«I dati ufficiali dell’export/import di ortofrutta nei primi 11 mesi del 2017 lasciano intravedere un ulteriore record a fine 2017, dopo quello del 2016». Questo il commento di Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale Fruitimprese e presidente Apeo (l’associazione degli esportatori ortofrutticoli pugliesi) dopo la diffusione del quadro dell’interscambio di ortofrutta che vede nel periodo gennaio-novembre 2017 il fatturato dell’export italiano raggiungere la ragguardevole cifra di 4,5 miliardi di euro (con un incremento del 3,5% rispetto allo scorso anno) nonostante vi sia stato un leggero calo dei volumi (-5,5%).
«Le notizie positive sono tre: tutto lascia supporre che a consuntivo 2017 verrà battuto un ulteriore record con un export che sfiora i 5 miliardi; il saldo commerciale attivo cresce del 4,7% rispetto al 2016 e a fine 2017 stimiamo che tornerà a sfiorare il miliardo di euro; se cresce il valore dell’export e calano le quantità (-5,5%) significa che spuntiamo prezzi migliori sui mercati internazionali».
«In sintesi – continua Suglia – il 2017 si conferma un altro anno favorevole per l’ortofrutta italiana, nonostante tante incognite e mille problemi, a partire dall’embargo russo. Per questo non bisogna indulgere a facili illusioni, ma ponderare ed analizzare i diversi aspetti favorevoli, tra cui l’andamento climatico che nel nostro settore è fondamentale. L’anno appena trascorso ha confermato ancora una volta che il prezzo è determinato dall’incrocio tra domanda ed offerta. L’uva da tavola, eccellenza pugliese, ha avuto una stagione favorevole sia per il clima secco sia, soprattutto, grazie al calo della qualità del prodotto dei nostri paesi concorrenti».
Infine, Suglia ammonisce: «Va tenuto sotto controllo l’import, che cresce sia in quantità (+7,9%) che in valore (+3,2%), in particolare nel comparto della frutta fresca (+5,5% in quantità e +7,2% in valore). L’aumento dell’import va ricondotto alla concorrenza di Paesi emergenti con grande voglia di crescere ma spesso con scarsa attenzione agli aspetti sociali e di salubrità. Italia ed Europa devono far valere maggiormente il principio della reciprocità. Mentre l’Europa è sempre aperta all’import, dobbiamo chiedere ai Paesi Terzi di non ostacolare il nostro export alzando barriere fitosanitarie che richiedono anni di lavoro e laboriosi protocolli per essere rimosse. Per un Paese con grandi tradizioni produttive come il nostro – rimarca Suglia - ricordiamoci che non possiamo permetterci di perdere mercato e superfici. Il made in Italy dell’ortofrutta è un marchio di eccellenza e deve rimanere il fiore all’occhiello del nostro Paese».
«In Puglia – conclude Suglia - regione tradizionalmente vocata alle produzioni di eccellenza, vedi uva da tavola, ciliegie, angurie e tutta la gamma di ortaggi, vogliamo avere sempre più al nostro fianco le istituzioni, in particolare Assessorato all’Agricoltura ed Unioncamere Puglia, che già adesso ci supportano efficacemente sostenendo l’internazionalizzazione delle imprese».