È crisi o no per le arance rosse siciliane? Per Cia, Confagricoltura e Fruitimprese c’è il rischio che tonnellate di arance possano rimanere sugli alberi. Per Sebastiano Alba, ceo di Oranfrizer, l’azienda di Scordia (Catania) leader in Italia per la distribuzione dell’arancia rossa, si tratta invece di problemi interni alla filiera, che potrebbero essere risolti cercando modelli organizzativi più efficienti.
L'amministratore delegato di Oranfrizer e il marketing manager dell’azienda siciliana, Salvo Laudani, non nascondono la preoccupazione per le conseguenze che potrebbero provocare sui mercati i toni allarmistici e le notizie emerse durante la conferenza stampa che si è svolta qualche giorno fa nella sede del Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa Igp. In quell’occasione Giuseppe Di Silvestro presidente della Cia Sicilia orientale, Giovanni Selvaggi, presidente di Confagricoltura Catania e del Consorzio di Tutela Arancia Rossa Igp, e Placido Manganaro, responsabile di Fruitimprese Sicilia, hanno rivolto un accorato appello alla politica regionale.
Tonnellate di arance ancora sugli alberi
«Abbiamo necessità di smaltire tonnellate di arance ancora sugli alberi, ma la domanda langue. La Regione intervenga per concordare con le industrie un ritiro straordinario. In alternativa, si diano in beneficienza, ma non si lascino marcire».
Oranfrizer, nel pieno della campagna di commercializzazione dell’arancia rossa, non ha accolto bene l’annuncio della crisi di mercato che, secondo i responsabili delle associazioni agricole e delle aziende di commercializzazione, risiederebbe nella riduzione del calibro dei frutti causata dalla siccità di inizio autunno e nella pandemia che ha azzerato gli acquisti del settore Horeca.
«La crisi di mercato viene evocata sistematicamente ogni qualvolta c’è un problema e soprattutto quando il problema è interno alla filiera», sottolineano a Oranfrizer. Per non parlare degli effetti che un annuncio simile può provocare, tanto da far correre il rischio di rovinare la reputazione del comparto e di mandare alle ortiche gli sforzi di chi cerca di valorizzare gli agrumi siciliani. «E i primi a correre questo rischio – sottolinea preoccupato Alba – sono proprio gli imprenditori agrumicoli che hanno investito per la riqualificazione delle proprie produzioni».
Qualità ottima ma calibri piccoli: bisognava irrigare
La campagna 2020-2021 è abbondante nella quantità e ottima nella qualità organolettica. Ha però riservato una brutta sorpresa. I calibri di questa annata sono più piccoli del normale. «I problemi di calibro vanno affrontati e risolti con soluzioni di mercato», osserva Laudani. Per ridurli occorre agire preventivamente in campo, intervenendo con l’irrigazione, sempre che il Consorzio di bonifica sia in grado di assicurare un servizio efficiente e in linea con le esigenze delle colture e con l’andamento della piovosità.
«Riguardo al Covid – dicono a Oranfrizer – sappiamo bene che durante la precedente stagione e durante quella in corso, il canale Horeca è stato gravemente colpito. Ma l’anno scorso, nel periodo del lockdown, le arance a peso imposto sono cresciute a valore nel retail del 48%. Ci sono nuovi consumatori fortemente orientati all’acquisto di agrumi italiani. Bisogna puntare sui risvolti positivi e consolidare i risultati raggiunti confermati dalle vendite. I consumi tra le mura domestiche sono aumentati. Il mondo della distribuzione organizzata sta crescendo, così come quello delle vendite online».
Campagna ancora lunga
ma serve una migliore organizzazione
E poi, diversamente da quanto detto da Cia, Confagricoltura e Fruitimprese, la campagna non è agli sgoccioli, tengono a precisare Alba e Laudani: «Siamo in piena stagione. Ci sono consistenti volumi di agrumi da offrire ai mercati. Arance di alta qualità, di piccolo calibro e di ottimo calibro, posizionabili in diverse fasce di mercato. Prodotti che si continuerà a pagare a prezzi ampiamente remunerativi per gli agrumicoltori».
Da Oranfrizer, poi, la stoccata a chi sostiene che il comparto ha bisogno di un intervento a sostegno del collocamento alternativo al mercato per la trasformazione industriale o la beneficienza: «Se è vero che il compito della politica è di fornire strumenti, è altrettanto vero che a essa non possiamo chiedere modelli organizzativi. È il settore che deve organizzarsi meglio, cogliendo tutte le opportunità offerte dalle politiche per l’agricoltura. Si cresce investendo bene le risorse disponibili, avendo cura di non bruciarle».
E, infine l’appello a tutti gli attori della filiera. «Per favore, attenzione a parlare ancora, disinvoltamente, di crisi agrumicola: ci si deve rendere conto che così non si aiuta il settore ma lo si penalizza».