Continua la battaglia a suon di dichiarazioni e rimpallo di responsabilità tra le 15 tra Regioni e Province autonome che propongono di rivedere il sistema di ripartizione dei fondi Feasr per il biennio 2021-2022 e le sei Regioni che si oppongono. Dopo la recente presa di posizione contro le modifiche di Umbria, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia con tanto di conferenza stampa al Senato, ora sono gli enti favorevoli a farsi sentire, con una nota sottoscritta dagli assessori all'Agricoltura.
Stallo che danneggia il settore primario
«Servono serietà e responsabilità per trovare un accordo equilibrato. Una proposta di riparto strutturata su criteri di merito oggettivi, a vantaggio dell’intera agricoltura nazionale, e a favore della quale si è già espressa la stragrande maggioranza dei territori, per garantire equità e risposte agli agricoltori e alle imprese agricole di tutta Italia» scrivono i 15 accusando le sei Regioni contrarie di essersi arroccate «su una posizione di chiusura pregiudiziale che rischia di procurare un grave danno al nostro Paese e all’agricoltura italiana. Bisogna fare presto – sottolineano Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto, Provincia autonoma di Bolzano e di Trento – perché ogni giorno che passa si traduce in un rallentamento per il nostro sistema agricolo e agroalimentare a fare gli investimenti necessari a essere più resiliente, competitivo e organizzato».
Criteri di riparto da rivedere perché non più attuali
«Non possiamo condividere un riparto dei fondi Feasr frutto di tempi, coefficienti e logiche non più attuali – spiegano le Regioni – e che si pone in chiaro contrasto con quanto già stabilito nel 2014 dalle Regioni italiane, nell’ambito dell’accordo relativo alle risorse 2014 - 2020, approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome il 16 gennaio 2014. In quell’occasione si è deciso che il criterio di riparto risalente alla programmazione dello sviluppo rurale 2000-2006 fosse utilizzato per l’ultima volta per il periodo 2014-2020 (documento D. 17/007/SR10/C10) e che, quindi, si rivedessero i parametri di riparto sulla base di criteri oggettivi».
«In tale occasione, molte Regioni dettero l’intesa in virtù di questo atto, pur a fronte di una sensibile penalizzazione rispetto alla quota di cofinanziamento a loro carico – spiega il fronte che propone le modifiche –. Ora siamo chiamati ad attuare quell’impegno. Continuare a rinviare e prorogare significa fare un danno prima di tutto al Paese, perché utilizzeremmo criteri antistorici che non aiuterebbero a creare quello sviluppo di cui abbiamo assoluto bisogno».
Assegnazione basata su Plv, Sau e numero di aziende
La proposta dei 15 prevede un riparto nazionale dei fondi Feasr basato su numero di aziende agricole, Plv, Sau e superficie forestale. «La pesatura di tali parametri è stata rivista lungo il percorso di confronto – fanno notare Emanuele Imprudente, Arnold Schuler, Alessio Mammi, Stefano Zannier, Enrica Onorati, Alessandro Piana, Fabio Rolfi, Mirco Carloni, Nicola Cavaliere, Marco Protopapa, Gabriella Murgia, Stefania Saccardi, Giulia Zanotelli, Davide Sapinet e Federico Caner – con particolare riferimento alla Plv. Sono state operate integrazioni, con un parametro che esprimesse la ruralità, e ci siamo anche resi disponibili a mantenere una percentuale significativa di pesatura dei criteri storici, garantendo un percorso equilibrato e graduale per tutti i territori del Paese. Purtroppo, ogni proposta ha incontrato la completa chiusura da parte delle sei Regioni».
Nessuna mediazione possibile
«Dopo mesi di riunioni – proseguono le 15 Regioni – nelle quali abbiamo proposto scenari e criteri differenti, con lo sforzo progressivo per cercare soluzioni in grado di contemperare al meglio le diverse esigenze espresse dai territori, sei Regioni (Campania, Puglia, Umbria, Calabria, Sicilia, Basilicata), hanno deciso di sottrarsi a ogni ipotesi di mediazione chiedendo di mantenere esclusivamente le quote storiche di riparto. Spiace constatare come queste Regioni non si siano mai rese disponibili a considerare alcuna proposta tra le diverse formulate da noi e anche, da ultimo, dal ministro Stefano Patuanelli. Un atteggiamento inaccettabile che blocca il comparto agricolo del Paese in un momento storico complesso, nel quale l’agroalimentare svolge una funzione essenziale».