Nuove risorse a disposizione per la gestione del rischio nella nuova Pac, come il Fondo nazionale fortemente voluto dall'Italia nella contrattazione con i partner europei. Ma anche alcune criticità, come la burocrazia e la lentezza dei sistemi ad adattarsi alla realtà che cambia in fretta. Questi i temi emersi dalla seconda tavola rotonda della prima giornata del VI Forum sulla gestione del rischio in agricoltura organizzato da Asnacodi Italia.
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Psrn e Pac, tra risorse e innovazione
«La misura sulla gestione del rischio ha oltre due miliardi di dotazione sui 2,86 totali del Psrn, quindi pesa per poco meno dell'80% – ha detto la direttrice generale del Ministero Politiche agricole, alimentari e forestali Simona Angelini –. Una misura che tira molto, tanto che l'impegno di spesa al 15 ottobre ammonta a 1,5 miliardi e ci ha permesso di superare i limiti di spesa imposti dall'Unione europea. La misura sulle infrastrutture irrigue va un po' meno bene anche perché è molto complessa, ma molti progetti sono comunque in fase avanzata di realizzazione».
«Certi eventi stanno diventando ormai abituali – ha fatto notare il presidente di Ismea Angelo Frascarelli – quindi serve anche una difesa attiva, non solo quella passiva. Se in una certa zona la siccità si verifica tutti gli anni gli agricoltori devono dotarsi di un impianto di irrigazione oltre che proteggere i raccolti con gli strumenti di gestione del rischio».
Gli agricoltori devono diventare smart anche per sapersi rapportare con i mercati e con le banche per finanziarsi. E di certo nella cassetta degli attrezzi degli imprenditori agricoli moderni non possono mancare gli strumenti di gestione del rischio come le polizze agevolate o i fondi mutualistici. Il Fondo nazionale sarà uno strumento che aiuterà a sensibilizzare il mondo agricolo sul tema. «Ismea può giocare un ruolo centrale in questa partita perché è stato proposto come ente che gestirà il Fondo – ha ricordato Frascarelli – ora il ministero e il Parlamento diranno l'ultima parola».
Per la sua conformazione geografica, l'Italia ha anche un "problema" di estrema variabilità delle situazioni territoriali che non aiutano la gestione del rischio. Bisognerebbe arrivare ad avere informazioni puntuali a livello di singola azienda agricola, ma la strada è ancora in salita.
«Questa Pac è complicata, più complicata della precedente, ma vorrei rassicurare tutti gli agricoltori – ha scandito il presidente di Ismea – riusciremo a centrare tutti gli obiettivi di riduzione dell'impatto ambientale fissati dall'Unione europea grazie all'innovazione tecnologica e ai dati».
I nodi da sciogliere per rendere più reattivo il sistema
«Come sistema informativo nazionale abbiamo qualche difficoltà sulla definizione del quadro normativo e delle scelte strategiche – ha rimarcato il direttore generale di Agea Gabriele Papa Pagliardini – senza un sistema informativo efficace nessuna misura può essere efficace ed è molto complicato centrare gli obiettivi delle programmazioni comunitarie. Dobbiamo costruire sistemi nuovi. Per sopperire a queste lacune stiamo cercando di far evolvere il sistema con tutte le tecnologie che abbiamo a disposizione – ha aggiunto Papa Pagliardini – ad esempio con la gestione delle domande di aiuto con immagini satellitari».
Ma oltre ai rischi climatici, ci sono anche i rischi di mercato. Ecco perché già dal 2008 a livello europeo si parla di risk management. «Il settore agricolo conosce molto bene le oscillazioni dei prezzi di mercato – ha fatto notare il direttore per la strategia, semplificazione e analisi politica del Direttorato Generale Agricoltura della Commissione europea Tassos Haniotis – anche se quelle degli ultimi mesi sono state molto forti. Di certo dobbiamo accorciare i tempi delle decisioni a livello comunitario per far fronte a cambiamenti sempre più rapidi». E ancora una volta sono fondamentali i dati.
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