Il tempismo è stato perfetto, sono arrivate le attese osservazioni.
Come era prevedibile da una rapida lettura delle 1.512 pagine del Piano strategico Pac, la relazione risulta incompleta e carente di dati quantitativi, due aspetti che rientrano tra i più significativi giudizi di valutazione che la Commissione europea ha inviato all’Italia, per sottolineare la mancanza di strategia e di indicatori di risultato oggettivamente realizzabili e coerenti con gli obiettivi europei.
Entro fine giugno è necessario fornire le risposte, nel contempo modificare e integrare il Psp con obiettivi ambiziosi, considerando le reali condizioni delle agricolture regionali d’Italia, le carenze infrastrutturali, i limiti naturali e le profonde distorsioni che gravano sul settore produttivo.
Editoriale di Terra e Vita 15/2022
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Integrare le informazioni e rivedere il contenuto del Psp deve rappresentare l’occasione per focalizzare le priorità, concentrare gli interventi settoriali e rafforzare l’agricoltura italiana. In questa prospettiva, la sola analisi economica a supporto delle politiche di sviluppo risulta inadeguata ancorché insufficiente, come già evidenziato nelle pagine di questa rivista, mentre un razionale approccio metodologico che include risorse finanziarie, esigenze e obiettivi specifici, richiede profonde competenze agronomiche per l’analisi dei dati ed una lungimirante visione programmatica di sistema. Infatti, a partire dalla condizionalità rafforzata e dagli ecoschemi è possibile perseguire, in continuità con le misure agroclimatiche ambientali, propositi che coniugano produttività e sostenibilità.
Questa evoluzione non si può attuare con le conoscenze e i metodi del passato, è necessario cambiare rotta, viste le contingenze che stiamo affrontando e che presumibilmente trasformeranno parecchi aspetti in futuro. Al fine di trasformare con gradualità la nostra agricoltura è indispensabile e urgente prevedere investimenti strutturali adeguati a favorire l’intensificazione sostenibile delle produzioni, (re)introdurre sistemi colturali indispensabili per incrementare la fertilità agronomica del suolo, ridurre la dipendenza dalle importazioni.
Un contributo fondamentale è atteso dall’adeguamento normativo che autorizzi la sperimentazione in pieno campo, la coltivazione di varietà migliorate delle principali specie d’interesse agrario per l’alimentazione umana e per gli allevamenti, l’impiego di microrganismi che promuovono la crescita delle piante e la fissazione biologica dell’azoto. Tutte innovazioni disponibili e imprescindibili per una competitività basata sui dati e dalla diffusione dei servizi di sistemi e tecnologie digitali di precisione a scala aziendale.
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Inoltre, per monitorare le problematiche emergenti e adattare periodicamente le soluzioni basate sull’evidenza scientifica, occorre ridurre la frammentazione del sistema italiano di conoscenza e innovazione in agricoltura, da sempre privo di coordinamento tra le sue componenti, aumentate nel periodo 2014-2020 da oltre 500 gruppi operativi.
Alla vigilia della nuova fase, una valutazione dell’impatto e dei risultati, se conseguiti, appare doverosa considerata la limitatezza delle risorse finanziare, le esigenze del settore ed i divari esistenti, circostanze che indicano chiaramente l’opportunità di una revisione nei metodi e di obiettivi, diretti ai risultati dei progetti finalizzati allo sviluppo rurale, coordinati nel tempo e rivolti alla sostenibilità dell’agricoltura per la sussidiarietà ambientale, economica e sociale tra i territori.
di Michele Pisante, Università di Teramo,
Coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Edagricole