«In Puglia si sta perpetrando lo scippo dell’acqua ai danni degli agricoltori, di fatto privatizzandone la gestione. I Consorzi di bonifica sono vittime, non causa di una situazione di inefficienza, creata dalla “impolitica”, che da una quindicina d’anni li sta privando del principio fondante dell’autogoverno democratico che, dove correttamente applicato, è sinonimo di buon governo della risorsa»
Chi torna a ribadirlo è Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi).
Ma ricordiamo come sono andate le cose. La Giunta di Regione Puglia, guidata da Raffaele Fitto dal 2000 al 2005 decise di sospendere, alla vigilia delle elezioni, la capacità impositiva dei Consorzi di bonifica e di non fare più pagare la contribuenza, commissariando gli enti consortili e impegnandosi a versare annualmente nelle loro casse i circa 14 milioni di mancati introiti.
Ricerca di consensi
In questo modo, il governo regionale aveva cercato, ma con scarso successo, di recuperare consensi dopo la pesante riforma della sanità regionale, che aveva comportato chiusure di ospedali e disfunzioni nei servizi. Il nuovo governatore eletto, Nichi Vendola, spinto anche dalla magistratura contabile che contestava l’operato del suo predecessore, cambiò la legge, trasformando il finanziamento regionale ai Consorzi di bonifica in semplice “anticipazione” nell’attesa di definire complessivamente la situazione.
Non furono sufficienti però due mandati (per complessivi 10 anni) per risolvere la questione. Nel frattempo, la gestione commissariale dei Consorzi di bonifica si limitava a contenere le spese e poiché le “anticipazioni” della Regione avvenivano sempre in clamoroso ritardo, le risorse, retribuiti gli stipendi, finivano a pagare gli interessi bancari e per i contrasti giudiziari con fornitori.
Privatizzazione della risorsa irrigua
L’attuale giunta regionale di Michele Emiliano, adducendo l’obbiettivo di dare soluzione alla vicenda, sta di fatto, privatizzando la gestione della risorsa irrigua, volendone affidare la gestione all’Acquedotto Pugliese, che purtroppo non rappresenta un significativo esempio di efficienza e che, essendo una società per azioni, ha come mission anche la remunerazione del capitale.
«I Consorzi di bonifica – commenta Vincenzi – sono invece strumento di sussidiarietà e permettono la partecipazione diretta degli interessati; non hanno scopo di lucro e limitano le tariffe ai semplici costi di trasporto dell’acqua. Abbiamo voluto ricordare le vicende in questo momento perché, per un ricorrente paradosso italiano, i Consorzi di bonifica pugliesi da vittime di una “furbetta impolitica” vengono trasformati in colpevoli».
«Sul banco degli imputati, invece, - conclude il presidente dell’Anbi - deve andarci una Regione incapace, in tanti anni, di trovare una soluzione nell’interesse dell’agricoltura e della sua economia, pregiudicandone invece la competitività con pesanti riflessi sulle opportunità occupazionali e sulla gestione del territorio».