Una “Davos del cibo” per disegnare un nuovo sistema agro-alimentare

Confermato dal 16 al 19 settembre in Umbria The Edible Planet Summit, incontro tra 150 attori e opinion leader nei settori dell’innovazione, della sostenibilità e dell’agricoltura internazionale

Uno dei tre chiostri del complesso monumentale di San Pietro, a Perugia, sede del Dipartimento di Agraria, dove per due dei quattro giorni si svolgerà The Edible Planet Summit
L'evento, coordinato da Sharon Cittone, si caratterizzerà per venti tavoli tematici e un mosaico di incontri one-to-one, attività di co-design, workshop, esperienze immersive e networking per cambiare i modelli lineari di business dell'agrifood con modelli circolari o rigenerativi

Da due a quattro giorni, da Todi e Perugia a tutta l'Umbria. Dopo l'annuncio dei mesi scorsi, The Edible Planet Summit, la "Davos mondiale in tema di cibo", viene confermata con maggiori dettagli.
Innanzitutto si svolgerà dal 16 al 19 settembre, con abbrivio il primo giorno a Todi, la "città più vivibile del mondo", i successivi due giorni all'interno del complesso monumentale di San Pietro, a Perugia, sede di una delle più importanti facoltà universitarie di agraria italiane, e poi un po' in tutta la regione in visita alle realtà dell'agroalimentare più significative.

150 esperti e opinion leader da tutto il mondo

Protagonisti saranno 150 selezionatissimi attori e opinion leader nei settori dell’innovazione, della sostenibilità e dell’agricoltura internazionale, ai quali si aggiungeranno 50 esponenti del comparto nazionale.
Lavoreranno insieme, per due giorni, a venti tavoli tematici individuati dall'organizzazione, facente capo a Sharon Cittone, founder & ceo di Edible Planet Ventures, la piattaforma dove gli stakeholder della catena alimentare globale condividono know-how, risorse e best practice.
La missione, ambiziosa, è di disegnare un nuovo sistema alimentare sostenibile a tutti i livelli, dando vita ad un documento nel quale dovranno essere indicati i passi necessari per raggiungere concretamente gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Sharon Cittone: "nessuno può farcela da solo"

"Nell’ultimo decennio il nostro rapporto con il cibo è cambiato radicalmente e il settore agroalimentare ha davanti a sé sfide epocali per garantire prodotti sani e a impatto zero ad una popolazione globale in aumento.
Dalla produzione sostenibile di cibo allo spreco alimentare, dalla perdita di biodiversità ai cambiamenti climatici, pensando al benessere animale e alle buone abitudini a tavola, nessuno può farcela da solo", spiega Sharon Cittone, definita da Forbes tra le donne più potenti al mondo che plasmeranno il futuro del cibo.

Innovazione AgTech e nuovi sistemi agricoli

All'evento previsto in Umbria ci saranno rappresentanti del mondo dell’industria alimentare e dell’agricoltura, compresa quella dei Paesi in via di sviluppo. Ma anche Ong, istituzioni internazionali come la Fao, influencer e politici, investitori e ricercatori universitari.
Tra le principali tematiche affrontate nel corso del Summit ci sarà l’innovazione AgTech, i nuovi sistemi agricoli, ingredienti e prodotti alternativi, salute e nutrizione, rinnovamento della politica e sistemi alimentari circolari.
"L’idea - sottolinea la Cittone - è di riunire il più alto numero di attori della food chain per affrontare, con tutti gli strumenti che le nuove tecnologie possono offrire, i problemi critici legati alla produzione, trasformazione, distribuzione e consumo di cibo e,infine ma non da ultimo, mettendo a fattor comune le energie umane e le risorse economiche".

Innovazione necessaria su tutto il processo agrifood

"Oggi, un numero sempre maggiore di persone abbraccia nuove modalità di consumo, rendendosi garante della transizione verso un nuovo paradigma economico e culturale", dichiara Sharon Cittone. E aggiunge: "Questa mobilitazione porta con sé l’idea di un sistema alimentare radicalmente diverso rispetto a quello attuale. Un sistema che rigeneri il pianeta, che restituisca alle persone la loro dignità e promuova la salute di tutti. E in un pianeta con 9 miliardi di individui da sfamare, le sfide sono tante. Direi che innovare è importantissimo e non è semplicemente l’innovazione del prodotto, ma di tutto il processo agroalimentare, dalla trasformazione a livello di logistica al packaging, a quelle che sono le grandi sfide climatiche".

Innovazione e collaborazione per vincere la complessità

L'assunto è che le filiere agroalimentari sono sistemi complessi che necessitano di una visione innovativa e di un approccio collaborativo per affrontare tutti i nervi che la pandemia prima e il conflitto ucraino ora hanno scoperto.
Prosegue Cittone: "La scelta di questo format è venuta naturale per una serie di ragioni. La pandemia causata dal Covid ha cambiato le persone e il modo di interagire tra di loro. Sarebbe innaturale tornare indietro o cercare di ricreare 'il prima', ma forse quello che c’è ora ci offre l’opportunità di fare qualcosa di più profondo, che in realtà aumenta la nostra connessione e ci permette di avere un impatto misurabile sul sistema alimentare".

