Innovazione non più rimandabile per il biologico italiano

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Nell'editoriale di Terra e Vita 25/2023 Michele Pisante sottolinea l'importanza di adottare nuovi metodi e nuove tecnologie per garantire un futuro all'agricoltura biologica

Il piano d’azione per lo sviluppo dell’agricoltura biologica approvato dalla Commissione europea nel 2021, registra un notevole ritardo rispetto all’obiettivo di estendere dal 10% al 25% la Sau coltivata senza l’impiego di mezzi tecnici prodotti con la chimica di sintesi entro il 2027, per non parlare del traguardo più ambizioso del 30% entro il 2030 proposto dalle associazioni italiane del biologico. Tra i ventisette Paesi dell’Ue l’Italia occupa la quinta posizione con una media di circa il 17% da incrementare attraverso le misure politiche destinate dalla recente programmazione dello sviluppo rurale, ma soprattutto dall’auspicabile aumento della domanda da parte dei consumatori.

Le previsioni del 2021, sostenute da un complesso di strategie europee convergenti sugli obiettivi di transizione ecologica e digitale, non avevano ben considerato la durata e gli effetti residuali della fase pandemica, l’instabilità economica, finanziaria e geopolitica globale, il conflitto russo-ucraino e l’accentuarsi degli impatti negativi del cambiamento climatico. Tutti questi fattori, di cui alcuni più che prevedibili, a cui si aggiunge il termine della legislatura europea nel primo semestre del prossimo anno, determinano un nuovo contesto che richiede un’analisi aggiornata e integrata.

Per raggiungere l’obiettivo prefissato, in particolare per la competitività e la sostenibilità del biologico italiano, serve una pianificazione strategica di lungo termine basata sulla ricerca scientifica e il trasferimento tecnologico delle innovazioni scientifiche, strutturato in percorsi di aggiornamento professionale per la qualificazione delle competenze, e, parallelamente, un adeguato orientamento agli studi di ogni ordine e grado, allineato ai fabbisogni del presente e del futuro, di cui le imprese e le professioni già manifestano un urgente bisogno.

Anteprima di Terra e Vita 25/2023

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In questa prospettiva, la recente approvazione della norma che autorizza la sperimentazione in campo delle produzioni ottenute mediante le tecniche di evoluzione assistita (Tea) rappresenta un momento decisivo per sviluppare piante resistenti, come nel caso dei due maggiori patogeni della vite: peronospora (il flagello della viticoltura italiana nell’annata agraria 2023) e oidio, senza influenzare le caratteristiche qualitative delle uve e dei vini, ma solo per migliorare e adattare le piante coltivate alle nuove condizioni climatiche che saranno radicalmente diverse da quelle del passato.

Queste innovazioni genetiche e il progressivo sinergismo delle conoscenze agronomiche attraverso l’interpretazione delle immagini digitali, del telerilevamento satellitare e aereo, la meccanizzazione agricola e l’ingegneria ad alta tecnologia, rappresentano nuovi impieghi per diagnosticare precocemente e monitorare gli stress biotici e abiotici dei sistemi colturali in tutte le fasi di crescita e di sviluppo, ma anche nuove tecniche d’intervento e decisioni basate sui dati.

La modernizzazione dell’agricoltura biologica richiede più distintività e pertanto non può essere rimandata, oltre alle politiche serve un deciso impegno istituzionale per una condivisione scevra da pregiudizi degli obiettivi realizzabili in tempi certi, indirizzando il trasferimento delle tecniche disponibili, favorendo l’utilizzo di strumenti avanzati e metodologie basate sul rigoroso metodo scientifico, indispensabile anche per garantire la tracciabilità e rintracciabilità di filiera, utile anche per facilitare le scelte dei consumatori.


di Michele Pisante
Coordinatore del comitato tecnico-scientifico di Edagricole

Innovazione non più rimandabile per il biologico italiano - Ultima modifica: 2023-09-01T09:00:21+02:00 da Simone Martarello

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