Pomodoro da industria: al Centro-Sud preoccupazioni e incertezza

    pomodoro industria centro sud
    A febbraio primi contatti fra produttori e trasformatori, ma l’aggravio crescente dei costi di produzione ha lasciato tutto in alto mare. Le valutazioni di Cia di Capitanata e Anicav

    Per la definizione del Contratto quadro d’area per la gestione della prossima campagna di trasformazione del pomodoro da industria nel bacino Centro-Sud Italia è ancora tutto in alto mare.

    È noto che ogni anno la firma del contratto da parte delle organizzazioni degli agricoltori e dei trasformatori avviene in tempo di trapianti, ad esempio nel 2021 a fine maggio. Ma quest’anno, benché l’interlocuzione fra le parti sia stata aperta già a febbraio, nessuno ipotizza se, quando e a quali condizioni si firmerà un contratto.

    Pomodoro industria centro-sud: primo incontro infruttuoso

    pom industria
    A febbraio primo incontro fra le parti, ma la crescita vertiginosa dei costi di produzione ha lasciato tutto in alto mare

    A metà febbraio le delegazioni provinciali foggiane di Cia Agricoltori italiani, Coldiretti e Confagricoltura avevano convocato un incontro fra produttori agricoli, parte industriale e organizzazioni agricole per cominciare a trovare la via di un accordo.

    La Cia di Capitanata, in un proprio comunicato che comunque rappresentava gli “umori” generali degli agricoltori foggiani e delle loro diverse organizzazioni, sosteneva che “i prezzi riconosciuti nel 2021 alle aziende agricole sono stati troppo bassi. Per decidere se trapiantare oppure no, i produttori hanno diritto di sapere quanto verrà pagato il pomodoro da industria nella campagna 2022; a quanto ammonta la produzione ancora in magazzino, quali e quante potranno essere le superfici coltivate e le quantità di prodotto che permetteranno un punto di equilibrio soddisfacente e sostenibile tra le parti per la campagna 2022”.

    Cia Capitanata, già da febbraio previsioni negative

    Il comunicato della Cia di Capitanata articolava previsioni molto negative per la prossima campagna. “Le incognite sui prezzi da una parte e il rincaro forsennato dei costi di produzione dall’altra: questi sono i due fattori principali che, secondo le imprese e le organizzazioni sindacali degli agricoltori, potrebbero portare a una riduzione del 20-30% delle superfici coltivate a pomodoro per la stagione che si aprirà con i prossimi trapianti”. E poi ricordava che “a oggi la parte industriale non ha ancora fornito il dato sulle scorte di pomodoro al 31 dicembre 2021. A Foggia si producono ogni anno non meno di 23 milioni di quintali di pomodoro. Gli imprenditori agricoli hanno diritto a essere messi nelle condizioni di programmare gli investimenti avendo tutti gli elementi sui quali fare un’analisi costi-benefici, soprattutto alla luce dei rischi crescenti ai quali sono esposti e rispetto a calamità e aumenti dei costi di produzione”.

    Sulle questioni messe in evidenza dalle aziende agricole “occorre trovare un punto di in contro, riequilibrando la bilancia dei rapporti di forza”, chiedeva la Cia. Sostenendo altresì che, “facendo questo, i vantaggi di una stagione del pomodoro improntata a maggiore equità e trasparenza sarebbero per tutti”.

    Ferrandino (Cia): «Dopo un mese è tutto cambiato!»

    Michele Ferrandino

    A distanza di un mese la situazione è però «totalmente peggiorata», commenta adesso il presidente della Cia Agricoltori italiani di Capitanata, Michele Ferrandino.

    «Nelle condizioni in cui, a metà marzo 2022, gli agricoltori si trovano a operare, è assolutamente improponibile mettersi a coltivare pomodoro da industria al Centro-Sud.

    I prezzi letteralmente schizzati alle stelle di tutti i mezzi tecnici agricoli necessari per coltivarlo impediscono persino di pensare all’eventualità di trapiantare qualche ettaro. Quale prezzo dovrebbero chiedere gli agricoltori? 15, 16, 20 centesimi al chilo di pomodoro? E se anche lo facessero, i trasformatori sarebbero disposti a pagare tali prezzi? Con i costi di produzione di un mese fa, come il gasolio a 1,65 €/litro, per coltivare un ettaro di pomodoro da industria erano necessari almeno 12.500 €/ha, sperando in un’annata non troppo siccitosa, in cui, quindi, non sia necessario un ricorso eccessivo all’irrigazione, come è purtroppo accaduto nel 2021!

    Adesso, dopo un mese, quel costo totale è vecchio, superato: i prezzi di tutto, gasolio, olio combustibile, ricambi, agrofarmaci, fertilizzanti e così via, sono aumentati dal 50% all’80%. E fra un mese che cosa accadrà? In queste terribili condizioni, chi si mette a trapiantare senza farsi i conti in tasca? Chi investe cifre notevoli senza alcuna certezza di guadagno?».

    De Angelis (Anicav): «Situazione molto complicata»

    Giovanni De Angelis

    Domina quindi l’incertezza, che appare evidente anche nelle parole del direttore generale dell’associazione di riferimento dei trasformatori, l’Anicav, Giovanni De Angelis. 

    «Nel bacino del Centro-Sud l’interlocuzione con la parte agricola è in corso. C’è accordo di massima sull’impianto contrattuale mentre resta ancora aperta la discussione sul prezzo di riferimento a causa del clima di incertezza legato in particolare ai rincari generalizzati che l’intera filiera sta subendo.

    Per quanto riguarda l’industria, il problema principale, che va ad aggiungersi ai rincari generalizzati che stiamo già subendo, è il costo dell’energia, in particolare del gas metano, il più utilizzato nei nostri stabilimenti, che provoca grandi incertezze anche sui budget per la prossima campagna. Da parte nostra c’è come sempre la disponibilità a discutere e tenere in considerazione le difficoltà del mondo agricolo, ma ogni decisione dovrà per forza di cose essere economicamente sostenibile anche per l’industria, al Nord come Sud.

    Deve essere molto chiaro che questa è una situazione particolare e molto complicata per tutti gli attori che hanno la responsabilità da un lato di fare quadrare i conti e dall’altro di salvaguardare la filiera più importante dell’industria italiana dell’ortofrutta trasformata, in termini sia di fatturato, sia di export».

    Pomodoro da industria: al Centro-Sud preoccupazioni e incertezza - Ultima modifica: 2022-03-15T22:51:55+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

    LASCIA UN COMMENTO

    Per favore inserisci il tuo commento
    Per favore inserisci il tuo nome