Cosa chiede la maggior parte degli agricoltori alla politica agraria nazionale?
Sostegni, contributi, agevolazioni.
Cosa concede la politica agraria nazionale agli agricoltori?
Sostegni, contributi, agevolazioni.
La situazione mostra una precisa corrispondenza tra domanda e offerta.
Allora va tutto bene?
No! La politica concede tante mancette, senza una visione.
Siamo nella condizione descritta dal filosofo danese Søren Kierkegaard nel suo Diario:
«La nave è in mano al cuoco di bordo
e ciò che trasmette il megafono
del comandante non è più la rotta,
ma ciò che mangeremo domani».
Una politica agraria "alla Masterchef"
La nave (l’agricoltura italiana) è governata dal comandante della nave (il politico di turno) che non indica più la meta e la rotta, ma lascia il ruolo al cuoco di bordo che comunica ai marinai (gli agricoltori) ciò che mangeranno domani.
Sostegni, contributi, agevolazioni, senza visione, senza meta, senza rotta.
Un esempio. Da quattro anni è iniziato il dibattito sulla Pac post 2020. Per l’Italia sono 7,4 miliardi di euro annui (compreso il cofinanziamento).
Editoriale del numero 29 di Terra e Vita
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Tre Ministri, due posizioni, un solo fine immediato
Ebbene, qual è la posizione dell’Italia sulla nuova Pac? Nessun documento ministeriale la esprime. Quali sono le proposte del Mipaaf al Consiglio dei Ministri Ue? Difficile da sapere. Dai comunicati stampa si possono leggere i pronunciamenti degli ultimi tre ministri (Martina, Centinaio, Bellanova), con due posizioni frequenti: nessun taglio al budget della Pac, sostegni con pochi vincoli (ambientali) agli agricoltori. In altre parole, sovvenzioni facili da intercettare, mance senza vincoli.
Miliardi a pioggia per il post-pandemia
Un altro esempio, il Decreto Rilancio ha stanziato 1,2 miliardi per l’agricoltura: un grande risultato della ministra Bellanova. Ma cosa contiene? Tante agevolazioni a tutti i settori dell’agricoltura per non scontentare nessuno. È vero che bisogna riparare i danni della pandemia, ma anche nel riparare i danni, ci vuole una visione.
La rotta la traccia Bruxelles
Negli altri Paesi europei non è così! Dobbiamo imparare dall’Ue, che prima di ogni proposta indica la visione sul futuro dell’agricoltura, con l’analisi delle sfide da affrontare.
Nel 2017, l’Ue ha pubblicato il documento “Il futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione”, in cui indicava l’agricoltura smart, come modello. Nel 2019 ha lanciato il Green Deal, con l’obiettivo della neutralità climatica nel 2050.
A seguire la strategia “From Farm to Fork”, che afferma un modello di agricoltura verde, innovativa, sostenibile, riduzione degli input, contrasto alla perdita di biodiversità, benessere animale, economia circolare, alto contenuto sociale, che risponde alle richieste dei cittadini europei.
E l’Italia? Tante critiche alla posizione dell’Ue, ma sempre sulla difensiva, senza visione. Dove sono finiti i politici che avevano e hanno responsabilità d’indicare una meta e una rotta per raggiungerla? Ma ormai nessuno si meraviglia, nessuno si scandalizza e contesta. Gli agricoltori sono disillusi e si limitano ad approfittare delle mancette.
Per fare politica agraria occorre tracciare la linea dell'orizzonte
Servono una visione e una rotta. Un orizzonte attrattivo, sfidante, coraggioso, per un’agricoltura italiana ambiziosa, innovativa, accattivante, sexy, che possa calamitare le energie degli imprenditori, dei tecnici, delle rappresentanze, degli studiosi.
L’Ue ha lanciato una sfida ambiziosa. Può andar bene anche all’Italia. Se non la sposiamo, contestiamola e scegliamo un’altra strada.
Una preghiera agli agricoltori: non accontentatevi della mancetta, perché è come la droga, si diventa dipendenti, senza prospettiva.
Una preghiera ai politici: smettere di accontentare tutti, esplicitare una visione lungimirante e una strategia ambiziosa di politica agraria nazionale per contribuire alla politica agraria comune.