Agronomi Findus al lavoro per coniugare reddito, etica e ambiente in una filiera “chiusa” fatta di ricerca, programmazione, passione e un rapporto di fiducia con gli agricoltori

Greta Thunberg non aveva ancora iniziato i suoi scioperi scolastici per il clima, in Italia non c’era una legge sul caporalato e l’associazione tra cura delle attività agronomiche e redditività era tema da convegni, tra l’altro relegato quasi a disputa filosofica dallo scetticismo di molti imprenditori agricoli. Eppure nei terreni dove si coltivano le orticole per i surgelati Findus già si lavorava sodo per incrementare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera. Un processo tutt’ora in corso, che grazie all’impegno e alla tenacia di un team di agronomi coordinati da Fabrizio Fontana, al rapporto di fiducia instaurato con i produttori e al supporto della ricerca universitaria, ha già portato a risultati importanti. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’adesione a Sai Platform, la principale iniziativa internazionale in materia di agricoltura sostenibile.

Il cerchio magico

Settecento ettari dove si coltivano nove varietà di orticole in pieno campo, più 1.400 ettari di piselli e 300 di fagioli borlotti, lavorati da 700 aziende agricole. Sei agronomi che seguono da vicino i coltivatori, 24 anni l’anzianità media di collaborazione tra conferitori e Findus nel basso Lazio, con punte che superano i 30. Cinque areali principali: Piana del Fucino (in particolare per patate e carote), Capitanata (in prevalenza pomodori e spinaci), Marche e Abruzzo (per piselli e borlotti) e Agro Pontino. Uno stabilimento di lavorazione degli ortaggi a Cisterna di Latina e tre nelle Marche dedicati solo ai piselli. Questi i numeri della filiera italiana delle verdure surgelate del marchio del gruppo Nomad.

«Stiamo insistendo molto sui tre pilastri della sostenibilità – conferma Fabrizio Fontana – crediamo sia l’unico modo per fare agricoltura, anche in prospettiva. Per portare avanti questa filosofia c’è bisogno di massima condivisione degli obiettivi, tant’è che cerchiamo di lavorare con i partner con i quali abbiamo un rapporto consolidato: c’è poco turnover nella filiera. La fiducia tra noi e gli agricoltori è fondamentale – sottolinea l’agricultural manager – quando andiamo a proporre una nuova varietà o una modifica delle tecniche colturali le accolgono senza problemi anche perché prima di portarle in campo facciamo un lungo lavoro di ricerca e sperimentazione».

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Fabrizio Fontana, responsabile degli agronomi Findus

I contratti di coltivazione

I contratti di coltivazione vengono stipulati di anno in anno divisi per coltura. «Prima delle semine ci si accorda con agricoltori e cooperative per decidere ettari da coltivare, varietà da piantare, tecnica di coltivazione da utilizzare e prezzo, che è fisso in ogni zona ma varia in base all’areale – spiega Fontana – i pagamenti sono a 30 giorni fine mese dal cedimento della merce. Nel contratto ci sono specifiche chiare su prezzi e caratteristiche dei prodotti da consegnare».

Il prezzo viene stabilito in anticipo per garantire la redditività dei fornitori e di anno in anno Findus corregge le quotazioni in base all’aumento dei costi di coltivazione. Uno dei lavori che impegna di più gli agronomi è fare in modo che i volumi delle forniture siano omogenei. Altro requisito fondamentale che Findus chiede ai fornitori è l’assunzione dei braccianti con contratti regolari. L’azienda aiuta gli imprenditori agricoli a soddisfare questa richiesta facendo coltivare a ognuno tre o quattro orticole con stagionalità e cicli colturali diversi, in maniera da poter impiegare la manodopera tutto l’anno.

Scelte ponderate

Findus si avvale di un centro di ricerca svedese che studia le nuove varietà e seleziona le cultivar che resistono meglio alle malattie per poter ridurre i trattamenti contro i patogeni, ma anche quelle che offrono maggiori rese e migliori caratteristiche organolettiche. L’azienda fornisce agli agricoltori i semi e le piantine da trapiantare, il calendario delle semine è rigoroso. «Prima di inserire una nuova varietà eseguiamo almeno tre anni di test – racconta Fontana – partiamo da una piccolissima parcella, poi una più grande e infine la coltiviamo su un campo di dimensioni standard. Poi cerchiamo di bilanciare le percentuali di varietà precoci, medie e tardive per poter programmare in maniera molto precisa le raccolte. Sui piselli è molto complicato – ammette l’agronomo – forse è la coltura più difficile».

