Nucleare, la preoccupazione del mondo agricolo per i siti di stoccaggio

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Un deposito di scorie radioattive in Francia
Doccia fredda dopo la pubblicazione dell'elenco delle 67 aree della Penisola potenzialmente idonee a ospitare depositi di scorie radioattive provenienti dalle centrali in dismissione ma anche dal mondo civile e ospedaliero

C'è preoccupazione nel mondo agricolo dopo che Sogin, l'azienda di Stato incaricata di smantellare le centrali nucleari italiane, ha reso nota la lista dei 67 siti potenzialmente idonei a ospitare le scorie radioattive provenienti dalle centrali in dismissione ma anche da rifiuti ospedalieri. Coinvolte sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia e otto macro aree. In queste zone dovrà essere realizzato il deposito nazionale che inizialmente dovrà contenere 78mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e successivamente anche 17mila metri cubi ad alta attività. Il percorso sarà lungo, ma subito sono arrivate le proteste delle zone interessate. Preoccupazione e sconcerto sono stati espressi da tutte le principali organizzazioni agricole.

Qui la mappa delle aree nel dettaglio

Piemonte, Carmagnola si ribella

In Piemonte sono 8 le aree individuate quali possibili siti per i depositi delle scorie
nucleari. Due nel Torinese, sei in provincia di Alessandria. Il primo no deciso delle istituzioni all'ipotesi di ospitare i rifiuti viene dal Comune di Carmagnola - a una trentina di chilometri da Torino e area agricola della provincia - inserito nella Carta nazionale con un'area di 165 ettari. «Non siamo stati informati preventivamente - è l'accusa della sindaca, Ivana Gaveglio - è una situazione assurda e siamo determinati a dimostrare la non idoneità dell'area individuata e a proteggere il territorio carmagnolese e i suoi abitanti». La sindaca lancia un appello «a tutte le forze politiche, associazioni di categoria e a tutti i cittadini di affiancarci in questa battaglia».
Il vicesindaco della Città Metropolitana, Marco Marocco, ha convocato una riunione urgente con i sindaci di Carmagnola, Caluso Mazzè e Rondissone, i tre comuni coinvolti nella Carta nazionale per il deposito nucleare.

Nell'Alessandrino la preoccupazione è espressa dalla Coldiretti provinciale: «La scelta del deposito - dice il presidente Maro Bianco - deve tutelare la forte vocazione agricola del nostro territorio, dove vengono prodotti grano, nocciole, vini, ortaggi. Servono necessarie garanzie di sicurezza e forte attenzione al consumo di suolo».
Nella provincia di Alessandria tra le ipotesi c'è un'area di 828 ettari, a cavallo tra il capoluogo, Castelletto Monferrato e Quargnento.

Anche Cia Alessandria ha espresso forte preoccupazione per bocca del presidente Gian Piero Ameglio e del direttore Paolo Viarenghi.

Per Confagricoltura Piemonte è opportuno che per nuovi siti di stoccaggio di scorie nucleari si guardi altrove. "Non si tratta di una chiusura pregiudiziale, ma oggettiva - scrive l'organizzazione in una nota - per cui ci sentiamo pienamente legittimati a dire: non solo nel nostro giardino! Non possiamo pensare di tutelare l’agricoltura di qualità e la memoria del paesaggio trasformando il nostro territorio in area vocata allo smaltimento di scorie nucleari".

La professionale fa notare che in Piemonte ci sono già tre siti dove hanno sede quattro impianti rappresentativi di tutto il ciclo del combustibile nucleare: impianto ex FN-Sogin di Bosco Marengo, impianto Eurex-Sogin di Saluggia, Deposito Avogadro di Saluggia e Centrale Nucleare “E. Fermi” - Sogin di Trino vercellese.

Toscana, nucleare in Val d'Orcia?

Netta anche la posizione della Toscana, dove le aree individuate per ospitare i siti sono due: Trequanda e Pienza (SI) e a Campagnatico (GR). A esprimere il proprio "no" sono sia degli esponenti delle istituzioni regionali che del mondo agricolo.

«È contraddittorio – ha detto il presidente della Regione Eugenio Giani - valorizzare scenari paesistici che come nel caso della Val d'Orcia diventano patrimoni mondiali dell'Unesco e prevedere poi depositi di scorie di materiale radioattivo nucleare, pur frutto di lavorazioni medicali. Sono convinto che il Governo si ricrederá sull'utilità di scelta ipotizzata in aree dove la bellissima Trequanda ai confini della Val d'Orcia o l'affascinante Campagnatico immerso nei tratti più belli della Maremma costituiscono un valore ambientale unico al mondo».

Di «eventualità assolutamente inaccettabile ed improponibile» parla invece il presidente di Cia Toscana Luca Brunelli. «Ci opporremo con qualunque mezzo e in qualunque sede per difendere il territorio toscano dalla minaccia di due siti di scorie nucleari».

