L’olivicoltura in Toscana può ripartire grazie all’innovazione

Olivicoltura, la Regione Toscana lancia progetti integrati contro l'abbandono della coltura
Semia applica soluzioni digitali. Appago un protocollo di sostenibilità. Asiolbio modelli per la mosca. I tre progetti integrati di filiera sostenuti dalla Regione toscana i cui risultati sono stati presentati presso l'Accademia dei Georgofili

L’olivicoltura toscana sta attraversando un periodo di crisi le cui cause sono da ricercare nell’estrema frammentazione degli appezzamenti, in aree marginali e non meccanizzabili. Una condizione strutturale che ha portato ad un crescente abbandono degli oliveti o nei casi più fortunati alla loro cura da parte di agricoltori non professionali o di piccolissimi produttori incapaci di promuovere e commercializzare il loro prodotto. Negli ultimi anni sono così mancati gli investimenti e il rinnovo degli impianti a fronte invece di un mercato che chiede olio extravergine toscano.

L'incontro ai Georgofili

Integrazione di filiera

I progetti integrati di filiera PIF sono uno degli strumenti di sostegno che la Regione Toscana ha scelto per coinvolgere tutti gli attori presenti nella filiera, gli agricoltori, i vivaisti, i frantoi, le aziende di commercializzazione e non ultimi le strutture pubbliche e private che sviluppano innovazione e nuove conoscenze. Come ha spiegato Luciano Zoppi, rappresentante della Regione Toscana all’Accademia dei Georgofili il 10 dicembre scorso, nell’introduzione della giornata di presentazione dei risultati dei progetti finanziati dal bando 2015 e appena conclusi «L’integrazione è fondamentale per superare le criticità della filiera legate anche alla dimensione delle imprese, piccole e per questo in difficoltà nei rapporti con gli altri soggetti e con il mercato. Ma agire solo sul fronte degli investimenti non basta, per farli funzionare sono necessarie anche nuove conoscenze ed è favorendo l’integrazione e coinvolgendo anche le Università, gli Istituti di Ricerca, le Fondazioni e tutti i soggetti che svolgono attività di formazione e trasferimento dell’innovazione che il pacchetto di misure dei Progetti Integrati di Filiera permette di dare risposta a tutte le principali criticità che affliggono la filiera».


I tre progetti sono:

  • Progetto Semia : una piattaforma territoriale online di supporto alle decisioni DSS per la gestione delle patologie e degli insetti dannosi basata su una rete di centraline agro-meteo installate nella provincia di Grosseto;
  • Progetto Appago : protocollo sviluppato per un marchio di sostenibilità valicato da un Ente Terzo  (DNV);
  • Progetto Asiolbio : metodi di rilevamento e sistemi di previsione e modelli per la mosca dell’oliva.

 

Niente di peggio di un oliveto abbandonato

L’obiettivo è di individuare gli strumenti più adatti per migliorare la redditività del settore, diffondendo modelli di produzione e di coltivazione dell’olivo intensivi o semi-intensivi, più meccanizzabili e sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale, mantenendo le varietà locali, e adattando le pratiche agronomiche. Perché, su questo tutti i relatori della giornata sono stati d’accordo, la Toscana, non solo quella agricola, non può fare a meno dell’olivo e citando Franco Scaramuzzi «non c’è niente di più brutto di un oliveto abbandonato».

Il,recupero di un uliveto abbandonato

A descrivere gli strumenti e le risorse destinati ai progetti di innovazione e trasferimento nella filiera dell’olivo e dell’olio è Marco Toma, funzionario della Regione Toscana. La sotto-misura 16.2, attivata nei Progetti Integrati di Filiera o in altri strumenti di finanziamento come i Piani Strategici dei Gruppi Operativi previsti nel PSR 2014-2020, finanzia progetti per la verifica e il collaudo di specifiche innovazioni già messe a punto dalla ricerca, o anche l’adattamento e l’introduzione di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie già esistenti e collaudate in altri settori o in ambienti diversi.

Le risorse

Anche nella precedente programmazione 2007-2013 la misura 124 di trasferimento dell’innovazione aveva permesso di realizzare ben cinque progetti finanziati per il settore olivicolo e oleario, che avevano già allora portato a importanti innovazioni di prodotto e di processo in grado di valorizzare le caratteristiche nutrizionali dell’olio extravergine toscano o il riutilizzo dei sottoprodotti della frangitura e di promuovere processi e tecniche a basso impatto ambientale.

Le risorse del bando PIF 2015 destinate ai tre progetti 16.2 per il settore olivicolo – oleario (SEMIA, AppAGO e AsiolBIO) sui trentacinque finanziati, sono state circa 1,1 milioni di Euro sui 12,6 milioni di euro complessivamente destinati ai progetti di innovazione.

Venendo alla progettazione attuale nel 2017 il bando PIF è stato suddiviso in una parte agroalimentare con una disponibilità di 30 milioni e una forestale con disponibilità di 8 milioni di Euro. La misura 16.2, attivata per l’agroalimentare ha consentito di finanziare diciotto progetti oltre ad altri sette che sono stati ammessi più recentemente grazie all’allocazione di ulteriori risorse e allo scorrimento della graduatoria. Di questi ben otto sono relativi alla filiera olivicolo olearia, frutto della bontà della progettazione ma anche da una scelta politica della Regione che ha deciso di attribuire maggior punteggio e quindi priorità ai settori in sofferenza, che insieme a quello olivicolo sono la filiera cerealicola e quella zootecnica.” ha continuato Toma.

 

L’olivicoltura in Toscana può ripartire grazie all’innovazione - Ultima modifica: 2018-12-20T17:56:06+01:00 da Lorenzo Tosi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome