Il consuntivo sulle vendite di trattrici agricole in Italia nel 2019 indica un totale di 18.579 unità, con un lieve incremento (+0,7%) rispetto al 2018. Il numero complessivo delle macchine – elaborato da FederUnacoma sulla base delle immatricolazioni registrate presso il Ministero dei Trasporti – risulta in linea non soltanto con il dato dell’anno precedente (18.442 unità) ma anche con l’andamento di medio periodo.
Una media di 18.400 unità
Esaminando infatti i dati relativi alle vendite nei sei anni dal 2014 al 2019 si nota come - escludendo il 2017, viziato dall’immatricolazione forzata di stock di trattrici in giacenza (prima dell’entrata in vigore della nuova norma comunitaria sulle omologazioni) - la media delle macchine assorbite sul mercato nazionale si attesti intorno alle 18.400 unità.
Questo dato conferma come il mercato Italia, che dopo la crisi economica del 2008 aveva subito un drastico ridimensionamento, si sia stabilizzato negli ultimi anni, sia pure con volumi decisamente inferiori rispetto ai livelli pre-crisi (circa 30 mila unità annue dal 2000 al 2007).
Crescono solo i sollevatori telescopici
Per quanto riguarda le altre tipologie di macchine, il consuntivo 2019 evidenzia una flessione nelle vendite di mietitrebbiatrici (-4,9% in ragione di 310 unità immatricolate), di trattrici con pianale di carico (-12,9% a fronte di 552 unità) e di rimorchi (-2,2% per 8.946 unità immatricolate), mentre in netta crescita risultano i sollevatori telescopici, che segnano un incremento del 23,5% in ragione di 897 unità, confermando il trend positivo di questa tipologia di macchina, che ha una versatilità d’impiego nell’azienda agricola e che ha evidenziato in questi anni un andamento più vivace rispetto ad altre.
Ancora al lavoro troppe macchine obsolete
La Federazione italiana dei costruttori ricorda come nel Paese vi sia un fabbisogno elevato di tecnologie di nuova generazione, visto che l’attuale parco macchine è composto da mezzi in gran parte obsoleti, ma come la progressiva riduzione dei redditi agricoli e l’utilizzo ancora insufficiente delle risorse comunitarie e nazionali disponibili non consentano di spingere il mercato oltre gli attuali livelli.