Giansanti: «La sfida da vincere è quella della competitività»

Massimiliano Giansanti intervistato da Lorenzo Tosi di Terra e Vita
«L'agricoltura italiana non ha bisogno di divisione». Massimiliano Giansanti rilancia la necessità di un tavolo condiviso per tracciare un progetto di rilancio dell'agricoltura nazionale. E sugli accordi internazionali il presidente di Confagricoltura intervistato da Terra e Vita ribadisce: «Serve un atteggiamento aperto per riuscire a incidere»

Mercosur, l’accordo che non piace. Vietnam, l’apertura che rischia di spegnere il nostro riso. Ceta, il prototipo che non smette di far discutere. Da una parte la minaccia trumpiana di nuove gabelle per l’agroalimentare europeo, dall’altra le aperture - a dazio ridotto – di Bruxelles verso aree da cui l’Europa è già avida importatrice. Si riapre il confronto-scontro tra favorevoli e contrari ai grandi accordi commerciali internazionali, tra fan del chilometro zero e fiduciosi nella globalizzazione. Le posizioni però, tra distinguo e apparenti voltafaccia, non sono così nette come qualche mese fa.

L'intervista a Massimiliano Giansanti è pubblicata su Terra e Vita 23

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«Non è il nostro caso – testimonia Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura-. Siamo storicamente favorevoli alle aperture dei mercati: lo straordinario appeal del made in Italy è un valore che va promosso e tutelato ovunque e l’atteggiamento di chi manifesta chiusure pregiudiziali è negativo perché rischia di condizionare la nostra forza negoziale anche in casi delicati come quelli del Vietnam e, soprattutto, del Mercosur».


L’impatto degli accordi

  • +4,2% (2018 su 2017): Export agroalimentare italiano in Canada
  • -18,8%: import canadese 
  • 18,5 mld: import dal Mercosur
  • 1,2 mld: Export in Giappone

Le performance dell'export

Il fenomeno dell’italian sounding mostra però che per i nostri prodotti la tutela è tutt’altro che semplice

«Oppure indica che ci sono ancora opportunità straordinarie da cogliere: un mercato potenziale da 100 miliardi di euro di prodotti fake. Dobbiamo aver la forza di far conoscere ai consumatori mondiali la differenza tra vero e falso made in Italy e per riuscirci servono accordi in grado di abbattere le barriere che ci ostacolano, tariffarie e non. La linea da seguire è stata tracciata a Expo 2015. Da allora le nostre esportazioni hanno registrato performance incredibili, crescendo da 27 a 42 miliardi di euro e dimostrando - una volta per tutte - che il nostro comparto agroalimentare non teme competizione».

Le criticità degli accordi con Vietnam e Mercosur

Eppure non tutti gli accordi internazionali vanno nella stessa direzione.

«È vero. Noi siamo fautori del Ceta con il Canada, fortemente d’accordo con le aperture verso il Giappone e con il recente approccio del nostro governo con la Cina. Ma abbiamo anche evidenziato le criticità per il nostro riso dell’accordo con il Vietnam, soprattutto dopo la partita vinta all’interno della Comunità per il valore del riso italiano, protetto dai contingenti che arrivavano da Myanmar e Cambogia.  E continuiamo soprattutto a manifestare perplessità per l’accordo con l’area sudamericana (Mercosur), che ha vantaggi per la parte industriale ma nessuno per quella agricola. Anzi: rischia di mettere in difficoltà filiere importanti come quella dello zucchero, che in Italia è ridotta a una sola struttura di trasformazione, compartecipata dagli agricoltori e da proteggere. Come quella del riso, sotto attacco da due fronti, e come quella della carne bovina e avicola, per le quali i paesi sudamericani hanno dimensioni produttive gigantesche».

Pretendere reciprocità

Qual è la strategia di Confagricoltura?

«Ci siamo già attivati – continua Giansanti – condividendo le nostre posizioni con l’ex presidente della Commissione Jean Claude Juncker e con l’ex Commissaria al Commercio Cecilia Malmström e faremo lo stesso anche con la nuova Commissione, appena sarà insediata. Mettendo in luce anche un aspetto di cui in Italia non si parla quasi più, ovvero quello dell’approvvigionamento energetico. L’apertura all’etanolo sudamericano rischia infatti di entrare a gamba tesa in un mercato ormai importante per l’Italia come quello delle fonti energetiche rinnovabili. Occorre definire una precisa strategia europea che sappia distinguere riguardo alla sostenibilità delle materie prime utilizzate, che non devono provenire da massicci disboscamenti».

Dumping intracomunitario, la denuncia di Giansanti

Quali armi abbiamo a disposizione?

«Al centro dell’azione di Confagricoltura, sin dall’inizio del mio mandato, c’è il tema della reciprocità. Che deve essere intesa in senso ampio, sia come tutela dei nostri produttori nei confronti di Paesi terzi dove i costi e le condizioni di lavoro e le normative fitosanitarie sono completamente diverse da quelle italiane ed europee. Sia nei confronti di competitor comunitari che, grazie alle disparità di condizioni strutturali e fiscali (ad esempio le agevolazioni spagnole per i carburanti agricoli o per la previdenza), generano situazioni di vero e proprio “dumping” commerciale, consentendo a questi Paesi di conquistare spazi di mercato in cui l’Italia non arriva più. L’agricoltore è un imprenditore: è fondamentale tornare a parlare di produttività, redditività e competitività. Se vengono a mancare questi tre elementi si chiude. Siamo in un mercato unico: Bruxelles deve tener conto della necessità di garantire uguali chance tra gli imprenditori agricoli dei diversi Stati membri.

