Un altro settore agricolo messo oggi a dura prova dall'emergenza Coronavirus è il florovivaismo. Il blocco totale imposto con il Dpcm firmato ieri rischia di travolgere un comparto che raggiunge proprio in questo periodo, da marzo a maggio, il clou delle vendite e vale circa 2,5 miliardi di euro l'anno, di cui il 55% realizzato dai prodotti vivaistici (alberi e arbusti) e il resto da piante in vaso e fiori.
Lo segnala l’Associazione dei florovivaisti italiani che aveva tra l'altro «chiesto al Governo un’attenta riflessione sulle ripercussioni di ulteriori restrizioni nel Nord Italia per tutta la filiera della produzione di fiori recisi e piante in vaso». Un comparto che occupa una superficie di quasi 30mila ettari, conta 23mila aziende (con100mila addetti), di cui 14mila dedicate alla coltivazione di fiori e piante in vaso e 7mila ai vivai tra Liguria, Toscana, Campania, Sicilia e Puglia, le regioni più vocate.
Rischio di collasso per il comparto florovivaistico
«La questione sanitaria è di primaria importanza per il Paese - aveva detto il presidente dell’Associazione dei florovivaisti italiani, Aldo Alberto -, ma riteniamo, tuttavia, necessario che le istituzioni, prima di prendere qualsiasi provvedimento, pongano attenzione agli effetti di una chiusura totale delle Regioni del Nord per il settore florovivaistico, che per sua specificità ha una stagionalità molto breve e concentra quasi il 90% del suo fatturato fra i mesi di marzo e maggio».
Un blocco totale del Nord Italia, massimo bacino di utenza per il comparto, porterebbe al collasso tutta la produzione, con la necessità di un ricorso agli ammortizzatori sociali per la maggior parte dei lavoratori del settore.
L’associazione teme anche una crisi del sistema bancario, che finanzia la quasi totalità degli investimenti nel settore agricolo e florovivaistico.
Mati, Confagricoltura : raddoppio del bonus verde
«Anche le aziende del florovivaismo toscano - spiega, Francesco Mati, presidente della Federazione nazionale del florovivaismo di Confagricoltura - stanno subendo pesanti conseguenze e quindi, come per altri settori, anche noi chiediamo interventi ad hoc. Abbiamo bisogno che quello che non arriva dalla domanda privata possa essere compensato dalle istituzioni».
Per questo Mati chiede non solo una politica di promozione del prodotto italiano, ma anche che nel pacchetto di misure a sostegno dell'economia sia previsto il raddoppio del bonus verde per la realizzazione di giardini e terrazzi verdi che è attualmente al 35%. «Anche chi mette piante e fiori, sistema i propri giardini e terrazze deve poter avere uno sgravio fiscale simile”. Ne trarrebbero beneficio migliaia di aziende del settore del verde in Italia e tutti quei cittadini che volessero realizzare o ristrutturare il proprio giardino».
Allarme export per fiori e piante
Mati ha lanciato anche l'allarme su piante e fiori che in seguito alla psicosi legata al Coronavirus vengono rifiutati alle frontiere o messi in quarantena con interpretazioni restrittive di alcune dogane, in particolare provenienti da Liguria e Toscana, i due grandi distretti produttivi l’uno per piante aromatiche, in vaso, fiori recisi e fronde, l’altro per vivai.
«Il blocco dell’export di prodotti florovivaisti (tra l’altro deperibili) - ha spiegato Mati -è assurdo, pretestuoso, per motivazioni assolutamente false perché il Coronavirus non si trasmette attraverso le piante, neppure quelle aromatiche».
«Il comparto florovivaistico – ha aggiunto il vicepresidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura e presidente di Confagricoltura Liguria, Luca De Michelis - era in buona salute con trend di esportazione in crescita. Evidentemente il successo del Made in Italy di qualità, anche in questo settore, dà fastidio e c’è chi gioca scorrettamente. - I nostri produttori sono ingiustamente minacciati nei loro interessi economici, rischiano il tracollo delle loro imprese e minacciano proteste alle frontiere con la Francia. La situazione rischia di essere incandescente».