Ritiro rigenerativo e networking

Definito anche come “ritiro rigenerativo”, The Edible Planet Summit si preannuncia come un'iniziativa dall'approccio pragmatico, durante la quale i partecipanti verranno coinvolti in un mosaico di incontri one-to-one, attività di co-design, workshop, esperienze immersive e networking. Verranno organizzati dei tavoli di lavoro suddivisi per tema.
Saranno diversi, circa una ventina, e affronteranno tutti gli aspetti critici della foodchain: dal biotech all’agricoltura rigenerativa, dal food waste a nutrizione e salute, dagli oceani alla food sovereignty. Il confronto sarà diretto e mirato ad identificare soluzioni a problemi concreti.
Poi ci sarà un confronto tra i tavoli, per evitare di avere una visione a compartimenti stagni. Infine ci sarà il lavoro di sintesi con la realizzazione della Edible Planet Charter, che - si tiene a sottolineare - "non sarà un manifesto di idee ma un documento di azioni concrete" per tutti gli attori della filiera per innescare con questi interventi cambiamenti di più lungo periodo.

Fare da ponte alle visioni dell'Agenda 2030

"In questo momento stiamo semplicemente seguendo dei trend", specifica Cittone, "ma questi trend hanno delle problematiche che vanno sviscerate attraverso strategie di breve termine che possano fare da ponte alle visioni dell’Agenda 2030. Il summit è un evento estremamente diverso dagli altri, senza conferenze e relatori: è piuttosto una co-design con decision maker per ricreare e trasformare il futuro del cibo e individuare soluzioni innovative in campo agroalimentare. Abbiamo bisogno di dialoghi, non di monologhi, dobbiamo cambiare le nostre azioni, costruire relazioni profonde e supportare gli sforzi reciproci".

Una Carta finale con linee guida concrete

Alla fine tutto il lavoro confluirà in un documento. "La Carta - spiega ancora la Cittone - sarà frutto di un approccio olistico, che coinvolge tutti gli attori della filiera. Non sarà calata dall’alto e le decisioni non saranno prese solo da governatori o amministratori delegati di grandi corporation, ma coinvolgerà anche la base, a partire da chi il cibo lo produce. Per questo ad esempio abbiamo diverse associazioni di agricoltori africani, come l’Afsa, l’Alliance for Food Sovereignty in Africa. Non sarà una Carta di principi, sui quali tutti siamo d’accordo, ma di linee guida concrete per mettere in campo già dal giorno successivo il cambiamento che viene da tutti auspicato".

Il food system è il 40% della forza globale

Sharon Cittone, tra le menti dietro l’esperienza di Seeds&Chips, si propone come coordinatrice di partner strategici ed esperti che attraverso un approccio collaborativo possano promuovere l’innovazione e tradurla in soluzioni concrete per favorire la transizione verso un sistema agroalimentare equo e sostenibile.
"Il food system - sottolinea - comporta il 40% della forza globale al mondo e non è solo il cibo, ma è anche energia, acqua e mette insieme tantissime industrie che nel loro complesso sono probabilmente la più grossa problematica di cui stiamo andando a discutere e che dovremo affrontare. L'obiettivo è proprio quello di cambiare i modelli lineari di business con modelli circolari o rigenerativi".

La food security è una priorità per Stati e multinazionali

Il Summit partirà con la consapevolezza che le criticità a carico del sistema agroalimentare sono complesse e così le relative soluzioni. E che la frammentazione del sapere contribuisce a gettare ulteriore benzina sul fuoco e a rallentare il vero progresso. Vi è però anche la stessa consapevolezza sul fratto che ogni Stato e multinazionale che si rispetti ha messo tra le priorità la food security, definendo delle proprie linee guida e dei propri obiettivi di sostenibilità.
"La verità - commenta Sharon Cittone - è che i problemi sono di tale portata che nessuno ce la può fare da solo. Serve un approccio che guardi da più punti di vista i problemi dell’attuale modello di produzione e consumo di cibo. È davvero necessario disegnare un nuovo sistema alimentare".

L'Umbria biblioteca vivente del cibo e possibile Silicon Valley della food innovation

Perchè proprio l'Umbria? "L'Umbria è una biblioteca vivente del cibo", risponde Cittone. "È stata la scelta ovvia per un incontro incentrato sul passato, presente e futuro del comparto. C’è un rapporto così forte con le tradizioni e un reale desiderio di onorarle, ma allo stesso tempo vi è anche un occhio attento verso il futuro e verso le possibilità che questo può offrire all’ecosistema alimentare. È un luogo per riflettere ed entrare in contatto con la natura, per tornare alle basi e costruire un domani migliore".
L'idea, che però al momento non viene meglio illustrata, è di fare della regione "cuore verde d'Italia", un vero e proprio hub globale per la food innovation, creando una sorta di Silicon Valley del settore, che in Italia ancora manca e che dovrebbe offrire alle starpup un ambiente di crescita ideale.

Una “Davos del cibo” per disegnare un nuovo sistema agro-alimentare - Ultima modifica: 2022-07-31T11:57:24+02:00 da Gilberto Santucci

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