Chi tocca l’agricoltura muore

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A pochi mesi dalle elezioni europee, l'editoriale di Terra e Vita n. 6/2024 invita politica e istituzioni ad affidarsi a scienza e ricerca per scrivere le regole dell'agricoltura sostenibile

Politica e istituzioni non sottovalutino le proteste degli agricoltori in corso in tutta Europa in queste settimane. La storia, si sa, non si ripete mai uguale a se stessa, però è importante conoscerla per interpretare il presente e progettare il futuro. Nel corso dei secoli molti dei più importanti cambiamenti delle forme di stato e di governo sono stati ispirati da rivendicazioni, anche violente, della classe contadina. In altri casi, le fortune di rivoluzioni, regni e nazioni, sono state decise, più che da lotte armate, da riforme agrarie che hanno migliorato le condizioni di vita di milioni di persone.

Nella Roma repubblicana il tentativo più famoso fu dei Gracchi. Finì con la vittoria dell’aristocrazia e la morte dei tribuni della plebe.

Ma, probabilmente, il primo seme dell’impero, che avrebbe ridotto il potere della classe senatoriale in favore di quella militare, è stato piantato allora. Nella seconda metà del Trecento, insurrezioni popolari partite dalle campagne sconvolsero Inghilterra e Francia (la jacquerie), ponendo le basi per la fine del Medioevo e l’inizio dell’era moderna.

In Cina, a metà del Novecento, la riforma agraria che concesse le terre ai contadini più poveri favorì la nascita della Repubblica popolare. In seguito, però, l’eccessivo controllo dello Stato sulle campagne produsse una pesante carestia. E di fatto obbligò il governo a virare sull’economia di mercato. Ancora, tra fine 2020 e inizio 2021, una massiccia sollevazione degli agricoltori indiani costrinse il governo Modi a ritirare tre proposte di legge che avrebbero esposto il settore alla speculazione sui prezzi.

La legislatura europea che sta per terminare sarà ricordata per una particolare attenzione della Commissione Ue alle politiche ambientali, raccolte nel Green deal, cioè quell’insieme di azioni da compiere per raggiungere la neutralità climatica del Vecchio Continente entro il 2050. Per ridurre le emissioni l’Europa ha chiesto al settore primario e a quello dell’auto i cambiamenti più radicali, da attuare in tempi relativamente brevi.

Anteprima di Terra e Vita 6/2024

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La Pac 2023-2027 obbliga a destinare almeno il 25% dei contributi del primo pilastro ad azioni ambientali: è l’esempio più evidente di queste politiche.

Gli ecoschemi sono impegni difficili da applicare, il cui effetto positivo sull’ambiente è incerto, mentre sicuro è il calo della produttività. Nel 2022 l’Ue aveva chiesto di tagliare gli agrofarmaci del 50% entro il 2030. Ma senza fornire alternative. Nei mesi scorsi anche il tentativo di equiparare gli allevamenti di bovini alle grandi industrie a livello di emissioni climalteranti e di destinare il 10% dei terreni coltivati al “ripristino della natura”. Proposte ritirate grazie al lavoro della Commissione agricoltura del Parlamento europeo e alle proteste scoppiate in molti Paesi dell’Unione. Di questi giorni pure la marcia indietro sul 4% di terreni a riposo, almeno per il 2024. Ripensamenti di certo ispirati anche dalle imminenti elezioni.

Da sempre Terra e Vita propone soluzioni agronomiche e tecnologiche per migliorare la sostenibilità economica e ambientale dell’agricoltura. Lo fa con il supporto della scienza e divulgando i risultati della ricerca.

Due consigliere che sembrano essere mancate a Bruxelles negli ultimi anni. L’auspicio è che la Commissione che si insedierà tra qualche mese continui a percorrere la strada giusta e obbligata della mitigazione ambientale, lasciando fuori dalla porta populismi e ideologie. Perché chi tocca l’agricoltura senza conoscerla muore, politicamente.


di Simone Martarello
giornalista Edagricole

Chi tocca l’agricoltura muore - Ultima modifica: 2024-02-16T11:41:28+01:00 da Simone Martarello

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