Anche il Consorzio di tutela del Vino Orcia promette «una durissima opposizione» se il territorio dell'Orcia non sarà escluso dall'ipotesi del progetto Sogin di creare un deposito di rifiuti nell'area dove nascono vini Doc e Docg. Uno dei 23 siti proposti è proprio al centro dell'area di produzione della denominazione per un insediamento largo 178 ettari di cui 110 destinati a ospitare le 90 costruzioni in calcestruzzo che racchiuderanno 78mila metri cubi di rifiuti.
«Sbalordisce e indigna – ha detto la presidente del Consorzio Donatella Cinelli Colombini – l'idea di individuare nel territorio della Doc Orcia, dove c'è il paesaggio agricolo più preservato e bello del mondo, una qualsiasi forma di discarica. La Valdorcia – ha aggiunto – è iscritta dal 2004 nel patrimonio dell'Umanità Unesco grazie all'integrità di un contesto storico, culturale e ambientale di enorme pregio».

Lazio, tutelare le numerose Ig

Tra i Comuni individuati nella provincia di Viterbo potenzialmente idonei nel Lazio ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari secondo la carta Cnapi figurano Ischia di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Tessennano, Tuscania, Tarquinia, Arlena, Piansano, Arlena di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Gallese, Corchiano.

«È fondamentale avviare un processo trasparente per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi – spiega il presidente di Coldiretti Lazio David Granieri – una scelta che deve tutelare innanzitutto la vocazione dei territori. Il sistema agricolo del Lazio rappresenta una grande risorsa con la qualità e le tradizioni della sua agricoltura. La nostra regione è al quinto posto in Italia per numero di marchi di indicazione geografica, con 65 riconoscimenti ed è il primo anello di una filiera agroalimentare che comprende la trasformazione alimentare».

Puglia, Emiliano: «Netta contrarietà»

«Apprendiamo a cose fatte e a distanza di anni dell'inclusione di alcuni comuni pugliesi e lucani tra i siti in cui stoccare residui radioattivi. È ferma e netta la contrarietà della Regione Puglia a questa opzione. I nostri sforzi verso un modello di sviluppo improntato sulla tutela dell'ambiente e della salute sono noti a livello internazionale. Non si può imporre, ancora una volta, scelte che rimandano al passato più buio, quello dell'assenza della partecipazione, dell'umiliazione delle comunità, dell'oblio della storia e delle opportunità», ha detto il presidente della regione Puglia Michele Emiliano.

Anche Cia Puglia si è detta contraria alla realizzazione di siti di stoccaggio di scorie radioattive, facendo sapere che "non lascerà da sole le comunità di Gravina di Puglia, Altamura e Laterza. Sono aree che esprimono potenzialità di rilievo dal punto di vista agricolo, agroalimentare, zootecnico e turistico - scrive l'associazione in una nota - se sarà necessario, chiameremo alla mobilitazione il mondo dell’agricoltura, un mondo la cui dote primaria è lo sviluppo del comparto primario e della green economy”.

“La Puglia, negli ultimi 15 anni ha lavorato molto e bene alla formazione e al consolidamento di un’immagine che, finalmente, punta sulle proprie risorse tradizionali e innovative legate indissolubilmente al comparto primario, alla trasformazione delle proprie eccellenze agroalimentari e all’integrazione tra agricoltura, enogastronomia e turismo - ragiona l'organizzazione - interrompere o inficiare questo percorso sarebbe una follia”.

Basilicata e il rischio sismico

Anche in Basilicata la contrarietà è netta. «Siamo fortemente contrari a questa scelta sia per oggettive ragioni tecniche in quanto non si possono allocare rifiuti nucleari in zone altamente sismiche, sia per ragioni di opportunità - ha detto il presidente della Regione Vito Bardi - la Basilicata ha già dato al Paese con i suoi giacimenti petroliferi e non possono aprirsi altre ferite che possano mettere in serio pericolo il destino di questa regione. Non si possono chiedere ulteriori sacrifici ai lucani. Per questa ragione ci opporremo con ogni mezzo a questa ipotesi, già proposta qualche anno fa e poi fallita grazie a una grande mobilitazione dei lucani».

Sicilia, secco no della Regione ai quattro siti individuati

«Le quattro aree presentano caratteristiche fisiche, geomorfologiche, sismiche, culturali, infrastrutturali, ambientali e naturalistiche che risultano essere incompatibili con la proposta della loro individuazione quali possibili sedi del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi». È quanto si legge nella delibera approvata dal governo Musumeci che reputa «assolutamente non idonei» i quattro siti individuati dal Cnapi in Sicilia. La linea del governo è stata ribadita dall'assessore regionale all'Ambiente, Toto Cordaro, durante un'audizione in commissione Territorio dell'Assemblea siciliana.

Coldiretti, tutelare vocazione agricola delle aree

«La scelta dei luoghi idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari deve tutelare la
vocazione dei territori, in un Paese come l'Italia che può contare sull'agricoltura più green d'Europa». Così il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare l'importanza di un processo trasparente per la necessaria messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, in riferimento alla pubblicazione della Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente
idonee.

«Le necessarie garanzie di sicurezza - precisa Prandini - vanno accompagnate da una forte attenzione al consumo di suolo, evitando nuovi insediamenti con il riutilizzo e la bonifica di aree industriali dismesse. L'allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate in modo da ridurre la dipendenza dall'estero e creare nuovi posti di lavoro».

Nucleare, la preoccupazione del mondo agricolo per i siti di stoccaggio - Ultima modifica: 2021-01-05T18:19:38+01:00 da Simone Martarello

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