La necessità di un tavolo di rilancio

Dovrebbe tenerne conto anche Roma, ovvero il Governo italiano. Recenti studi confermano il nostro ritardo infrastrutturale. Gli alti costi burocratici anche per la gestione degli aiuti Pac. La difficoltà a mettere in pratica le politiche di filiera. Forse la mancanza di reciprocità deriva più da situazioni interne che esterne.

Ampie convergenze sulla proposta del presidente di Confagricoltura di un tavolo di rilancio della competitività dell'agricoltura nazionale

Il nostro Paese deve decidere che ruolo vuole giocare. Se accettare la sfida di una competizione di alto livello o se vuole continuare ad arrancare. Oggi il nostro tessuto produttivo agricolo è vittima di crisi di mercato che sono ricorrenti. Non si tratta di limitati problemi settoriali ma di una vera crisi strutturale. Un paradosso difficile da spiegare: tutti vogliono mangiare made in Italy, ma facciamo fatica ad affrontare il mercato globale. Occorre elaborare una strategia per l’intero comparto agroalimentare partendo dai nostri punti di forza e di debolezza. Individuando le criticità dei settori da sempre trainanti dell’agricoltura italiana.

«L'agricoltura italiana non ha bisogno di divisione»

Per questo Confagricoltura - continua Giansanti- ha lanciato da tempo una sua iniziativa per chiedere al Governo di mettere tutti gli attori del comparto attorno ad un tavolo per la realizzazione di un grande piano per l’agricoltura nazionale. Una strategia nazionale forte che parta dal Mipaaft ma che coinvolga anche gli altri ministeri e tutte le forze disponibili partendo dal tema della competitività e facendo leva sull’innovazione e sulla sostenibilità. Che non è un tema esclusivo di alcuni metodi di produzione, bensì caratterizza tutta la produzione nazionale. Registro aperture e convergenze su questa richiesta ed è un segnale positivo. Significa che abbiamo l’opportunità di individuare un punto di sintesi tra le diverse posizioni per tracciare un grande piano di rilancio. L’agricoltura italiana non ha bisogno di divisione, la strada della contrapposizione rischia di fare sbandare il nostro sistema agroalimentare.


Aria nuova in Confagricoltura

Un segnale di novità è l’insediamento del Comitato tecnico nazionale. Mercati, sostenibilità, filiere: sono i tre pilastri su cui dovrebbe lavorare il nuovo organismo, composto dai presidenti delle 24 Federazioni Nazionali di Prodotto e da rappresentanze dei settori di rilevanza agricola, ambientale e territoriale. È il primo segnale del rinnovamento auspicato da Giansanti? «Confagricoltura – risponde il presidente – vuole essere un’associazione che sa ascoltare le esigenze degli agricoltori e dei diversi territori per rafforzare il suo ruolo di punto di riferuimento dell’impresa agricola italiana che produce reddito, occupazione e futuro».


Sdoganare le Nbt

«Occorre sdoganare il tema delle Nbt, le new breeding techniques». Ne è convinto Giansanti secondo cui la sfida della sostenibilità si vince solo con l’innovazione.

«Le nuove tecnologie di miglioramento genetico sono uno strumento di civiltà perchè possono andare incontro alle esigenze dei consumatori di ridurre gli input chimici in un ambiente sempre più urbanizzato, consentendo agli agricoltori di non perdere nulla in termini di produttività


Fiducia nell’innovazione

Massima fiducia nell’innovazione: è uno dei tratti caratteristici di Confagricoltura.

«È scritto a chiare lettere nel nostro statuto: crediamo nella scienza e la promuoviamo, a maggior ragione oggi che siamo di fronte alla terza rivoluzione tecnologica per il passaggio all’agricoltura 4.0».

Un’evoluzione che per Confagricoltura dovrebbe essere un tema centrale anche delle politiche agricole.

«L’agricoltura digitale può contribuire nel dare più certezze al consumatore e aiutare l’agricoltore a produrre di più con sempre meno input. Occorre però esserne protagonisti per dettarne le linee di sviluppo, anche attraverso la costituzione di un grande big data gestito a livello centrale dal ministero per mettere al riparo i nostri dati sensibili e la nostra propensione all’innovazione». 


Innovatori da premiare

Mercoledì 17 luglio, alle ore 17, a Palazzo della Valle (Corso Vittorio Emanuele II, 101), sede di Confagricoltura, si svolgerà la cerimonia di assegnazione della prima edizione del “Premio nazionale per l’innovazione in agricoltura”.

Il Premio, indetto a dicembre dello scorso anno, vuole mettere in luce l'ampia e articolata offerta di soluzioni tecnologiche, di prodotto, di processo ed organizzative che le aziende agricole adottano ed il ruolo, troppo spesso ancora sottovalutato, degli imprenditori agricoli come motore dello sviluppo economico del territorio in cui operano.

Indirizzato a tutte le aziende agricole che abbiano sviluppato o implementato negli ultimi tre anni soluzioni innovative, il premio prevede tre categorie:

  • Nuove frontiere (innovazioni tecnologiche relative a processi, prodotti e servizi, applicati a livello di impresa);
  • Reti, Filiere (soluzioni innovative intraprese tra due o più attori);
  • Smart land, Smart city (innovazioni che mettano in relazione le aree rurali con quelle urbane e progetti capaci di unire arte, turismo e cultura, creando sinergie fra la dimensione agricola e quella culturale nelle sue varie forme).

Le candidature sono state selezionate da una giuria composta da autorevoli rappresentanti del mondo imprenditoriale ed accademico.

Tre i vincitori in ciascuna categoria, che saranno premiati dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti alla presenza di esponenti del mondo politico e istituzionale.

Per info: immagine@confagricoltura.it

Giansanti: «La sfida da vincere è quella della competitività» - Ultima modifica: 2019-07-15T15:59:51+02:00 da Lorenzo Tosi

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