rischio per dare maggiori opportunità di scelta all’imprenditore che vuole tutelare la propria produzione. Inoltre, dall’entrata a regime del Fondo mutualistico nazionale, ci si attende una maggiore concorrenza e quindi una riduzione dei costi dei premi».
A tenere lontani gli agricoltori dalle assicurazioni agevolate c’è anche la burocrazia. La tecnologia che può aiutare a snellire le pratiche. Concretamente a che punto siamo?
«Dall’anno scorso il procedimento amministrativo delle polizze agevolate per la presentazione delle domande di sostegno e di contributo è del tutto informatizzato e notevolmente semplificato. Ovviamente tutto funziona se i dati del fascicolo aziendale sono aggiornati dall’agricoltore. Ulteriori passi possiamo farli dematerializzando anche i certificati di polizza, i bollettini di perizia, mettendo a sistema le opportunità che l’evoluzione del fascicolo aziendale può offrire, come ad esempio la georeferenziazione degli appezzamenti. Un ulteriore passo nella rilevazione delle perdite economiche attraverso le tecnologie innovative è in fase di studio per le polizze index grazie alla collaborazione di alcune università».
Ci può anticipare qualcosa sulla campagna 2021. Quali sono i macro trend?
«Nel 2021 per la sottomisura 17.1 proseguono a buon ritmo i pagamenti in favore dei beneficiari, con il rapporto tra spesa sostenuta e programmata pari al 66,3%. A oggi risultano ammesse al sostegno 103.315 domande per un importo di circa 263 milioni di euro. Ne sono state pagate 87.501 per un ammontare di circa 226 milioni. La velocità di spesa, quindi, tra i pagamenti effettuati e gli importi impegnati è pari all’85,8%. Dai dati Sian aggiornati al 13 gennaio 2022 risultano assicurati 1.164.832 ettari. I prodotti per quali si riscontra una maggiore superficie assicurata sono il mais da granella generico, il riso, il mais da insilaggio, il frumento tenero, la soia e il frumento duro. A livello territoriale c’è una conferma del Nord - Nord-Est e un’apertura del Sud. I premi sono in aumento».
Il 2021 è stato l’anno del debutto dello standard value. Come valuta questa nuova modalità di calcolo dei parametri? Di certo sembra aver velocizzato le pratiche.
«Di certo rappresenta un elemento di grande semplificazione del sistema che ha consentito di accelerare l’iter amministrativo, garantendo l’erogazione dei contributi in tempi più rapidi. Analizzando il numero di giorni necessari alla concessione dell’aiuto ai beneficiari calcolati a partire dalla data di presentazione della domanda di sostegno, è possibile notare un decremento a partire dalla campagna assicurativa 2017, dove servivano quasi 200 giorni per completare l’iter, fino al 2021 dove ne bastavano 21. Inoltre, lo Sv ha permesso una riduzione degli oneri amministrativi a carico dei beneficiari, in quanto non è più necessario dichiarare nel Pai la resa per ciascuna delle cinque annualità precedenti. E non c’è più l’obbligo di reperire e conservare per lunghi periodi la documentazione a supporto del valore della produzione storica dichiarato nel Pai, se tale valore è uguale o inferiore allo Standard value».
Un’alternativa alle classiche polizze sono i fondi mutualistici e gli Ist. Come stanno andando?
«A oggi sono stati riconosciuti dieci fondi, di cui cinque di mutualità per i rischi climatici e sanitari e cinque Ist. È in corso l’iter per riconoscere i fondi Ist per latte, riso e barbabietola da zucchero. Nell’ultima modifica al Psrn 2014-2022 è stata introdotta una semplificazione per la rendicontazione delle spese amministrative di costituzione dei fondi. Lo scopo è diminuire gli oneri amministrativi a carico dei beneficiari e di produrre una semplificazione dei controlli. Alcuni dei fondi riconosciuti stanno operando già dal 2019 con 5.982 soci aderenti per la sottomisura 17.2 e 1.007 per la 17.3. A breve saranno aperti i canali per la richiesta del contributo pubblico considerando che è in via di definizione il sistema informativo per la gestione delle domande».
Si è già verificata qualche condizione per farli scattare, cioè per erogare risarcimenti agli imprenditori agricoli che hanno aderito?
«Si sta valutando il trigger per l’Ist sul latte in Trentino».
Al Sud le assicurazioni non sfondano. Eppure, le colture di pregio non mancano. Cosa si può fare per aumentare le coperture?
«È una delle questioni che abbiamo in agenda. Stiamo lavorando molto sulla comunicazione e continueremo a farlo».
Sta per partire la sperimentazione del Fondo mutualistico nazionale. Finora sono circolate alcune indiscrezioni su come sarà strutturato. Può dirci qualcosa di più?
«Coprirà i danni catastrofali (gelo, brina, siccità e alluvione). Sarà testato su pere, frumento, mais, mandorle, arance, albicocche, pesche, actinidia, uva da vino, olive da olio e pomodoro da industria. Le province coinvolte saranno Verona, Ravenna, Mantova, Latina, Ferrara, Chieti, Foggia, Bari, Caserta e Catania, per simulare il funzionamento e anche l’eventuale risarcimento».