La Bolla segna la ripresa della difesa del pescheto

bolla del pesco
Deformazioni e bollosità fogliari causate da Taphrina deformans agente della Bolla del pesco
La difesa all’inizio della primavera risulta fondamentale. Per individuare il momento esatto in cui intervenire è buona norma monitorare il pescheto non appena le gemme iniziano a rigonfiarsi

La bolla del pesco, causata da Taphrina deformans, è la malattia che segna la ripresa delle attività di protezione del pescheto in quanto il fungo all’inizio della primavera riprende la sua attività patogenetica.

Proprio l’elevato adattamento di questo fungo alla pianta di pesco fa sì che questa fase coincida esattamente con la ripresa dell’attività vegetativa delle piante (fase fenologica di “rottura delle gemme”) permettendo al patogeno di trovare i primi tessuti verdi disponibili. Quando le gemme a legno si aprono mettendo a nudo i primi tessuti verdi, le piogge o le nebbie prolungate assicurano una bagnatura di almeno 15 ore e la temperatura si mantiene (fra 7 e 15 °C), il fungo germina e penetra causando infezione. Fino a quando non si sono differenziate le giovani foglie è sufficiente un periodo di nebbia prolungata per causare infezione in quanto il patogeno è a diretto contatto con i primi tessuti vegetali in differenziazione. Successivamente, è necessario l’effetto meccanico della pioggia per veicolare il patogeno sui nuovi germogli in allungamento.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Quando intervenire

Il contenimento della bolla del pesco può avvenire in due fasi ben distinte:

La fase autunnale-invernale, a partire dalla caduta delle foglie, è importante per ridurre il potenziale inoculo del fungo, che si redistribuisce sulla pianta grazie al suo comportamento saprofitario. In questa fase l’utilizzo dei Sali di rame rimane l’opzione migliore. Da tenere presente che, in quanto principio attivo ricadente nel gruppo dei “Candidati alla sostituzione” in base al Reg. Ue 1107/09, la quantità di sali rame che può essere distribuita all’anno è pari a 4 kg di ione Cu/ha all’anno.

La difesa all’inizio della primavera risulta tuttavia fondamentale. In questa fase è necessario individuare il momento esatto in cui le piante diventano suscettibili all’infezione fungina. Tale momento non è semplice da individuare in quanto la rottura delle gemme avviene scalarmente nel tempo (vi possono essere anche 2-3 settimane di differenza). Inoltre, una ulteriore difficoltà è data dal fatto che in uno stesso appezzamento vi possono essere diverse varietà di pesco con comportamento fenologico diverso. Pertanto, all’atto pratico, non appena le gemme iniziano a rigonfiarsi è buona norma monitorare il pescheto per determinare quando almeno un terzo del pescheto presenti porzioni apicali visibili.

Considerando che nessun fungicida è in grado di svolgere una attività curativa nei confronti di T. deformans, l’eventuale trattamento deve essere posizionato il più vicino possibile alla pioggia considerata infettante, prima della germinazione delle spore e la loro penetrazione all’interno dei tessuti vegetali. Se poi le condizioni climatiche permangono fresche e piovose, può essere necessario intervenire con un secondo trattamento a distanza di 2-3 settimane dal precedente fino alla fase di caduta petali. Da questo momento in poi e per altre tre settimane circa, saranno i giovani frutticini (specialmente nel caso delle nettarine) in accrescimento ad essere minacciati dalla bolla del pesco e a richiedere una protezione adeguata.

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I prodotti da utilizzare contro la bolla del pesco

I fungicidi di copertura più efficaci da utilizzare in questa fase sono captano (max 4 applicazioni/anno) e ziram (max 1 applicazione/anno). Non sono esclusi anche i Sali di rame, tuttavia, il loro periodo ottimale di impiego risulta essere quello autunnale. Fra i principi attivi endoterapici si può fare affidamento su dodina (max 2 applicazioni /anno) e i fungicidi appartenenti alla famiglia chimica degli IBE, difenconazolo, e tebuconazolo (in associazione con zolfo). Gli Ibe non possono essere applicati più di 4 volte all’anno indipendentemente dall’avversità controllata, mentre per il tebuconazolo le applicazioni vengono limitate a 2 all’anno. Fra i fungicidi ad azione di copertura il captano presenta, in confronto a ziram, una maggiore persistenza.

In biologico, in previsione di piogge o nebbie persistenti effettuare fino alla fase di prefioritura un intervento con sali di rame (efficaci anche nei confronti di corineo e batteriosi) eventualmente in miscela con zolfo oppure intervenire con polisolfuro di calcio (attenzione deve essere posta alle temperature basse per eventuali rischi di fitotossicità), distanziandolo di almeno 15 giorni da interventi con olio minerale.

La Bolla segna la ripresa della difesa del pescheto - Ultima modifica: 2024-03-08T08:10:30+01:00 da K4

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