Progetti integrati di filiera, l’unione fa la forza

progetti integrati di filiera
Bilancio positivo per i Pif finanziati con i Psr. Lazio, Emilia-Romagna e Toscana le regioni che hanno investito più risorse. Ortofrutticolo, lattiero-caseario e vitivinicolo i comparti più attivi

Nonostante le tante eccellenze del made in Italy agroalimentare, le filiere nazionali vivono situazioni differenziate soprattutto come conseguenza delle ridotte dimensioni che vincolano le imprese in termini di competitività, accesso al mercato e valorizzazione delle produzioni. Bisogna infatti considerare che frammentazione e piccola dimensione incidono diversamente sulle fasi a monte e a valle della filiera, generando squilibri nelle relazioni contrattuali tra le parti e aggravando i problemi di conflittualità verticale nella catena agricoltura-industria-distribuzione. In tale contesto l’integrazione tra diversi attori lungo la filiera e gli strumenti di governance collettiva utilizzati nei Psr 2014-2022 (come i Progetti integrati di filiera) risultano, seppur alla luce di alcuni elementi di debolezza nel processo di implementazione, un’occasione per migliorare la competitività sistemica e conseguire economie di scala e di scopo a livello settoriale.

Il sostegno alla dimensione collettiva può, in particolare, assumere un’importanza determinante per lo sviluppo di iniziative volte alla valorizzazione delle produzioni tipiche e di qualità. Iniziative che possono consentire la remunerazione di risorse specifiche locali di tipo fisico (quali le varietà locali) o antropico (quali il know-how, o ancora la produzione di servizi pubblici (quali la gestione del territorio) e quindi favorire percorsi di sviluppo territoriale e forme di diversificazione del reddito.

Strumento semplice

Nell’ambito degli strumenti di governance collettiva, la progettazione integrata di filiera (Pif), introdotta e promossa nell’ambito della programmazione italiana per lo sviluppo rurale 2007-2013, ha contribuito a dare impulso allo sviluppo di progetti complessi promossi dal basso, basati sull’idea che l’aggregazione e l’interazione tra i soggetti che partecipano alla catena produttiva possa garantire risultati migliori in termini di crescita della competitività delle filiere agroalimentari e forestali.

Obiettivo della progettazione integrata è potenziare (o creare) le principali filiere, per cui l’iniziativa promossa da un partenariato di attori deve presentarsi come un progetto complesso e integrato di azioni, tese a indirizzare l’intervento pubblico tarandolo sulle esigenze di sviluppo del comparto. Il finanziamento pubblico è concesso singolarmente a ciascun soggetto. Il beneficiario rimane l’impresa che si impegna in autonomia a rispettare gli accordi presi con il resto del partenariato. L’approccio collettivo si fonda su una logica semplice ma efficace. Attraverso un dialogo collaborativo durante la fase di progettazione, è possibile individuare le criticità, gli obiettivi e le strategie condivise della filiera. Questo consente di orientare in modo adeguato i comportamenti individuali, guidando le scelte e gli investimenti necessari. Tale sinergia aumenta significativamente la probabilità di ottenere risultati consistenti e duraturi.

Alla base del singolo progetto c’è un accordo di filiera che si configura come un contratto formale, sottoscritto dai partecipanti al Pif. I soggetti interessati condividono e sottoscrivono gli obiettivi del progetto e le strategie operative, gli impegni e gli obblighi che ciascuno è tenuto a rispettare, nonché gli specifici ruoli e le singole responsabilità. Tali vincoli di carattere contrattuale impegnano i firmatari per almeno tre anni. Uno tra i vincoli più ricorrenti riguarda, ad esempio, il conferimento e la commercializzazione del prodotto: un’azienda aderente al Pif contrae un obbligo a conferire a un altro soggetto del Pif una quota della propria produzione.

Oltre a quelli obbligatori, l’accordo può disciplinare ulteriori elementi quali l’eventuale commercializzazione e distribuzione del prodotto finito, la sussistenza di garanzie, anche di tipo economico, le clausole di recesso e di subentro, nonché ogni altro aspetto ritenuto rilevante per il perseguimento delle finalità previste nell’accordo.

Catalizzatore di domande

I progetti integrati si caratterizzano per l’attivazione simultanea di più misure finalizzate al raggiungimento di un obiettivo comune, intorno al quale costruire il partenariato composto da diversi anelli della filiera (aziende agricole, imprese di trasformazione primaria e secondaria, imprese di commercializzazione, soggetti pubblici, enti di ricerca, ecc.). Il progetto integrato funge da catalizzatore di una pluralità di domande individuali, in quanto ideato per favorire la competitività sistemica della filiera mediante l’attivazione sinergica di alcune misure dei Psr a supporto degli investimenti nelle imprese agricole, agro-alimentari e forestali, della diversificazione aziendale e dell’innovazione. Per quest’ultimo aspetto, è necessario che gli investimenti siano finalizzati sia alla verifica e al collaudo di specifiche innovazioni già messe a punto dalla ricerca, sia all’adattamento e all’introduzione di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie già esistenti, anche di quelle collaudate altrove o per filiere differenti.

