«La guerra ha acuito i problemi della sicurezza alimentare e dell’emergenza climatica. Pensavamo di aver visto tutto ma ci eravamo sbagliati. Non possiamo più aspettare: l’agricoltura continua a fare la sua parte, ma senza politiche e strategie lungimiranti, le imprese non reggeranno ancora a lungo. Stiamo mettendo in crisi il sistema agroalimentare globale». Questo il monito del presidente Massimiliano Giansanti, che dal palco di Villa Miani all’assemblea generale di Confagricoltura lancia un appello al governo: «definire al più presto un modello agroalimentare insieme a tutta la filiera e valorizzare nei consessi internazionali la posizione italiana. E’ tempo di una politica globale per l’alimentazione. E basta alla contrapposizione tra agricoltura, industria e distribuzione».
«Oggi fare agricoltura non conviene più»
«Gli ultimi 40 anni di politica agricola europea hanno modificato la Pac da politica economica a politica sociale. Eppure l’agricoltura è un settore performante, nonostante i dati Istat riportino un calo del numero di aziende del 50% negli ultimi anni.
Stiamo vivendo nel metaverso dell’Europa mentre oggi fare agricoltura non conviene più, se non alle aziende più strutturate. La realtà è fatta di aziende che aprono e chiudono. Invito il ministero e l’Europa a non rimanere fermi, a non sprecare ulteriore tempo, perché la strada è in salita. Serve un piano agricolo nazionale».
«Agenda politica europea non al passo con i tempi»
Giansanti ha poi ribadito che a livello europeo la definizione di un’agenda politica capace di essere al passo con i tempi «è ancora lontana. A Bruxelles sono stati fatti passi indietro. La Pac nasce negli anni ‘60 con 4 finalità: incrementare produttività, assicurare un tenore di vita equo, stabilizzare i mercati e garantire la sicurezza alimentare. Oggi si parla di Farm to fork e di Nutriscore. La Commissione non valuta le dimensioni dell’impatto delle strategie: come si può programmare il futuro se oggi in Europa non c'è un monitoraggio delle scorte? Siamo esposti ad un modello non reale».
«Inaccettabile la discesa dei prezzi del grano duro. Contrastare la finanza speculativa»
«Giorno dopo giorno - ha incalzato Giansanti - abbiamo visto come l’andamento dei prezzi sia cresciuto a livelli elevati, i più alti dal dopoguerra in poi. Questo è frutto della speculazione finanziaria sulle materie prime agricole. Ricordo che il prezzo dell’oro è aumentato del 5%, quello dell’avena del 70%.
Oggi vediamo segni di cedimento: il prezzo del grano sta iniziando a diminuire nonostante si sia raccolto il 30% in meno, non vorrei che da qui a qualche giorno quella speculazione che ha fatto innalzare i prezzi li faccia poi crollare. Sarebbe un danno incalcolabile».
«La sfida si vince regolando il mercato e favorendo la digitalizzazione»
Per questo Giansanti invoca la definizione di un nostro modello agroalimentare «che sia accompagnato dalle istituzioni europee e che possa fare da contraltare a quello che si sta invece imponendo a livello globale. Dobbiamo tornare a un mercato aperto e libero ma regolato che impedisca al Bolsonaro di turno, leader mondiale delle proteine vegetali, di imporre un prezzo globale della soia che rischierebbe di mettere in crisi filiere importanti per il made in Italy come quella zootecnica. L’Europa deve garantire competitività a tutti gli stati membri. La sfida si vince solo regolando il mercato e favorendo la digitalizzazione».
Patuanelli: «Quanto alla sburocratizzazione sono pessimista»
«I problemi attuali necessitano di molti interventi diversificati, l’emergenza siccità è uno di questi. Dobbiamo dare maggiori poteri alla pubblica amministrazione in tal senso e snellire la burocrazia. Ma sul tema della semplificazione e della sburocratizzazione di questo Paese io, che sono ottimista di natura, sono assolutamente pessimista». Così il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, che intervenendo sulla Pac ha specificato: «siamo di fronte ad una serie di situazioni critiche figlie di una politica agricola europea che ha fatto il suo tempo. Oggi serve garantire produzione e produttività e serve fare delle scelte».
Sull’agrisolare, Patuanelli ha ricordato «abbiamo messo a disposizione 1,5 miliardi, ma l'Europa impone l’autoconsumo. Stiamo cercando di intervenire con una nota per andare oltre tale limite. Questo è assurdo, perché la produzione energetica rinnovabile va incentivata anche come accompagnamento al reddito dell'agricoltore».
«Rimarrò ministro dell'agricoltura»
Patuanelli al termine del suo intervento ha affermato - circa la crisi di governo - «rimarrò ministro dell’agricoltura anche domani e dopodomani».