Cicaletta dei fruttiferi da specie secondaria a dannosa

Tettigetta brullei o cicaletta dei fruttiferi è una specie autoctona e ampiamente diffusa nei nostri ambienti che, negli ultimi anni, è improvvisamente diventata dannosa soprattutto su mandorlo e olivo. Come affrontarla

Negli ultimi anni l’agricoltura ha subito profondi cambiamenti mirati alla conservazione della biodiversità: inerbimenti, presenza di siepi, terreni messi a riposo. Purtroppo, quando l’aumento della biodiversità si intreccia con gli effetti dei cambiamenti climatici, può succedere che cambi il quadro fitosanitario e che specie secondarie e quasi sconosciute da agricoltori e tecnici, diventino improvvisamente dannose.

È il caso della Tettigetta brullei o cicaletta dei fruttiferi. Si tratta di una specie autoctona e ampiamente diffusa nei nostri ambienti, che, negli ultimi anni, è improvvisamente diventata dannosa.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Su mandorlo e olivo

Questa piccola cicala danneggia le piante in accrescimento di molte specie arboree ornamentali e frutticole con una particolare predilezione per il mandorlo. I danni vengono rilevati nella stagione calda, nel Nord Italia indicativamente nel mese di luglio, e sono dovuti alle ferite causate dall’attività di ovideposizione che bloccano lo sviluppo dei rametti giovani e spesso compromettono lo sviluppo corretto della pianta.

Sulle piante in produzione, invece, il danno è insignificante. Generalmente vengono danneggiate le piante di bordo o quelle isolate che vegetano in ambienti naturali e nei frutteti non professionali. In passato danni causati da cicala media (Cicada orni), da cicale più piccole del genere Cicadetta e da cicale di grandi dimensioni del genere Tibicina sono stati segnalati su olivo al Sud. Anche in questo caso il danno è stato provocato dalle punture di ovideposizione che hanno causato il disseccamento dei rametti e il deperimento di alcuni degli olivi posti a margine degli appezzamenti. Inoltre, le lesioni da ovideposizione sull’olivo, possono costituire una via per l’infezione di Pseudomonas syringae pv. savastanoi, agente della rogna dell’olivo.

Come riconoscerla

Sulle piante le ferite di ovideposizione sono molto evidenti anche se non sono ancora ben conosciute dagli agricoltori. Per avere una conferma della presenza della cicaletta è sufficiente aprire le ferite con la punta di un coltello per mettere in evidenza le piccole uova biancastre.

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Protezioni fisiche più efficaci

La lotta chimica sugli adulti è inapplicabile: le ferite di ovideposizione si rendono evidenti solo quando quasi tutte le femmine, che le hanno scavate, sono ormai morte. In caso di forti infestazioni di può tentare di ridurre la popolazione con una lotta di tipo meccanico, tagliando e bruciando i rametti infestati prima della schiusa delle uova. Ovviamente il danno rimane. Più promettenti sembrano essere l’impiego di protezioni fisiche (reti protettive, pacciamature ecc.) che hanno lo scopo di evitare il danno impedendo la risalita delle cicalette sulle piante o impedendo l’interramento delle larve. Sono allo studio anche applicazioni di nematodi entomopatogeni da impiegare sul terreno in occasione delle piogge per eliminare le larve svernanti.


LA BIOLOGIA

La cicaletta dei fruttiferi ha un ciclo biologico molto semplice; svolge una sola generazione all’anno e trascorre l’inverno come larva nel terreno sottostante le piante attaccate nutrendosi delle radici. In questa fase non crea particolari problemi alle piante. Completato lo sviluppo con l’arrivo dell’estate, le ninfe mature scavano una galleria verticale dalla quale, quando le condizioni climatiche sono favorevoli, escono di notte e vanno a fissarsi su supporti vari, tronchi di piante arboree o steli di piante erbacee. Gli adulti sono presenti nella stagione calda, nel Nord Italia indicativamente nel mese di luglio. In seguito, le femmine si accoppiano poi si portano sui rametti giovani e vi scavano delle camere nelle quali rilasciano le uova. Le neanidi, che sgusciano in autunno, dopo leggere piogge, si lasciano cadere nel terreno ove scavano gallerie alla ricerca di radici dalle quali succhiare la linfa. Le specie europee di cicale completano il loro sviluppo rimanendo nel terreno un numero di anni variabile, da 1 a 4. Per C. brullei mancano informazioni precise sulla durata del periodo larvale.

Cicaletta dei fruttiferi da specie secondaria a dannosa - Ultima modifica: 2023-09-18T10:22:20+02:00 da Roberta Ponci

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