Spinacio, la ruggine bianca è sempre più minacciosa

La difesa risulta difficoltosa per la mancanza di approfonditi studi sul patogeno, sui suoi ospiti e sulle sostanze attive realmente efficaci. Fondamentale un’attenta gestione della coltura abbinata a trattamenti fitosanitari in campo

Numerosi organismi patogeni attaccano lo spinacio. Fra quelli di origine fungina e da Chromista si possono citare Albugo spp. (ruggine bianca), Colletotrichum spp. (maculatura fogliare), Fusarium spp., (fusariosi), Peronospora spp., Pythium spp., Rhizoctonia spp., Stemphilium spp. ecc. Nel 2015, alcuni fitopatologi di Agroinnova, dell’Università degli Studi di Torino, hanno isolato dai tessuti fogliari sintomatici di spinaci provenienti da coltivazioni di IV gamma un fungo riconducibile a Myrothecium spp., successivamente identificato come M. verrucaria. La malattia si manifesta con piccole e circolari macchie grigio-marrone (da 1 a 2 mm di diametro) con un bordo ben definito. Le lesioni possono allargarsi fino a 30 mm di diametro formando anelli concentrici che confluiscono fino a interessare l’intero lembo fogliare.

Una nuova classificazione

La ruggine bianca dello spinacio appartiene al regno Chromista,  phylum Oomycota,  classe Oomycetes, ordine Albuginales, famiglia Albuginaceae,  genere Wilsoniana,  Specie Wilsoniana occidentalis (sin. Albugo occidentalis). I cromisti sono un gruppo tassonomico di esseri viventi eucarioti unicellulari o pluricellulari, per la maggior parte fotosintetici, anche se vi sono stati inseriti organismi precedentemente classificati fra i “funghi inferiori”, dunque eterotrofi. Fra i funghi fitopatogeni più importanti, afferenti oggi al nuovo regno, sono da ricordare le peronospore.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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In via di diffusione un po’ ovunque

La ruggine bianca, causata da Albugo occidentalis, è una malattia di notevole importanza in tutte le aree mondiali di produzione dello spinacio. In Italia è stata segnalata per la prima volta nel 2020.

I primi sintomi sono dati da piccole lesioni clorotiche sulla superficie fogliare. Man mano che queste si sviluppano, vengono prodotte piccole pustole bianche vetrose (sori), spesso in anelli concentrici, sul lato inferiore della foglia e, occasionalmente, anche sulla pagina superiore. I sintomi sono solitamente localizzati e confinato a foglie e piccioli, raramente sistemici nelle piante in fase vegetativa. Le lesioni possono fondersi, per divenire dapprima di aspetto granuloso e, poi, necrotiche; su quelle più vecchie si producono oospore infettanti. Oltre allo spinacio si può ritrovare anche su Chenopodium spp.

Conoscere il patogeno

La biologia dell’agente patogeno della ruggine bianca dello spinacio è simile a quella della ruggine bianca delle Crucifere (Albugo candida), più approfonditamente studiata. A differenza di A. candida non sono state segnalate razze fisiologiche di A. occidentalis. Gli sporangi secchi sono ialini e discoidali e misurano circa 10 × 41 µm; quando idratati sono sferici, fino a diventare ellissoidali, e misurano 10-19 X 20-22 µm. Le oospore sono finemente reticolate e hanno una dimensione di 44-62 µm.

Gli sporangi vengono prodotti nelle pustole fogliari, o sori, e vengono rilasciati quando il tessuto epidermico che ricopre questi si rompe; germinano e producono da sei a nove zoospore mobili biflagellate che penetrano direttamente nella foglia degli spinaci. La germinazione avviene a 2-25 °C, con temperature ottimali fra 12-16 °C. Gravi epidemie di ruggine bianca sembrano essere favorite da notti fresche con abbondanti rugiade alternate a giornate soleggiate calde e asciutte.

Le spore aerodisperse delle colture infestate, i residui delle colture e le piante spontanee hanno un ruolo fondamentale nella diffusione dell’inoculo all’interno di una coltura o tra i campi. La malattia può essere trasmessa anche dalle sementi.

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Difesa particolarmente complicata

La difesa risulta difficoltosa per la mancanza di approfonditi studi sul patogeno, sui suoi ospiti e sulle sostanze attive realmente efficaci. Risulta fondamentale un’attenta gestione della coltura (rotazione, utilizzo di cultivar resistenti, concimazioni ecc.) abbinata a trattamenti fitosanitari in campo. Il trattamento delle sementi può offrire una parziale protezione. Numerose sostanze attive registrate sulla coltura non prevedono la registrazione su questo patogeno. Auspicabili prove di efficacia anche con sostanze naturali per un razionale gestione dei residui nelle colture.

Spinacio, la ruggine bianca è sempre più minacciosa - Ultima modifica: 2024-02-06T10:15:07+01:00 da K4

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