Il latte spot, ossia il latte d'occasione libero dai contratti già stipulati dalla parte agricola e dalla parte industriale, oggi vale poco (calato del 14% a marzo rispetto allo stesso mese del 2019), ma se tra qualche giorno, come si prevede da più parti, dovessero aumentare le difficoltà alle frontiere con Germania e Francia che esportano latte in Italia, la situazione potrebbe capovolgersi. Ancora una volta sarebbe colpa, o merito, del coronavirus.
L'Italia, che copre il 75% circa del suo fabbisogno di latte, con circa 12 milioni di tonnellate di latte bovino munto in circa 30mila allevamenti, si troverebbe infatti senza la quota d'importazione. Ecco allora che il valore del latte spot nazionale potrebbe riprendersi e arrivare a valere oro secondo Matteo Lasagna, vice-presidente di Confagricoltura.
Oggi il prezzo del latte spot è ai minimi
Ad oggi il mercato del latte è in pieno terremoto, tra denunce di speculazioni e richieste di tirare il freno sulla produzione di latte, a fronte di partite che improvvisamente non possono più essere destinate alla consueta destinazione e devono trovarsi obbligatoriamente un altro sbocco (Terra e Vita ne ha già trattato qui).
Il valore della materia prima spot è sceso ora a 30-32 centesimi al litro. Sul libero mercato circolano però offerte a prezzi irrisori, di 22-23 centesimi al litro, che rappresentano delle vere e proprie tentazioni, ma rischiano di far saltare un sistema produttivo di grande valore, in particolare quello delle Dop dei formaggi stagionati.
Che cosa stava succedendo lo si era capito fin dai primi giorni di chiusura degli esercizi commerciali del canale horeca. I consumi di bar, ristoranti e mense anche scolastiche hanno fatto perdere una quota di consumi legati a questo canale e riconducibili ai formaggi freschi e freschissimi con ovvie ripercussioni su caseifici piccoli e medi specializzati in questo tipo di prodotti. Queste strutture hanno subito segnalato l'impossibilità a ritirare tutto il latte e invitato le stalle a ridurre la produzione, con conseguenze negative sul mercato del latte.
«Sembra che non ci sia latte in vendita sul mercato»
L'industria continua rispettare gli accordi presi con gli allevatori e sta pagando il latte quanto stabilito nei contratti di conferimento che sono stati stipulati tra le parti. Matteo Lasagna, vice-presidente di Confagricoltura nonchè produttore di latte, rassicura su questo punto, ma «il problema è che - fa notare - circcolano offerte vergognose di prezzo sul latte libero da contratti».
«Alcuni giorni fa qualcuno - aggiunge Lasagna - continuava a mandare lettere per spingere a ridurre la produzione nelle stalle perchè si faceva fatica a lavorare tutto il latte munto. Oggi sembra, invece, in base a quanto sostengono i grandi player dell'industria lattiero casearia in Italia, da Lactalis a Granarolo, che non si trovi neppure una cisterna di latte spot disponibile sul mercato».
«Ora c'è qualcuno che ci "sta giocando" - continua Lasagna- e abbiamo anche il timore che se veramente dovesse chiudere il canale horeca a livello europeo nei prossimi giorni per difficoltà alle frontiere ci potrebbero essere difficoltà di approvvigionamento del latte visto che l'Italia arriva al 75% del suo fabbisogno. Di questa quota di materia prima il 50% circa è trasformato in Grana Padano, Parmigiano Reggiano e altre grandi Dop. Ne resta quindi ben poco per altre destinazioni, ad esempio per latte Uht o prodotti freschi senza importazioni. Di conseguenza, tra due settimane, se il blocco alle frontiere dovesse essere confermato, il prezzo del latte potrebbe salire alle stelle».