Allarme peronospora nel Lazio, dove i danni stimati al raccolto dell’uva e alla produzione di vino vanno dal 20% fino al 90%. Le violente precipitazioni nelle scorse settimane, che si sono alternate ad ondate di caldo e siccità, non hanno risparmiato neanche il settore vitivinicolo, creando un ambiente fertile per la diffusione della peronospora.
Lo rende noto Coldiretti Lazio nel corso di una audizione in Regione, in cui ha chiesto di stanziare, tramite un fondo ad hoc o per mezzo di altri strumenti finanziari, risorse a sostegno del reddito degli agricoltori, a causa delle mancate produzioni, per evitare la chiusura di molte aziende e scongiurare la perdita di posti di lavoro. A rischio la produzione di molti vini pregiati del Lazio.
Sostegno immediato alle aziende
«La situazione è preoccupante - ha spiegato il presidente della Federazione regionale di Coldiretti, David Granieri - e il raccolto è quasi completamente compromesso. E’ necessario intervenire con un sostegno immediato alle aziende agricole e non solo alle cantine. I nostri agricoltori hanno bisogno di essere supportati».
Granieri ha poi sottolineato che misure come la distillazione di crisi, «non sono sufficienti e non arrivano agli agricoltori, coloro che hanno pagato il prezzo più alto di questo disastro ambientale e devono essere salvaguardati».
La mappa dei territori e dei vini distrutti dalla peronospora
Ai Castelli Romani sono andati distrutti i raccolti di oltre 900 ettari di terreno che hanno compromesso i vitigni della Malvasia, del Trebbiano, Sangiovese e Montepulciano e, tra le altre, le produzioni di vino Doc Frascati, Doc Castelli Romani, Doc Minori e Igt Lazio. In quest’area, spiega la Coldiretti, la distribuzione dell’infezione è ancora in evoluzione e il bilancio potrebbe essere anche peggiore di quello stimato tra il 20 e il 90%.
Stesse percentuali stimate a Rieti tra Magliano Sabina e le aree limitrofe, dove sono stati distrutti 100 ettari di vitigni Malvasia, Cabernet, Merlot, Sangiovese e Montepulciano, per la produzione del vino Colli della Sabina Doc.
Anche Latina ha risentito delle conseguenze della peronospora sui vitigni Merlot, Abuoto, Sangiovese e Trebbiano, ma anche la Malvasia con punte che vanno dal 50% tra Minturno e Itri fino a salire al 60% di Terracina e al 75% di Sabaudia, per arrivare all’80% di Aprilia, Cori e Cisterna di Latina.
E’ del 50% il calo stimato a Frosinone per il Cesanese del Piglio e Atina e Cabernet nelle zone di Piglio, Serrone, Anagni, Atina e Alvito.
A Viterbo si arriva al 90% di danni per l’Aleatico a Montefiascone, dove il Sangiovese cala al 70%, il Merlot al 50% e al 60% sia la Malvasia che il Trebbiano, mentre si stimano al 50% i danni per il Grechetto a Teverina, dove calano anche Chardonnay e Malvasia, entrambi al 40% e l’Aleatico al 50%, mentre a Vignanello cala del 60% il Ciliegiolo, il Greco e il Trebbiano, del 70% per il Sangiovese.
Le aziende rischiano li dissesto finanziario
«Il rischio - ha concluso Granieri - è quello di un dissesto finanziario per molte aziende, che quest’anno vedranno sfumare i loro raccolti e di conseguenza i loro redditi, a causa dell'impossibilità di vendere uva e di produrre vino. Tutto questo comporterà inevitabilmente un calo di occupazionale e la perdita di posti di lavoro per gli operatori del settore. Preoccupa anche una possibile riconversione dei terreni e l’abbandono di quelli non più proficui per le produzione, con tutto ciò che ne deriva in termini di tutela della biodiversità».