Performance di sostenibilità per ottenere finanziamenti

sostenibilità
Ancora al palo la possibilità di vendere o comprare crediti di carbonio. I parametri per valutare l’impronta ambientale delle aziende agricole sono difficili da oggettivizzare. Un aiuto può arrivare dalla nuova Pac

Come noto l’agricoltura è un settore No Emission Trade Scheme, cioè non possiede uno schema certificato, né tanto meno norme cogenti che prescrivano la compensazione delle emissioni con acquisto di crediti di carbonio. Stante tale carenza sistemica, ogni possibile adeguamento o miglioramento nella concessione del credito attraverso modalità premianti la sostenibilità ambientale o sociale non può essere che una scelta specifica e volontaria del prestatore di denaro. Secondo lo stesso principio, la valutazione per la concessione del credito può essere quindi integrata con indicatori che valorizzino il comportamento ambientale e sociale di un’azienda agricola, premiando le controparti con migliori condizioni di tasso.

Gli indicatori Esg

Lo schema proposto è pertanto legato a una valorizzazione degli indicatori Esg (Environmental, social and governance) ovvero impatto su ambiente, impatto sui rapporti sociali nella comunità di appartenenza, sulla sicurezza sul luogo di lavoro e sulle modalità di gestione dell’azienda (governo di impresa).
I tre driver sono assimilabili a percorsi che portano l’impresa verso l’adesione al tema della sostenibilità secondo un approccio che appunto valuti sia come l’azienda agricola si pone nei confronti dell’ambiente, e cosa fa per non danneggiarlo, sia come questa conduca la propria attività nel rispetto di dipendenti, fornitori e clienti. Favorendo per loro la creazione e la diffusione di valore.

Pertanto, in via unilaterale i prestatori di denaro, in primis gli istituti di credito, decidono se privilegiare le aziende agricole che adottano tali comportamenti e avviano i progetti di transizione. Non vi è infatti alcun legame a schemi di compensazione né tanto meno alle prescrizioni della tassonomia Ue, che preveda l’agricoltura come settore ascrivibile a un impatto ambientale, come tutti gli altri del resto, ma nello specifico non definisce con quali metodi e strumenti si possa eventualmente incidere sull’impatto ambientale agricolo.

Agricoltura discriminata?

Centrare la politica creditizia in agricoltura su questi aspetti consente quindi di portare all’attenzione del mercato una modalità di intervento che lega la sostenibilità a un approccio multilaterale, come richiesto in via di principio dagli schemi Esg. Tuttavia, ogni attività legata ad aspetti di adattamento/mitigazione rischio climatico, gestione rifiuti, gestione del ciclo delle acque, economia circolare e prevenzione dell’inquinamento, cioè tutti i punti previsti dalla tassonomia Ue e dai dispositivi collegati, sono conseguiti per tutti i settori, in un approccio di processo, non prettamente settoriale.
Pertanto, si privilegia una lettura unilaterale, con l’unico criterio adeguato a discriminare una certa popolazione di aziende rispetto a un’altra, le condizioni favorevoli in termini di tasso.

È evidente che non sarebbe possibile strutturare un approccio che vertesse indiscutibilmente sul merito creditizio. Con la possibilità di introdurre questa valutazione entro un sistema che non permette di valorizzare i cosiddetti punti critici, o meglio indicatori, rispetto alla concessione o meno di credito.
Il sistema andrebbe in crisi proprio perché la fondatezza della discriminazione non sarebbe decisamente coerente. Non sarebbe possibile non concedere credito sulla base della non corrispondenza di certi parametri che non sono previsti nel modello di rating di ogni prestatore. Questi parametri, infatti, sono finanziari, patrimoniali, persino andamentali rispetto al rapporto fiduciario di credito.
Pertanto la creazione di un sistema creditizio all’agricoltura che includa aspetti di sostenibilità viene a definirsi con il ricorso a legittimazioni esterne. In tale progressione assume un ruolo determinante lo scenario regolamentare prodotto dalla Politica agricola comunitaria.

La politica agricola comunitaria

In questo framework normativo stanno i criteri da utilizzare per ottemperare a una classificazione delle aziende agricole, ascrivibili o meno a ricevere condizioni di tasso favorevoli. Non si tratta di imporre un credito basato esclusivamente sul rispetto dei criteri di sostenibilità, posto che dovrebbero prima di tutto essere definiti degli standard, ma si evidenziano modalità di miglioramento del rapporto, a favore di una sostenibilità del credito.
Le norme della Pac hanno l’effetto di orientare le aziende agricole verso pratiche di sostenibilità. Si pensi agli ecoschemi per la tutela ambientale e alla stessa condizionalità. Ma anche all’articolo 14 del Reg Ue 2015/2021 che indentifica la condizionalità sociale. Quindi, effetto immediato sulla lettera “S” dell’acronimo Esg.
Il credito all’agricoltura, come noto, è un credito di scopo, finalizzato. Diventa un modo per programmare l’attività a servizio dei uno dei fattori della produzione. Migliorarlo con un approccio alla sostenibilità significa dotarlo di strumenti maggiormente adatti alla valorizzazione ancora più marcata dalla programmazione a lungo termine, in piena coerenza con il ritorno sul capitale e la sua tenuta patrimoniale. Quindi la sostenibilità a tutto tondo dal lato del capitale, del territorio e del lavoro. Fino a una concreta e reale valorizzazione dei servizi ecosistemici per la collettività.
Un approccio del genere consente di rivalutare finalmente il ruolo tripartito di capitale, lavoro e terra. Con quest’ultimo fattore che torna al centro dell’interesse economico e sociale, come fase programmabile.

Da troppo tempo, infatti, si parla di capitale e lavoro, senza menzionare la terra. Scomparsa dall’interesse generale può ora tornare al centro del dibattito come luogo e modello per un credito sostenibile e duraturo, di nuovo programmatorio. Torna come momento di valorizzazione delle attività ecosistemiche ma anche come piattaforma sulla quale si può incentrare la sostenibilità: tutela dell’ambiente, presenza sociale, pratiche di governo responsabili che integrano tutti i fattori.


1Gli ecoschemi dell’Italia

Il Reg. Ue 2021/2115 prevede che gli Stati membri attivino un sostegno a favore dei regimi volontari per il clima e l’ambiente (“regimi ecologici”) a cui destinare almeno il 25% delle risorse del Psp. L’Italia ha scelto di attivare cinque ecoschemi, con una dotazione finanziaria di 875,5 milioni di euro l’anno.
Eco 1: riduzione dell’antimicrobico resistenza e per il benessere animale (41,5% dei fondi); Eco 2: inerbimento delle colture arboree (17,8% dei fondi); Eco 3: salvaguardia olivi di valore paesaggistico (17,2% dei fondi); Eco 4: sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento (18,6% dei fondi); Eco 5: misure specifiche per gli impollinatori (5% dei fondi).


2Misurare l’impatto

Il Reg Ue 852/2020 stabilisce i criteri per determinare se un’attività economica possa considerarsi ecosostenibile, al fine di individuare il grado di ecosostenibilità di un investimento. L’articolo 9 del regolamento elenca quali sono gli obiettivi ambientali in base ai quali definire un investimento ecosostenibile:
a) la mitigazione dei cambiamenti climatici;
b) l’adattamento ai cambiamenti climatici;
c) l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine;
d) la transizione verso un’economia circolare;
e) la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento;
f) la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

Performance di sostenibilità per ottenere finanziamenti - Ultima modifica: 2024-07-19T07:26:50+02:00 da Roberta Ponci

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