Rallentare con azoto e zinco la maturazione delle olive

    olive
    Come contrastare gli effetti del climate change sulla produzione olivicola. I primi incoraggianti risultati di prove svolte in Abruzzo

    Le alte temperature, lo stress idrico, le modificazioni della fenologia della pianta e dei cicli biologici dei patogeni/insetti sono oggi le problematiche più rilevanti per la produzione olivicola-olearia del Bacino del Mediterraneo.

    La capacità di adattamento dell’olivo alle anomalie climatiche dipende dalla cultivar, durata, epoca e gravità dell’evento, stato metabolico della pianta, ecc.

    Un patrimonio di biodiversità

    Il patrimonio di cultivar autoctone italiano è ampio e diversificato non solo per le differenti caratteristiche organolettiche del prodotto finale ma, in particolare, per la diversa risposta ad ambienti pedoclimatici molto eterogenei e alle differenti problematiche fitopatologiche dell’agroecosistema oliveto. Questo patrimonio di bioversità non è però sufficiente a contrastare gli effetti del climate change, anche perchè l’olivo, a differenza di altre specie arboree da frutto, manca di portinnesti specifici che potrebbero, almeno in parte, migliorare l’adattabilità della pianta alle attuali modificazioni del clima.

    Due annate difficili

    Il 2020 e - ancor di più - il 2021 sono state due annate che hanno messo a dura prova una delle specie considerata ad elevata flessibilità a condizioni ambientali critiche, soprattutto per le elevate temperature e la carenza idrica.

    Siccità, elevate temperature e alta luminosità hanno modificato l’intera fenologia della pianta, in particolare la fase di maturazione.

    In molti comprensori non irrigui dell’Italia Centrale e Meridionale alcune cultivar (Leccino in particolare) hanno manifestato, oltre a una notevole riduzione della pezzatura dei frutti, segni di maturazione anticipata già a fine agosto, con risvolti negativi sulle qualità organolettiche dell’olio finale.

    Le prime piogge utili sono arrivate solo a fine settembre e hanno permesso di recuperare parzialmente il ritardo dell’accrescimento delle drupe, ma hanno influito solo debolmente nel rallentamento dei processi di maturazione, già notevolmente anticipati.

    I fattori di regolazione

    L’oliva, come gli agrumi o l’uva, è un frutto non climaterico, ossia mostra un costante declino nella respirazione dopo la raccolta.

    In questi frutti la maturazione è principalmente controllata dal progressivo accumulo dell’acido abscissico. Nuovi studi stanno tuttavia rafforzando l’idea che il processo di maturazione non sia regolato solo dalla produzione di un fitormone ma, piuttosto, sia il risultato di un equilibrio ormonale controllato.

    L’epoca di maturazione nell’olivo è variabile con le condizioni climatiche, la carica di frutti per albero, il livello di concimazione azotata, la tipologia di potatura, le caratteristiche varietali, ecc.

    L’elevata produzione può ritardare la maturazione e, inoltre, quando il numero dei frutti per ramo è molto alto, la biosintesi delle antocianine può essere parzialmente inibita e la colorazione dei frutti diviene solo rossastra. In piante con livelli di azoto elevato si osserva un comportamento similare. La potatura influenza l’illuminazione/ombreggiamento delle drupe e, quindi, la loro maturazione, mente l’elevata carica di frutti può originare fenomeni di competizione idrico-nutrizionale, con conseguenti maturazioni ritardate e irregolari.

    Il ruolo dello stress idrico

    Negli alberi da frutto lo stress idrico induce la formazione di acido abscissico (ABA) nelle radici, dalle quali è trasportato verso le foglie dove provoca la chiusura degli stomi: il livello di questo ormone sembra essere legato alla predisposizione della pianta a resistere alla siccità. La sua presenza è infatti maggiore nei genotipi più resistenti e diminuisce in quelli meno resistenti.

    Generalmente, l’incremento della sintesi di acido abscissico e dell’etilene non coincidono con il verificarsi dello stato di carenza idrica, bensì subentrano a un particolare valore soglia del potenziale idrico.

    È stato anche osservato che il trasporto delle auxine è limitato dalla carenza idrica, mentre alcuni lavori sperimentali, effettuati su diversi fruttiferi, hanno evidenziato il ridotto accumulo di ABA a seguito di applicazioni di auxine sintetiche (si veda il riquadro in basso).

    La ricerca di contromisure

    Anche se risulta ampiamente diffusa in frutticoltura (pero, melo, agrumi, viticoltura) la pratica di utilizzare derivati auxinici per ritardare la raccolta e mantenere più a lungo i frutti sugli alberi, in olivicoltura l’utilizzo di questi formulati è stato verificato solo in prove sperimentali di campo e non risulta attualmente legalizzato.

