La secca diminuzione dal prossimo 1° luglio degli incentivi per il minieolico e la sempre più aspra e sleale concorrenza delle turbine rigenerate provenienti dall’estero. Sono stati questi i temi, fra loro legati, al centro del convegno annuale sul minieolico organizzato dal Cpem - Consorzio produttori energia minieolico in occasione della Fiera Key Wind a Rimini sul tema “Le prospettive del minieolico alla prova del nuovo regime incentivante”.
L’attuale normativa sul minieolico prevede dal 1° luglio 2017 una riduzione degli incentivi del 14% sulle taglie da 1-20 kW e del 30% sulle taglie da 20-60 kW, con conseguenze che saranno nefaste sul settore, ha introdotto Carlo Buonfrate, presidente del Cpem.
Esportare è una sfida
«In questa situazione, una macchina affidabile e ad elevato rendimento come una turbina eolica da 60 kW con un rotore di circa 23 m di diametro prevede, in media, una produzione, a 6 m/s di vento medio, di circa 180.000 kWh in un anno. Tale produzione, con le attuali tariffe di 0,268 €/kWh, comporta il rientro dell’investimento in 6-8 anni a seconda del costo totale sopportato. Ebbene, la riduzione dell’incentivo a 0,19 €/kWh pone tutte le realtà produttive italiane del settore davanti a una sfida difficile da affrontare. Per i produttori italiani è importante avere uno scenario normativo/incentivante che sia positivo e di almeno tre anni. Oggi, invece, lo scenario è certo, ma comunque negativo, solo sino alla fine del 2017».
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