Le virosi della cima di rapa si diffondono sempre di più

Campo di cima di rapa fortemente infetto da virus
Su coltivazioni di cima di rapa è possibile riscontrare numerose patologie fungine e virosi tipiche delle Brassicaeae. Vediamo quali sono le strategie di controllo

La cima di rapa (Brassica rapa L. subsp. sylvestris L. Janch. var. esculenta Hort.) è un ortaggio coltivato in Puglia (province di Bari e Foggia) su quasi 3.500 ettari, oltre un terzo di tutte le superfici dedicate a questa coltura in Italia. Secondo i dati Istat, nel 2017 gli ettari coltivati a cima di rapa sono stati 9.814. In Puglia sono stati catalogati oltre 125 ecotipi che si differenziano per la lunghezza del ciclo colturale, che varia da 40-45 giorni per quelli più precoci a oltre 180-200 giorni per quelli tardivi.

Gli ecotipi in commercio prendono spesso la denominazione in base alla lunghezza del ciclo (‘Quarantina’, ‘Sessantina’, ‘Novantina’), alla località di coltivazione (‘Fasanese’, ‘Cima di rapa barese’, ‘Tre stelle di Monopoli’), alla combinazione tra ciclo e località (‘Tardiva di Fasano’, ’Precoce di Bisceglie’) oppure in base all’epoca di raccolta (‘Natalina’, ’Pasqualina’, ‘Marzatica’, Maggiaiola di Sala Consilina’, ‘Marzaiola gigante di Martina’, ‘di Aprile di Carovigno”).

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Tante le problematiche fitosanitarie

Numerose malattie possono attaccare le foglie, il sistema vascolare, il fusto e l’apparato radicale della coltura. Fra le micosi dell’apparato fogliare sono ampiamente diffuse il mal bianco da Erysiphe cruciferarum, la ruggine bianca (Albugo candida), la peronospora (Peronospora parasitica), l’alternariosi (Alternaria brassicae), la cercosporella (Neopseudocercosporella capsellae), Phoma (Phoma lingam) ecc.

Mentre risulta abbastanza semplice distinguere attacchi di oidio, peronospora e ruggine, bisogna fare più attenzione per discriminare l’alternaria dalla pseudocercosporella. La prima forma tacche traslucide, dapprima isolate e di colore chiaro, successivamente necrotiche e zonate concentricamente. Nella Pseudocercosporella si hanno macchie fogliari di forma irregolare, delimitate dalle nervature, contornate da un alone inizialmente di colore grigio chiaro e, poi, giallo scuro; successivamente la macchia assume colorazione argentata con margine grigio scuro. Spesso le lesioni sono confluenti e possono portare alla morte di intere porzioni della lamina fogliare. Piante con evidenti ingiallimenti e riduzione di sviluppo possono risultare infette da Verticillium dahliae.

I virus che danneggiano la coltura

Su coltivazioni di cima di rapa è possibile riscontrare numerose virosi tipiche delle Brassicaeae. Fra le più ricorrenti, e di importanza economica per i possibili danni, si citano il virus del mosaico della rapa (Turnip Mosaic Virus, TuMV), il virus del mosaico del cavolfiore (Cauliflower Mosaic Virus, CaMV), il virus del mosaico giallo della rapa (Turnip yellow mosaic virus, TYMV).

In Italia il virus del mosaico della rapa causa malattie sulla rapa, cima di rapa, cavolfiore, ravanello, cavolo e cavoletto di Bruxelles. Su cima di rapa il ceppo comune o TuMV-II causa mosaico internervale, maculatura clorotica, malformazioni e rachitismo. Il virus è trasmesso in maniera non persistente da diverse specie afidiche, tra cui, principalmente, l’afide verde del pesco (Myzus persicae) e l’afide ceroso del cavolfiore (Brevicoryne brassicae).

Il virus del mosaico giallo della rapa provoca su cima di rapa un mosaico giallo fogliare con alternanza di zone colore giallo vivace, che tendono a confluire fino al disseccamento man mano che la superficie fogliare si estende, e zone di colore verde. Viene trasmesso da Coleotteri Crisomelidi (Phyllotreta spp., Psylliodes spp.) e Curculionidi.

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Le strategie di controllo

La difesa risulta particolarmente difficile, sia per le modalità di trasmissione di molti virus (afidi-“non persistente”), sia per la scarsa disponibilità di sostanze attive registrate sulla coltura. Fra le pratiche preventive possono risultare utili l’impiego di barriere protettive perimetrali con altre specie vegetali attrattive o repellenti per i fitofagi; l’impiego di seme e piantine sane; il controllo delle sorgenti di inoculo. La difesa dagli insetti vettori può essere effettuata mediante formulati regolarmente registrati sulla coltura e sul patogeno. Interessanti appaiono alcuni oli vegetali naturali per limitare le infestazioni degli afidi. Fondamentale risulta la scelta di cultivar tolleranti/resistenti.

Le virosi della cima di rapa si diffondono sempre di più - Ultima modifica: 2023-11-20T11:13:19+01:00 da K4

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