    Un esempio di applicazione sperimentale è dato dai lavori effettuati da Montano Garcia e Alfonso Manuel (2015) sulla cv. Manzanilla, dove sono stati ottenuti ritardi di maturazione da 7 a 30 giorni (vedi box in basso). La mancanza di prove di campo e di formulati regolarmente registrati sull’olivo non permette, ad oggi, di diffondere il loro utilizzo su scala commerciale. Rimane però interessante l’utilizzo di sostanze minerali notoriamente implicate nei processi di biosintesi delle auxine. Fra queste, uno degli elementi più importanti è senza dubbio lo zinco, comunemente impiegato in diversi concimi fogliari.

    La necessità di ritardare la maturazione delle olive in annate dove questa risulta notevolmente anticipata a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, come nel 2021, ha portato alla realizzazione di questa prova (vedi il dettaglio nel riquadro qui a fianco) nella quale si è deciso di utilizzare una combinazione di trattamenti fogliari a base di azoto e zinco. I due elementi sono stati scelti in riferimento all’azione fortemente “stimolante” dell’attività vegetativa dell’azoto e come elemento fondamentale per la sintesi delle auxine nel caso dello zinco. Lo zinco è stato scelto anche in base ai risultati di ricerche effettuate in Spagna, su un formulato brevettato a base di elevate dosi di zinco, per ritardare la maturazione delle olive.

    È stato scelto un formulato commerciale a base di zinco ad una concentrazione bassa (3%) nell’intento di poter effettuare interventi ravvicinati, sicuramente efficaci nella biosintesi delle auxine, non fitotossici e senza particolari effetti di antagonismo su altri elementi necessari alla pianta. Inoltre, sono state utilizzate basse concentrazioni di zinco poiché risulta già riportato in bibliografia scientifica l’influenza dei microelementi, a basse o bassissime dosi, sui processi di biosintesi ormonali delle piante.

    L’inizio delle prove è stato deciso verificando in campo l’anticipo anomalo dell’invaiatura dei frutti, mentre l’ultimo intervento è stato sospeso circa 10 giorni prima della raccolta. I due trattamenti con azoto sono stati cadenzati a distanza di 15 giorni l’uno dall’altro, facendoli coincidere con la metà di agosto e di settembre, sempre in miscela con il formulato a base di zinco.

    I valori rilevati

    Nel rilievo in pre-raccolta l’indice di maturazione (Ferreira, 1979) si attestava su un valore medio di 3,5 nella tesi sperimentale T1 (la maggior parte dei frutti in invaiatura; alcuni con la buccia nera e pochi mostravano una colorazione verde), mentre il valore per il controllo T0 era pari a 5 (la maggior parte dei frutti con buccia nera e polpa viola senza raggiungere la metà della polpa). Il valore rilevato al penetrometro era in media pari a 15 kg cm-2 nella tesi T1 e 10,5 kg cm-2 nel testimone (T0).

    Nel rilievo effettuato 15 giorni dopo la raccolta l’indice di maturazione era pari a 4 nella tesi T1 (buccia nera e polpa chiara nella maggior parte dei frutti), mentre raggiungeva un valore medio di 6 nel testimone non trattato T0 (buccia nera e polpa viola senza raggiungere il nocciolo). I valori medi rilevati al penetrometro erano rispettivamente pari a 10,5-11,5 kg cm-2 nel T1 e 5,5-6,5 kg cm-2 nel T0.

    Risultati da confermare

    La prova, se pur di un solo anno di rilievi, apre importanti prospettive di confronto per ulteriori sperimentazioni in realtà olivicole diverse e su cultivar diverse.

    Il trattamento sperimentale, da definire con precisione riguardo al momento di applicazione, dosaggi e formulati, potrebbe risultare interessante in annate molto calde e siccitose per procrastinare la maturazione in periodi climatici più favorevoli alle reali esigenze fisiologiche della pianta. È da rimarcare il concetto che qualsiasi intervento sulla pianta può alleviare un fenomeno di stress se temporaneo e di gravità media. Fenomeni stressanti duraturi e gravi comportano sempre seri danni alla produzione annuale e alla vitalità delle piante.

    Le prove verranno ripetute nel secondo anno verificando sempre l’epoca di invaiatura e le variabili ambientali. Nel caso in cui le condizioni climatiche dovessero anticipare notevolmente la maturazione, con possibili decadimenti qualitativi della produzione, si inizieranno i trattamenti con la stessa cadenza e lo stesso dosaggio del 2021.

