Fare network e condividere esperienze e buone pratiche agricole per tutelare al meglio cittadini e produttori confermando il ruolo centrale che le Indicazioni geografiche ricoprono per le economie e lo sviluppo dei territori. Con questo obiettivo le maggiori organizzazioni dei produttori di Indicazioni geografiche, in rappresentanza di migliaia di aziende, hanno condiviso, l’11 ottobre scorso, una “dichiarazione” da sottoporre al G7 dei ministri dell’Agricoltura in programma a Bergamo sabato 14 e domenica 15 ottobre.
Quattro i temi fondamentali su cui si basa la “dichiarazione di Bergamo”: la lotta alla contraffazione con il rafforzamento della tutela per consumatori e produttori, la cooperazione internazionale tra i distretti più evoluti delle Indicazioni geografiche e le aree dei Paesi in via di sviluppo, la sostenibilità e una maggiore trasparenza sul web. Per l’Italia l’accordo è stato condiviso da Aicig, Federdoc, Isit, assodistil, Afidop, Federdop, Fondazione Qualivita e Istituto Nazionale Grappa.
Le organizzazioni dei produttori chiedono quindi una maggiore attenzione ai Paesi del G7, una richiesta che vede l’Italia in prima fila, con oltre 800 Indicazioni geografiche, assieme a oltre 30 rappresentanze da 4 continenti (Africa, Asia America e Europa). Sono 8.500 le Indicazioni geografiche nel mondo di cui 1.036 registrate e protette, valgono complessivamente 70 miliardi di dollari e sono 64 i Paesi che hanno legiferato sulle Indicazioni geografiche.
“Con la Dichiarazione di Bergamo – ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, intervenendo in conference call al vertice - si delineano le sfide decisive per tutelare e promuovere il nostro patrimonio agroalimentare, definendo anche nuovi strumenti per la lotta alla contraffazione, i piani per una produzione sostenibile e il rilancio dei negoziati per la tutela legale dei marchi geografici. I 4 punti cardine della dichiarazione sono in linea con la nostra azione e, in qualità di Presidenza del G7 agricoltura, li assumo come punto di impegno. Vogliamo lanciare un segnale forte per ridare spinta ai sistemi di protezione multilaterali in un momento storico cruciale in cui assistiamo invece a un ripiegamento verso antiche logiche protezionistiche. Il solo modo per proteggere è integrare. Ecco perché è fondamentale lavorare insieme per regole forti in mercati aperti, tutelando le nostre produzioni di qualità agroalimentari che rappresentano anche una componente fondamentale dell’export. Servono nuovi strumenti di reciprocità, clausole di salvaguardia esigibili e autenticità dei prodotti Made in Italy sui mercati internazionali.
“Serve una strategia globale nella lotta alla contraffazione – ha sottolineato in particolare Andrea Olivero, vice-ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali - che deve essere combattuta su diversi livelli: c’è infatti l’imitazione, l’usurpazione e l’evocazione, quest’ultima la più difficile da contrastare ma stiamo lavorando per tutelare anche da queste espressioni. Il Governo non solo condivide, quindi, la Dichiarazione di Bergamo, ma la ritiene strategica per la salvaguardia di un patrimonio unico di eccellenze dell’agricoltura italiana”.
Proprio sulla protezione delle Indicazioni geografiche su Internet l'Italia si è dimostrata all'avanguardia grazie ad accordi siglati con le grandi piattaforme web per rimuovere i falsi prodotti di qualità certificata dagli scaffali virtuali, tutelando così il vero Made in Italy.