La pianificazione quasi maniacale è fondamentale: «Ci vuole grande capacità di coltivazione e raccolta perché per certe colture se si raccoglie con un giorno di ritardo non si rientra più nelle specifiche Findus – avverte Fontana – e oltre alle normali variabili agronomiche oggi c’è il cambiamento climatico a rendere questa parte del lavoro molto difficile costringendoci ad alzare sempre di più l’asticella».

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Gran parte delle orticole Findus sono irrigate con sistemi a goccia

Sempre più precisi

Ogni coltura ha un manuale di coltivazione specifico. Le rotazioni sono ampie, da tre a quattro anni, per tenere a bada malerbe e malattie e preservare la sostanza organica. Oltre alla scelta varietale si pone grande attenzione alle lavorazioni e ai sistemi di monitoraggio e cattura (trappole a feromoni), per gli insetti. Poi c’è il monitoraggio diretto in campo per verificare se ci sono attacchi e la consultazione dei dati meteo forniti dalle centraline.

Per molte colture l’irrigazione è a goccia (pomodori, zucca, zucchine, verza), oppure a bassa pressione localizzata con sprinkler. «Cerchiamo di estendere l’irrigazione di precisione il più possibile – sottolinea Fontana – per patate e carote stiamo facendo dei test che stanno dando buoni risultati».

I trasporti sono molto veloci, a volte fatti addirittura con i carri agricoli, perché la distanza dai campi allo stabilimento di Cisterna di Latina è minima. Gli stock sono ridottissimi e non superano la giornata.

Tutte le aziende sono mappate e georeferenziate. Gli agronomi Findus caricano i dati necessari a prendere le decisioni in un software e dopo averli analizzati inviano suggerimenti agli agricoltori, soprattutto per preparare i piani produttivi degli anni successivi. «È un lavoro impegnativo – dice Fontana – ma consente di limitare gli errori, abbassare l’uso degli input ed evitare di trovarsi con carenze di materia prima».

Etica e reddito

A ulteriore conferma dello stretto rapporto tra azienda e agricoltori ci sono i corsi (circa una decina di ore in aula ogni anno), che Findus organizza con i propri fornitori. Momenti di confronto e condivisione, durante i quali si trattano temi come l’etica del lavoro (ad esempio si parla di rispetto delle diversità culturali dei braccianti), di sicurezza e anche di economia. Findus supporta gli agricoltori nella stesura dei business plan: «Le aziende agricole devono avere chiari costi e ricavi – spiega Fontana – conoscere entrate e uscite. E poi se ci accorgiamo che un appezzamento non è adatto a una certa coltura spieghiamo a chi lo coltiva che è inutile insistere e gli proponiamo di cambiare per evitare che il loro lavoro non sia ripagato con il giusto reddito».

Lino e Stefano Boschetto, con Findus da trent'anni

Con Findus di padre in figlio

A Pontinia Stefano Boschetto, 37 anni, coltiva orticole per Findus oltre a pomodoro da industria, angurie e insalate per la IV Gamma nei 50 ettari dell’azienda di famiglia che ha ereditato dal padre Lino. E fu proprio quest’ultimo trent’anni fa a stipulare i primi accordi con la multinazionale dei surgelati. Una collaborazione che si è tramandata di padre in figlio, a dimostrazione che il sodalizio soddisfa entrambe le parti. «Oltre agli insegnamenti agronomici mio padre mi ha trasmesso la passione per questo lavoro, spiegandomi l’importanza di seguire da vicino tutte le colture come faceva lui – spiega Stefano – devo dire che quegli insegnamenti mi sono serviti e li applico ancora oggi con risultati più che gratificanti».

Orticole Findus, il mantra della sostenibilità - Ultima modifica: 2019-11-11T12:47:03+01:00 da Simone Martarello

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