Fragola in coltura protetta, adottare alternative ai fumiganti

Teli stesi per la fumigazione localizzata di un fragoleto
1,3 dicloropropene e cloropicrina sempre più limitati e ridotti solo su poche colturee per pochi mesi. Sempre più necessario prendere confidenza con tecniche alternative di geodisinfestazione come solarizzazione e Anaerobic Soil Disinfestation

L’uso del nematocida 1,3 dicloropropene e del fumigante cloropicrina è stato revocato da diversi anni ma le due sostanze sono state comunque utilizzate in miscela, con autorizzazioni annuali in deroga, per usi di emergenza su un numero sempre più ristretto di colture, come la fragola, per le quali non erano disponibili ancora valide alternative.

Quest’anno però il provvedimento per l’1,3 dicloropropene ne autorizza l’utilizzo esclusivamente su terreno destinato alla semina o al trapianto in campo di melanzana, patata da seme, basilico, melone, per un periodo che va dal 28/04/2022 al 25/08/2022. Il decreto che autorizza l’uso in deroga della cloropicrina ne ha previsto l’impiego solo in terreni che dovranno ospitare lattughe e altre insalate, basilico ed erbe fresche e vivai di fragola.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Per il prossimo ciclo colturale della fragola in coltura protetta, pertanto, non sarà possibile fumigare con la miscela dei due prodotti a cui molti agricoltori si affidavano per la sanificazione del terreno prima del trapianto.

Le alternative di trattamento del terreno con prodotti chimici sono praticamente limitate all’uso dei fumiganti dazomet, metam-sodio e metam-potassio che una volta interrati rilasciano come prodotto della loro degradazione metil-isotiocianato e idrogeno solforato. I tre prodotti possono essere utilizzati solo una volta ogni tre anni sullo stesso terreno.

Fumigazione per ristoppio di un fragoleto

La solarizzazione

In questa situazione, la solarizzazione rappresenta una interessante alternativa alla fumigazione chimica per la fragola in coltura protetta. L’effetto solarizzante è ottenuto mediante la copertura del terreno da trattare con teli plastici che consentono l’effetto serra; i materiali più utilizzati sono i film di pe, ldpe, pvc o eva, con uno spessore di 0,03-0,05 mm.

Poiché il periodo più caldo e soleggiato va da luglio ad agosto conviene anticipare le operazioni per la solarizzazione. La copertura del terreno con il telo solarizzante dovrà protrarsi per almeno quattro settimane al fine di garantire un efficace trattamento termico (i risultati migliori si ottengono mantenendo i primi 30-40 cm di terreno a temperature non inferiori a 45-50 °C per circa 40 giorni).

Il terreno da solarizzare va ben lavorato almeno nei prima 30 cm, portato alla capacità idrica di campo prima di stendere i teli trasparenti e mantenuto umido per tutta la durata del trattamento mediante un impianto ad ali gocciolanti.

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L’uso della sostanza organica

Tecniche spesso utilizzate in integrazione alla solarizzazione prevedono l’aggiunta di alte quantità di sostanza organica (letame, pollina, sovesci) che decomponendosi libera calore e sostanze tossiche ad azione biocida. La tecnica nota con l’acronimo ASD (“Anaerobic Soil Disinfestation”) si basa sull’apporto di grossi quantitativi di ammendanti organici nei primi 25-30 cm di terreno e sulla loro degradazione in anaerobiosi ottenuta con la bagnatura del suolo ammendato.

Alcune specie vegetali (brassicacee e altre famiglie botaniche) per idrolisi liberano isotiocianati e nitrili, composti tossici ad ampio spettro d’azione. Prodotti commerciali a base di pellet o farine di semi deoleati di brassicacee possono essere distribuiti direttamente al terreno. Sono disponibili inoltre formulazioni di emulsioni concentrate contenenti i glucosinolati vegetali che possono essere distribuite per fertirrigazione mediante manichetta, rendendo possibile intervenire dopo la preparazione delle baule pacciamate.

Fragola in coltura protetta, adottare alternative ai fumiganti - Ultima modifica: 2022-06-29T09:37:48+02:00 da K4

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