    I trattamenti, in base ai risultati del 2021, sembrano avere un’efficacia mediamente di una decina di giorni e, pertanto, sarà necessario continuare l’applicazione sino in prossimità della raccolta, sempre che le condizioni climatiche non si regolarizzino rallentando naturalmente i processi di maturazione.


    Fitormoni e nutrienti, le ricerche in corso

    In Spagna trattamenti sperimentali con auxine commerciali, effettuati allo stadio di indurimento del nocciolo, hanno ritardato la maturazione dei frutti di olivo della cv. Manzanilla.

    In oliveti trattati con acido abscissico (ABA) all’allegagione la comparsa degli antociani iniziava 2 settimane prima rispetto ai controlli e il loro contenuto aumentava rapidamente, per raggiungere livelli significativamente elevati a maturazione. Ciò ha provocato la maturazione precoce delle olive. Nelle olive trattate con ABA all’invaiatura l’accumulo di antociani è aumentato subito dopo l’applicazione del trattamento e i loro livelli crescevano esponenzialmente fino a raggiungere i massimi a piena maturazione, con livelli significativamente elevati rispetto al controllo (anticipo di maturazione di 2 settimane).

    L’applicazione di ABA esogeno all’allegagione e all’invaiatura ha comportato inoltre una degradazione molto rapida ed intensa delle protopectine (oltre l’80%) e un aumento delle pectine solubili.

    Altre prove sperimentali hanno studiato l’effetto di dosi elevate di azoto. La maturazione dei frutti è stata ritardata negli alberi con livelli di azoto più elevati, con un evidente riduzione degli antociani. La diminuzione del contenuto di polifenoli con l’aumentare della disponibilità di azoto nella frutta può essere spiegato dal modello di competizione proteica, secondo il quale quando c’è un’elevata disponibilità di nutrienti l’amminoacido fenilalanina viene preferenzialmente utilizzato nella sintesi proteica piuttosto che in quella dei fenilpropanoidi. La sintesi proteica e fenolica competono per la comune risorsa limitante fenilalanina, quindi l’allocazione di proteine e fenoli sono inversamente correlate.

    In Spagna, come ritardante di maturazione, risulta brevettato un formulato a base di zinco che, in diverse prove sulla cv. Manzanilla, ha permesso di ritardare la maturazione da 7 a 30 giorni. L’efficacia dell’elemento potrebbe risiedere nell’azione essenziale dello zinco nella sintesi del triptofano e, quindi, delle auxine, oppure nel suo coinvolgimento nel metabolismo azotato della pianta e nell’azione depressiva sulla polifenolossidasi, riducendo così la decomposizione ossidativa dell’acido indolacetico. Lo zinco dimostra anche attività batteriostatica e fungistatica.


    Caratteristiche della prova

    Le prove sono state effettuate in Abruzzo, nel comprensorio olivicolo del Vastese (Provincia di Chieti). L’andamento climatico del 2021 è stato caratterizzato dall’assenza quasi completa di piogge, dalla fine di aprile a metà settembre, e da elevate temperature fino a metà novembre. L’oliveto oggetto della sperimentazione è costituito da piante dell’età di circa 25 anni (cv. Leccino), in regime asciutto e con un sesto di impianto di m 6*5. La media di produzione degli ultimi 5 anni è stata di circa 30-35 kg per pianta. Nell’impianto vengono altresì portate avanti prove di “gestione” dell’alternanza di produzione mediante interventi programmati di potatura, fertilizzazione e raccolta.

    Per la realizzazione della prova sono stati scelti per ogni tesi tre blocchi, costituiti ognuno da 5 alberi (totale 15 alberi per tesi), ripetuti tre volte. La sperimentazione prevedeva un controllo (T0) e una tesi trattata (T1).

    Nella tesi sperimentale (T1) sono stati effettuati 6 interventi, ad intervalli decadali a partire dall’inizio di agosto, con un fertilizzante a base di zinco (3% Zn EDTA) alla dose di 300 g/hl e due interventi con urea tecnica a 500 g/hl (inizio e metà settembre). È stata utilizzata una quantità di miscela pari a circa 15 hl ha-1. La raccolta è avvenuta il 15 ottobre.

    Sono stati effettuati due rilievi, di cui uno in pre-raccolta (5 giorni prima della raccolta) e uno 15 giorni dopo la raccolta su olive lasciate sull’albero. Sui campioni sono stati valutati l’indice di maturità e la resistenza alla penetrazione nella polpa mediante penetrometro con puntale di 3,5 mm.

    Rallentare con azoto e zinco la maturazione delle olive - Ultima modifica: 2022-03-22T14:17:13+01:00 da K4

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