La biomassa legnosa può essere ottenuta praticamente dappertutto e da molteplici fonti, ma proprio questa sua facile reperibilità ne fa un combustibile difficile da catalogare. Tralasciando l’ambito agricolo, che pur ne produce ogni anno in quantità, le biomasse di provenienza forestale possono derivare da una serie di ambiti come gli scarti di segheria, I diradamenti, gli scarti di utilizzazione (rami e cimali). La qualità del materiale può variare con il sito, il trattamento colturale, la stagione di taglio.
Caratteristiche come la provenienza, il tipo di pianta, la parte di pianta da cui viene ricavata, l’età, la forma, influiranno sul prodotto finale e quindi sulla scelta dell’impianto in cui utilizzarlo. Le tecnologie più recenti, come impianti di gassificazione su piccola scala, ad esempio, sono particolarmente sensibili alla pezzatura, ovvero alle dimensioni medie del materiale legnoso.
Appare interessante perciò cercare una relazione tra l’origine del combustibile e alcune delle sue caratteristiche più importanti, come la pezzatura, il contenuto di corteccia e il potere calorifico. Le dimensioni medie delle scaglie di legno hanno grande influenza sull’efficienza della combustione, anche in quei processi di raffinazione finalizzati alla produzione di etanolo o sulla resa del bio-olio ottenuto con la pirolisi. La corteccia presente nel combustibile legnoso produce grandi quantità di ceneri e contiene metalli alcalini che causano la corrosione delle caldaie e la formazione di sedimenti. Tuttavia non va dimenticato che il contenuto di cenere nel cippato di bosco è 4-5 volte più basso che nella biomassa erbacea. Un alto contenuto di corteccia è anche controindicato quando si vuole produrre pellets, poiché ne diminuisce la compattezza durante la movimentazione.
Il potere calorifico infine è il parametro essenziale in base al quale effettuare il conto energetico della biomassa legnosa.
Le caratteristiche chimico-fisiche
Il Cnr-Ivalsa ha voluto determinare le caratteristiche fisico-chimiche (pezzatura, contenuto di fibra e di corteccia, potere calorifico) di varie tipologie di cippato prodotto in contesti differenti, in modo che potesse rappresentare uno spaccato del mercato del cippato nel nostro Paese. I materiali presi in esame sono stati: residui di segheria (conifera), scarti di utilizzazione (latifoglia e conifera), piante di piccole dimensioni provenienti dai diradamenti (latifoglia e conifera) e ceduo a turno breve (Src, latifoglia).
Ogni campione di legno, prima dell’analisi, è stato separato nei componenti principali: legno da una parte, corteccia dall’altro. I rametti di piccole dimensioni, in cui era impossibile separare la corteccia da una esigua parte di legno, sono stati assimilati alla categoria “corteccia”.
Gli Autori sono del Cnr Ivalsa - Via Madonna del Piano 10, Sesto Fiorentino (Fi) - nati@ivalsa.cnr.it
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