Complessivamente è di circa 51 miliardi e mezzo il valore della Pac per il prossimo periodo di programmazione. Circa 6,2 miliardi in meno rispetto al settennato precedente.
I conti complessivi
Però «il quadro complessivo non va valutato sulla base dei dati economici della Pac ma di quanto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e Fondo complementare è destinato al settore agroalimentare, perché se è vero che c'è una riduzione della Pac è anche vero che ampie sono le risorse nel Pnrr».
Lo ha affermato oggi il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, nell'audizione alla Commissione agricoltura della Camera sugli obiettivi del Piano strategico nazionale nel quadro della nuova politica agricola comune.
Le critiche post trilogo
«Voglio precisare - ha sottolineato Patuanelli - alcune cose perché nelle ricostruzioni post trilogo, sono stati riportati dati non reali o critiche eccessive rispetto alla questione relativa a quanto vale la Pac per il nostro Paese. Perché se è vero che c'è una riduzione è vero che quella riduzione è stata determinata non oggi ma a luglio dello scorso anno».
Quindi oltre a calcolare i 6,2 miliardi persi, si devono aggiungere i 5,9 miliardi di euro di progettualità specifiche per la filiera agroalimentare presenti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nel Fondo complementare: meccanizzazione, logistica, agrisolare, progetto su contratti di filiera.
Poi, ce ne sono circa 2 per le progettualità legate al settore agricole: 880 milioni per i bacini irrigui e un miliardo 920 milioni per il biogas e biometano.
Oltre a questo, nel Pnrr ci sono le misure orizzontali quelle alle quali ha accesso anche la filiera agroalimentare. «Quindi complessivamente nel settennato tra Pnrr, Fondo complementare e la Pac, abbiamo risorse ben maggiori che nel settennato precedente».
Ma la burocrazia è salita
«C’è però una critica che devo fare - ha aggiunto il ministro-: la riforma della Pac aveva un obiettivo, forse quello principale, legato alla semplificazione e alla sburocratizzazione. Ecco io credo che questo sia l'elemento critico, perché non penso che questa sia una Pac più semplice di quella pre-riforma».
«Però è certamente positivo il fatto che si sia trovato il giusto equilibrio tra le esigenze della sostenibilità ambientale, le esigenze della sostenibilità economica nel settore agroalimentare e, per la prima volta di quella terza gamba della sostenibilità che riguarda il diritto dei lavoratori ad avere contratti di lavoro stabili, certi e con un reddito dignitoso».
Tutelare i maggiori impegni ambientali con la reciprocità.
«Stop ad accordi commerciali che favoriscono Paesi terzi»
Nel corso dell’audizione Patuanelli ha anche ribadito che non potranno essere più adottati accordi commerciali con Paesi terzi a condizione più favorevoli rispetto alle regole vigenti all'interno dell'Ue.
«Per quanto riguarda il regolamento della Organizzazione Comune del mercato unica (Ocm) - ha detto - l'intesa raggiunta prevede una dichiarazione delle tre istituzioni Ue, Parlamento, Consiglio e Commissione, relativa alle norme per l'importazione dei prodotti agricoli di paesi terzi per tutelare i produttori europei della concorrenza».
«Su questo elemento abbiamo lavorato in sintonia stretta con Francia, Germania e Spagna con cui si è creato un dialogo molto costruttivo. Riteniamo questa dichiarazione congiunta molto importante».
«É chiaro - ha aggiunto - che nella nuova Pac stiamo chiedendo grossi sforzi agli agricoltori per allineare le produzioni agricole agli obiettivi di sostenibilità. Quindi non possiamo pensare in un mondo così globalizzato, soprattutto sui prodotti agroalimentari, di dimenticarci la pratica di concorrenza sleale con paesi dove le previsioni di sostenibilità ambientale non solo così spinte come quelle che vogliamo implementare in Europa».
«Questo ovviamente non porta ancora oggi a una soluzione normativa come si sta arrivando rispetto alle produzioni industriali, come la produzione di CO2 e quindi alla carbon tax, però credo che quello sia l'obiettivo. Quindi non potranno essere più adottati accordi commerciali con Paesi terzi a condizione più favorevoli rispetto le regole vigenti all'interno dell'Unione Europea».