Nano accresce autonomamente sette differenti vegetali senza terreno, concimi e pesticidi. Le piante coltivate all’interno di Nano sono completamente isolate da insetti e inquinamento. Totalmente ecosostenibile, Nano conserva e depura acqua per un mese ed è costruito in acido polilattico derivato dagli zuccheri del mais, biodegradabile in 4 anni.
Uno dei punti forti di Nano è il poter riciclare il contenuto di acqua impiegato, che è solamente di 1,5 litri, per l’intero tempo di accrescimento. «Un sistema di pompe porterà l’acqua a semi e radici distinguendo i diversi dosaggi adatti a ciascun vegetale – spiega il 35enne Simone Cardillo che ha realizzato Nano e costituito la startup BioPile -. La tecnologia avanzata installata permette il controllo automatico del microclima attraverso delle sonde termiche e dei rivelatori di umidità e monitora la crescita delle piante, gestendo anche luce e ventilazione».
Ottimizzazione delle risorse e impronta sostenibile, gli asset di BioPile
Alla base del progetto, racconta Salvatore Cardillo, c’è la volontà di fare propri i principi della digital agricolture che spinge verso modalità di produzione e di gestione delle risorse altamente ottimizzate, intelligenti, personalizzate e connesse.
La startup BioPile, nata nel 2017, ha così sviluppato un dispositivo IoT (Internet of things) assemblabile in verticale alla cui base sono addizionate diverse celle di coltivazione, differenti per volume e dimensioni, per l’accrescimento idroponico automatizzato. «I vantaggi principali di questo tipo di coltivazione – sottolinea Cardillo - sono l’elevata qualità del prodotto, efficienza dei processi e la forte impronta sostenibile».
«Nano decide ed esegue in autonomia»
«Il software, che gestisce gli apparati elettronici presenti nel dispositivo, opera in maniera completamente automatizzata le varie funzioni meccaniche, chimiche e fisiche necessarie a ricreare, in ogni singola cella di coltivazione, il corretto microclima favorevole alla germinazione e alla crescita dei semi» spiega Cardillo.
L’aria all’interno di Nano viene più volte filtrata e ossigenata per essere al contempo utilizzata per il raffrescamento delle elettroniche interne e l’eliminazione della condensa sulle pareti verticali. La stessa acqua, che veicola nutrimenti ai semi, viene riciclata in un sistema interno di recupero, ossigenazione e nebulizzazione.
Il software progettato per Nano è autosufficiente e interconnesso al Cloud del produttore dal quale riceve costanti aggiornamenti circa i profili di accrescimento per una gamma sempre più vasta di vegetali e piante, e al quale, simultaneamente, trasferisce registri digitali di dati fisici (temperatura, umidità, ventilazione, livello dell’acqua nel serbatoio, percentuale di irrigazione) e chimici (livello del pH e percentuale di elettroconduttività). «Questo scambio di dati, settaggi, impostazioni, avviene in maniera silente e remota: l’utente – specifica Cardillo - può apprezzarne gli effetti in termini di comportamento dell’apparato e crescita della pianta. Il programma, infatti, attraverso una serie di sensori, è in grado di ricreare condizioni ottimali e idonee alla crescita, talvolta nettamente differenti da quelle dell’ambiente in cui l’apparato stesso viene collocato».
Nano può essere progettato anche su larga scala in serre idroponiche o su apparecchi modulari
Nano, come spiega Salvatore Cardillo durante la video intervista realizzata a Maker Faire Roma, può essere progettato anche su larga scala in serre idroponiche o su apparecchi modulari di 2,5 metri di altezza all’interno dei quali si posso collocare 25 o 50 piante per ogni piano di accrescimento: «Complessivamente possiamo allevare 300 piante in un 1mq, impiegando solamente sempre 1,5 litri di acqua. Ma forza della nostra tecnologia è che può essere espansa in ogni ambiente».
I profili di crescita delle piante sono selezionati in serra da ricercatori
Nano è in grado di configurarsi autonomamente, come un’antenna wifi, cerca la rete cui si collega più frequentemente lo smartphone dell’utente. «Basterà inquadrare, per qualche secondo, con l’obiettivo della fotocamera il QR Code presente sull’involucro protettivo per la decodifica. Un semplice gesto, una sorta di “imprinting” che darà a Nano molte informazioni, come per esempio, dove connettersi per avvisare l’utente sul livello dell’acqua presente nel serbatoio o su un eventuale blackout. Nei primi 57 secondi dal suo imprinting con la rete wifi – sottolinea Cardillo - Nano avrà già consultato l’intera libreria di profili di crescita BioPile, selezionati in serra e in laboratorio da esperti biologi e botanici, per poi scaricare esclusivamente il profilo del tipo di seme innestato».
Per dare l’avvio al Growing Protocol (protocollo di crescita), anche questa volta, sarà sufficiente inquadrare il codice QR del seme, venduto in un nido biodegradabile di lana di roccia e torba intriso di sostanze nutrienti e chiuso sottovuoto in una capsula di alluminio. Sarà poi Nano a decidere le giuste condizioni di crescita: se è opportuno raffrescare la camera di crescita, ritardare l’irrigazione o l’accensione della lampada e così via. «Nano è artificialmente intelligente, si connette e segue lezioni di botanica da esperti – conclude Cardillo -. E lo fa senza gravare sul consumo energetico. Un Nano al massimo della funzionalità consuma tra i 30 e i 32 Watt/h: 1/3 di una lampadina tradizionale».