Progetti, filiere, partner

La progettazione integrata ha interessato significativamente l’attuazione dei Psr 2014-2022 promuovendo l’attuazione di approcci multisettoriali, il rafforzamento delle prassi partenariali e il miglioramento dell’offerta di beni collettivi. A fine ottobre 2023 sono dieci le Regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Sardegna, Sicilia e Toscana) che hanno finanziato partenariati pubblico-privati al fine di:

- migliorare l’integrazione dei vari soggetti operanti nell’ambito delle filiere produttive regionali;

- assicurare il rafforzamento e l’incremento dell’aggregazione della base agricola;

- favorire la distintività delle produzioni agro-alimentari;

- aumentare la coesione dei sistemi socioeconomici territoriali;

- facilitare i processi di riorganizzazione delle diverse forme di filiera.

I progetti selezionati, complessivamente 312, riguardano 17 filiere e coinvolgono oltre 6.200 partner tra aziende agricole, Op/Aop, consorzi, enti locali, Università e centri di ricerca. Le risorse pubbliche erogate sui Psr a ottobre 2023 hanno superato gli 831,3 milioni di euro, un valore che comunque tenderà ad aumentare man mano che le procedure amministrative verranno completate nelle due regioni insulari.

Le risorse finanziarie erogate sono un chiaro segnale di quanto sia strategico tale approccio nell’ambito della politica di sviluppo rurale. Il Pif, infatti, non è solo una modalità di accesso al Psr, ma, soprattutto, uno strumento per rafforzare le filiere agroalimentari puntando alla creazione di poli di riferimento produttivi legati da impegni e obiettivi comuni dei partner, dei partecipanti e, al contempo rispettosi di tutti i soggetti che ne fanno parte. In tal senso, particolarmente significativo risulta il peso attribuito dal Psr Lazio alla progettazione integrata che, valorizzando l’esperienza 2007-2013, vi ha destinato una quota pari 22% delle risorse finanziarie disponibili per il periodo di programmazione (fig. 1).

fig. 1 Fondi dedicati ai Progetti integrati di filiera sul totale dei Psr 2014-22 (in %)
Fonte: elaborazioni degli autori su dati Rete rurale nazionale

Nonostante siano nati partenariati di filiera in quasi tutti i settori dell’agricoltura italiana, va notato che le filiere più organizzate come quella ortofrutticola (65 Pif), lattiero-casearia (53) e vitivinicola (38), si sono dimostrate particolarmente attive nella presentazione dei progetti. Seguono le filiere cerealicola e olivicolo-olearia con, rispettivamente, 30 e 25 progetti (fig. 2). Il numero di progetti per Regione è comunque correlato all’approccio adottato dai singoli Psr.

Mediamente un Pif ha un costo pubblico di circa tre milioni di euro, anche se i finanziamenti generalmente accordati variano da un minimo di 1,8 a un massimo di 6 milioni di euro per progetto. Nel caso del comparto delle piante officinali e aromatiche, ad esempio, il finanziamento pubblico medio è stato di 1,3 milioni di euro (Emilia-Romagna), con un valore massimo di 1,9 milioni nel caso di un progetto lucano sulle erbe officinali e un minimo di 689mila euro nel caso di un Pif toscano.

La composizione dei partenariati è molto varia e rispecchia la natura che a essa hanno dato i diversi bandi regionali. La progettazione integrata di filiera tende ad essere organizzata secondo le specifiche esigenze dei sistemi agricoli regionali. Ad esempio, in Lombardia e Emilia-Romagna i Pif vedono come protagonisti soggetti già organizzati sotto forma di cooperative, consorzi se non anche organizzazioni di produttori.

fig. 2 Numero di progetti e finanziamenti erogati, per filiera
Fonte: elaborazioni degli autori su dati Rete rurale nazionale

I progetti coinvolgono numerosi soggetti dell’intera filiera, hanno una dimensione finanziaria medio-grande, prevedono soprattutto l’ammodernamento delle strutture produttive. Nelle Regioni dell’Italia centro-meridionale (Marche, Toscana, Lazio, Abruzzo, Basilicata) e in quelle del nord-est spesso i Pif sono il motore per la creazione di partenariati che hanno una spiccata vocazione territoriale, le dimensioni progettuali sono più contenute sia in termini di aderenti sia di dotazione finanziaria, i progetti tendono ad esplorare nuovi percorsi di crescita: non a caso spesso prevedono misure di intervento per l’innovazione.

