Pericoltura in ginocchio, Futurpera slitta a marzo

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    Finché le istituzioni non sbloccheranno i ristori per affrontare la situazione attuale, i principali attori del comparto ritengono non ci siano i presupposti per lo svolgimento del salone, nato proprio per condividere soluzioni innovative volte a superare le criticità del settore

    La pericoltura è probabilmente il comparto frutticolo più in crisi. Un vaso di cartapesta in mezzo a tanti vasi di coccio, per parafrasare Manzoni, dato che tutta la frutticoltura italiana è alle prese con una congiuntura negativa, fatta di calamità atmosferiche e fitopatie che compromettono i raccolti e di un calo dei consumi dovuto anche al rialzo dei prezzi a causa dell'inflazione. Ma la pericoltura ha il fiato corto da tempo, tanto che in pochi anni si sono persi 5.000 ettari di coltivazioni e così Futurpera, l'expo in programma il 29 e 30 novembre a Ferrara, slitta al 6 e 7 marzo 2024, «in attesa che arrivino rassicurazioni e risorse dai decisori politici per il rilancio del comparto» afferma il presidente di Ferrara Expo Andrea Moretti.

    La rinuncia di Unapera e Oipera

    Una decisione, quella di rinviare Futurpera, arrivata poche ore dopo l'annuncio da parte del consorzio Unapera e dell'Organizzazione interprofessionale pera di rinunicare alla partecipazione alla fiera. «Riteniamo non vi siano le condizioni necessarie per ritrovarsi a Futurpera alla fine di novembre» è stata la frase lapidaria, affidata a un comunicato stampa del presidente del Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna Igp Mauro Grossi, di Unapera Adriano Aldrovandi e dell'Oi Thomas Brandstaetter.

    Sul fronte produttivo e commerciale, infatti, si sta consumando la campagna più difficile di sempre - si legge nella nota - ma grazie alla nascita dell’Aop Unapera, allo sviluppo dell’Igp e alla ricerca messa in campo anche grazie all’Oi, i produttori della regione, per quanto è nelle loro possibilità, stanno reagendo per arginare l’emergenza e programmare un rilancio.

    La perdita di oltre 5.000 ettari di coltivazione in pochi anni a seguito della mancanza di reddito è stata di stimolo per compattare gran parte del mondo pericolo all’interno della nuova Aop. L’aggregazione, poi, ha permesso di dare nuovo slancio alla ricerca di soluzioni agronomiche adeguate alle modificate condizioni colturali e di rilanciare l’uso dell’IGP ma – dopo aver perso quest’anno il 70% della produzione a seguito delle calamità climatiche occorse fra primavera ed estate – senza un piano di aiuti per far fronte al contingente, i pericoltori non possono resistere e dare corpo al piano di rilancio, già in cantiere grazie alle provvidenze dell’Ocm e al supporto della Regione Emilia Romagna con il Psr.

    Servono aiuti immediati per salvare cinquemila aziende

    Senza interventi immediati, il primo comparto della frutticoltura dell’Emilia Romagna, che coinvolge circa 5.000 imprese agricole e dà lavoro a un indotto da 15.000 addetti, è destinato alla resa, coinvolgendo tutta la pericoltura nazionale, visto che l’Emilia Romagna è di gran lunga ancora la regione di riferimento.

    «Da diversi mesi si parla di un piano di ristori – spiegano i tre presidenti – ma, finora, nulla si è concretizzato e, oramai, per i produttori è scaduto il tempo per capire cosa fare la prossima stagione, affermano i tre presidenti. “Senza un disegno per oggi non ha senso ritrovarsi a Futurpera per pensare a cosa fare nei prossimi anni, poiché mancano i presupposti su cui ragionare. Meglio attendere qualche mese, possibili occasioni non mancano, nella speranza che le Istituzioni riescano a sbloccare la situazione. Per ora è più proficuo concentrarsi sulla gestione di questa difficile campagna».

    Pericoltura in ginocchio, Futurpera slitta a marzo - Ultima modifica: 2023-10-25T16:21:51+02:00 da Redazione Terra e Vita

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