Senza il Canale Emiliano-Romagnolo (Cer), l’autostrada dell’acqua che porta la preziosa risorsa dal Po fino a Rimini, probabilmente l’agricoltura di qualità che caratterizza l’Emilia-Romana non si sarebbe mai potuta realizzare. Ma il Cer non solo distribuisce l’acqua ma si occupa anche di ricerca e innovazione cercando di proporre soluzioni per arginare gli effetti del cambiamento climatico.
Sono in corso 24 progetti
Proprio oggi (18 maggio) nell’area “Acqua Campus” a Mezzolara di Budrio (Bo) è stato inaugurato il 62° anno di attività del Cer, in prima linea nell’innovazione per un’agricoltura sostenibile con 24 progetti di ricerca in corso - come ha ricordato il direttore dell'Area Ricerca e Sviluppo agronomico del Cer Stefano Anconelli -, da quelli regionali approvati e finanziati dall’Assessorato agricoltura nell’ambito dei Gruppi operativi innovazione (Goi) e dall’Assessorato Attività Produttive con la Rete di Alta tecnologia a quelli nazionali del Miur (Water4Agrifood) ed europei (H2020 e Prima)) che vedono decine di collaborazioni con Università italiane ed europee, istituti di ricerca, organizzazioni dei produttori, cooperative e costruttori di attrezzature irrigue.
Miglioramento delle acque
Quest’anno, come ha ricordato il direttore generale del Cer Paolo Mannini, l’obiettivo su cui si concentrerà l’attività del Cer è il miglioramento delle acque, fluviali, di drenaggio agricolo e reflue mediante la fitodepurazione. L’attività del Cer su questo tema è ormai ultradecennale si sviluppa soprattutto attraverso i due progetti Rephyt e Wateragri.
Obiettivo di Rephyt è il miglioramento delle acque di superfici mediante fitodepurazione per ridurre gli inquinanti diffusi dell’attività agricola (fertilizzanti e agrofarmaci) a livello aziendale e di distretto irriguo anche a sostegno dell’agricoltura biologica. Wateragri invece si pone l’obiettivo di risolvere le sfide della gestione dell’acqua e della fertilizzazione del suolo rendendo l’agricoltura irrigua maggiormente sostenibile con un novo approccio all’uso dell’acqua e dei nutrienti.
La struttura di ricerca dell’Acqua Campus del Cer è formata da una squadra di 17 persone (8 agronomi ricercatori e 9 tecnici di campo) che portano avanti una grande quantità di lavoro.
«L’innovazione deve essere utile e applicabile»
Intervenendo alla giornata del Cer, il presidente dell’Anbi (Associazione nazionale bonifiche e irigazioni) Francesco Vincenzi ha ricordato che la ricerca deve essere in grado di dare risposte concrete all’agricoltore (l’innovazione deve essere utile e applicabile) e far passare il concetto che l’agricoltura non consuma acqua e non inquina.
«Deve essere efficientato l’uso dell’acqua – ha detto Vincenzi – che deve essere messo a valore valutando gli interventi attraverso un’attenta valutazione di costi e benefici.
Ma soprattutto è necessario intervenire tempestivamente quando i problemi si manifestano evitando le sfasature fra effettiva e rapida necessità e interventi politici».