fig. 3 - I componenti dei Progetti integrati di filiera (in %)
progetti integrati di filiera
Note: la categoria altro comprende Aop, Associazioni di categoria, Cooperativa sociale, Ente pubblico, Ente locale, Fondazioni, Reti di impresa, Soc. agr. consortile
Fonte: elaborazioni degli Autori su dati Rete Rurale

Le indicazioni del Psp

La competitività delle filiere è sempre più legata alla dimensione territoriale, per cui appare necessario progettare politiche per migliorare l’integrazione verticale, l’integrazione orizzontale e quella territoriale, soprattutto incentivando forme di cooperazione tra i diversi attori della filiera. In tal senso, potrebbero essere sostenute forme di progettualità integrate di filiera nell’ambito dei Complementi regionali per lo sviluppo rurale 2023-2027, ma anche attraverso altre forme di cooperazione, fra cui reti di imprese, organizzazioni interprofessionali, consorzi e altre tipologie di aggregazione innovative.

A tal proposito, il Piano strategico della Pac ha messo a punto una strategia composita per accompagnare i processi di aggregazione lungo la filiera, che utilizza strumenti specifici come gli interventi settoriali del primo pilastro o le misure di cooperazione proprie dello sviluppo rurale: progetti integrati, azioni per lo sviluppo delle filiere territoriali (attivabili nell’ambito delle strategie di sviluppo rurale), gruppi operativi del Pei.

A questi interventi specifici si aggiungono quelli previsti dal Fondo complementare al Pnrr per il finanziamento dei contratti di filiera e di distretto. Si tratta di un ammontare importante di risorse che potrebbe accompagnare la strutturazione delle filiere settoriali e territoriali, in un’ottica di innovazione e sostenibilità, così come previsto dalla Farm to Fork.

fig. 4 - La strategia del Psp 2023-2027 per la filiera agroalimentare

progetti integrati di filieraLa storia/1 Un dss per difesa e irrigazione in Corilicoltura

Pompeo Mascagna

Un Pif da 15,5 milioni di euro per migliorare l’efficienza irrigua dei terreni dove insistono i corileti e la creazione di un Dss per mitigare gli effetti delle principali malattie che colpiscono il nocciolo come l’oidio o gli attacchi dei fitofaci, come cimici, cocciniglie e popilia japonica. Questi i principali obiettivi del Pif “Frutta in guscio” a cui ha partecipato l’Op Assofrutti come capofila insieme a 35 aziende agricole e cinque imprese di trasformazione.

I fondi sono arrivati dalla misura 4.1.1 (9,8 milioni)e 4.2.1 (5,7 milioni) del Psr 2014-2022 della Regione Lazio.

«Il progetto sta continuando in collaborazione con l’Università della Tuscia con indagini sul campo per arrivare alla realizzazione di un Dss che fornisca consigli irrigui e fitopatologici – racconta il presidente di Assofrutti Pompeo Mascagna (nella foto) – per quanto riguarda la parte dedicata all’innovazione, le aziende agricole hanno acquistato principalmente macchinari per la raccolta, mentre le trasformatrici hanno investito per migliorare la qualità del prodotto lavorato dopo sgusciatura, pulizia e tostatura e anche per abbassare i costi».

La storia/2 Produttività aumentata del 15%

Salvatore Pecchia

Dodici milioni di euro erogati a 41 tra aziende agricole e di lavorazione e trasformazione, grazie ai quali sono stati fatti investimenti per aumentare la sostenibilità dei cicli colturali, ampliati i magazzini di stoccaggio e ammodernate le linee di lavorazione di frutta e verdura che hanno fatto crescere la capacità produttiva del 15%. Questi i punti salienti del Pif “Pifo Basilicata”, a cui ha partecipato come capofila l’Op Assofruit di Scanzano Jonico (Matera), 300 aziende agricole associate e 60 milioni di euro di fatturato.

«Le aziende agricole beneficiarie dei contributi sono state 35, sei quelle di lavorazione e trasformazione – spiega l’agronomo dell’ufficio tecnico di Assofruit responsabile del progetto Salvatore Pecchia –. Acquistati banchi per la fertirrigazione e reti di protezione antigrandine. Oltre 150 ettari di impianti di drupacee e agrumi dotati di sensoristica per essere gestiti tramite Dss. Finanziato il primo impianto di frutta esotica (mango) della Basilicata. Si è fatto anche rinnovo varietale, impiantati 10 ettari di kiwi giallo e realizzati impianti di fragole fuori suolo. Le industrie hanno acquistato linee di lavorazione, tra cui una ipertecnologica per il finocchio. La superficie coperta dei magazzini è cresciuta di 7.000 m², quella delle celle frigorifere di 2.550 m²».

 

Progetti integrati di filiera, l’unione fa la forza - Ultima modifica: 2023-12-08T14:34:27+01:00 da K4

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