Edgardo Bandiera, per tutti Edy, è da un paio di mesi l’assessore all’agricoltura del nuovo governo di centro-destra, coalizione che è uscita vincente dalla consultazione elettorale regionale dello scorso 5 novembre. Per Bandiera, 44 anni, siracusano e in politica da sempre, l’agricoltura non è una perfetta sconosciuta. Agronomo e dipendente di un consorzio di bonifica, sa quanti e quali sono i punti di debolezza e di forza del comparto agricolo isolano. E sa anche come gran parte delle imprese agricole siciliane è stata di fatto esclusa dalle opportunità offerte dal Psr.
Assessore, il Psr è lo strumento di programmazione principe ma, vista la magrezza del bilancio regionale, è allo stesso tempo l’unica risorsa disponibile per gli investimenti in agricoltura. Secondo molti, il Psr 2014-2020 ha fatto una selezione troppa rigorosa per le dimensioni aziendali cosa che ha di fatto escluso la maggioranza delle aziende. Come pensa di ridare fiato e speranza a tutto il tessuto produttivo siciliano, comprese le piccole aziende?
La mia priorità assoluta riguarda proprio il Psr che verrà rimodulato introducendo i necessari correttivi per renderlo fruibile e accessibile a tutto il territorio e a tutto il tessuto imprenditoriale fatto in prevalenza di piccole e medie imprese. Le azioni saranno indirizzate al riequilibrio territoriale delle risorse e della crescita aziendale.
Ecco uno dei nodi: il nanismo aziendale a cui corrisponde la frammentazione produttiva che, aggiunta allo sfrenato individualismo tutto siciliano, si traduce in assenza di competitività. Come pensa di risolvere il problema?
Con l’attivazione di progetti integrati guidati da un soggetto capo-filiera robusto e credibile in cui le aziende di tutte le dimensioni che producono si mettono insieme a quelle che vendono e distribuiscono. In questa formazione contiamo di migliorare sia l’accesso ai mercati che i prezzi, con soddisfazione per tutti i soggetti della filiera.
Sui mercati, soprattutto quelli esteri, il prodotto siciliano rimane ancora quasi del tutto anonimo, fatta eccezione per la Doc regionale del vino e la Igp regionale dell’olio e l’Igp arancia rossa.
Lavoreremo per l’affermazione di un marchio di qualità del prodotto siciliano che garantisca l’origine e qualifichi tutte le produzioni siciliane che non possono fregiarsi di marchi Doc, Dop, Igp e Igt già riconosciuti. Insomma una garanzia di territorialità e di qualità che ne migliori l’appeal verso il consumatore e le faccia apprezzare sui mercati. Il marchio Qualità Sicura Sicilia è già stato approvato dalla Ue e sono già operativi i disciplinari per agrumi, frutta secca, carne, vino olio, ortofrutta. In futuro potremo inserire anche altre filiere produttive.
Troppo spesso si pensa che l’agricoltura sia dissociata dal turismo e dalla cultura. Nell’anno dedicato al cibo italiano nel mondo, l’agricoltura deve potere sviluppare tutte le sue potenzialità, anche quelle turistiche.
Anch’io sono convinto che in Sicilia l’agricoltura è turismo e cultura. Una questione complessa che il governo della Regione affronterà in modo integrato. L’approccio sarà basato su interventi interdisciplinari basati sulla sinergia degli assessorati coinvolti.