Dopo l’inverno secco, la primavera poco piovosa.
La distribuzione a macchia di leopardo delle ultime precipitazioni (in alcune aree del Piemonte e dell’Emilia sono caduti non più di 3 mm) accentua le difficoltà dei produttori agricoli.
La grave carenza idrica condiziona così già la campagna agraria 2023 con l’abbassamento del livello della falda, la salinizzazione dei terreni, la conflittualità crescente tra gli utilizzi civili, industriali e agricoli della risorsa acqua.
Irrigazioni rinviate
Il primo caso eclatante nel nostro Paese è il rinvio, a data da destinarsi, della stagione irrigua in Lombardia, con grande preoccupazione, in particolare per i calendari di allagamento delle risaie.
Una difficoltà ad aprire i rubinetti che, in questo primo scorcio dell’anno, accomuna le aree agricole di mezzo mondo, dalla California al Corno d’Africa; dal Medio Oriente alla Cina.
Nell’Unione europea è eclatante quello che sta capitando nella vicina Spagna. Dove, in vista delle elezioni regionali, il Parco Nazionale spagnolo di Doñana, nella provincia andalusa di Huelva, è l'epicentro di uno scontro tra gli orticoltori locali (è la maggiore area di produzione europea della fragola e dei frutti di bosco), ambientalisti e autorità. Al centro dello scontro è la proposta di regolarizzare i sistemi di irrigazione illegali nel bel mezzo di una grave siccità.
Il polo spagnolo della fragola
Con le elezioni regionali in arrivo a maggio, il governo andaluso - guidato dalla coalizione di centro-destra tra Partido Popular e Vox - sta elaborando una legge per regolarizzare i pozzi e le reti irrigue illegali di oltre mille ettari di superficie agraria cresciuta intorno all'area protetta. Una misura accolta con favore dai produttori che stanno subendo le conseguenze della grave siccità, ma che ha innescato la reazione della Commissione Ue.
Il portavoce della Commissione europea Tim McPhie, secondo quanto riporta il sito Euractiv, ha infatti messo in guardia il Governo spagnolo e quello locale andaluso sugli «effetti negativi dell'eccessivo sfruttamento delle acque sotterranee negli ecosistemi di Doñana».
Ma per Juan Ignacio Zoido, eurodeputato del Partido Popular spagnolo (PPE) ed ex ministro degli Interni spagnolo, la proposta di legge «si limita a regolarizzare la situazione evitando la distruzione di migliaia di posti di lavoro».
Si stima che ci siano tra i 1.000 e i 2.000 pozzi illegali intorno a Doñana, che pompano acqua dalla falda acquifera, prelievi che stanno condizionando zone umide che sono serbatoi fondamentali per la fauna e la flora.
Il confronto-scontro con il Commissario dell’Ambiente
Dopo oltre sette anni di trattative, un patto siglato dal precedente Governo aveva messo d’ accordo produttori, ambientalisti e autorità autorizzando solo i sistemi di irrigazione istituiti prima del 2004.
La forte emergenza idrica ha spinto il Governo locale al nuovo intervento normativo che, secondo la Corte di Giustizia Ue, viola la direttiva quadro sulle acque e la direttiva Habitat dell'Ue. Per risolvere la situazione è previsto un incontro tra il Governo andaluso e il Commissario Ue per l'Ambiente Virginijus Sinkevicius il prossimo 3 maggio.
Le cinque soluzioni di De Espinosa
In un recente editoriale sul settimanale spagnolo specializzato Vida Rural, il direttore Jaime Lamo de Espinosa ricorda che in Spagna ben il 22,5% della superficie coltivata è irrigata. Terreni che generano il 65% del Pil agricolo del Paese.
Una quota decisamente superiore a quella dell’Italia, frutto di avvedute politiche di sviluppo agricole messe in atto da Madrid negli anni passati.
De Espinosa ricorda infatti che la Spagna è oggi il primo paese in Europa e il nono al mondo per superficie irrigata con 3,8 milioni di ettari, con uno dei sistemi di irrigazione più efficienti al mondo. Il consumo di acqua è stato ridotto di oltre 3.000 m3/ha negli ultimi 25 anni e sono già 3 milioni gli ettari serviti da impianti di irrigazione moderni, che rappresentano il 79% del totale. «Un'irrigazione – ricorda il direttore - molto basata sull'acqua di falda poiché, quando Fernando Abril era ministro dell'Agricoltura, e io ero suo sottosegretario, fu approvato il regio decreto per la promozione dell'irrigazione privata».
L’idrogeologo Ramón Llamas diceva che «al mondo non manca l'acqua, manca l'immaginazione». La soluzione del problema idrico sono quindi secondo De Espinosa:
1) trasferimenti che portino l'acqua da zone di abbondanza a zone di scarsità. Una opzione oggi stressata dall’emergenza idrica che accentua anche in Italia i contrasti sull’oro blu tra le diverse aree, come testimoniato dalle recenti dichiarazioni del Governatore del Trentino Maurizio Fugatti sulla difficoltà a condividere le risorse idriche alpine, come finora successo, con le altre Regioni del Nord;
2) la desalinizzazione dell'acqua di mare. Oggi nel mondo esistono già circa 18.000 impianti di desalinizzazione che producono più di 100 milioni di m3/giorno di acqua potabile. Ma consumano molta energia e il costo di desalinizzazione è molto alto, inoltre generano un volume enorme di salamoia altamente inquinante;
3) la depurazione delle acque reflue. Una questione irrisolta sia in Spagna, sia in Italia, dove solo recentemente è stato accordato il primo via libera da Roma (ma ci vorrebbero tempi burocratici più brevi per rendere effettiva questa decisione). Nel prossimo giugno dovrebbe anche entrare in vigore la nuova normativa quadro europea sull'uso delle acque reflue, che dovrebbe affrontare vecchi e nuovi problemi di inquinanti (ad esempio quelli rappresentati dalle microplastiche).
4) la migliore utilizzazione delle piogge e dei torrenti, vista la maggiore irregolarità delle portate. Un’opzione sostenuta anche dell’Unione europea che ha messo a disposizione degli Stati specifiche risorse all’interno del New Generation Fund, che nel nostro Paese ha alimentato la specifica misura degli invasi all’interno del Pnrr (anche qui si spera in tempi burocratici di messa a terra più veloci).
5) la maggiore efficienza nell'utilizzo delle acque irrigue. Le nuove tecnologie e applicazioni di irrigazione 4.0, basate sull'impronta idrica possono fare molto per raggiungere l'obiettivo del minor consumo per ettaro irrigato
Misure non più procrastinabili da coordinare attraverso efficaci strategie nazionali di utilizzo delle risorse idriche. Il Governo Meloni ha già messo in campo alcune misure, ma sarà più veloce la Spagna o l’Italia a metterle in pratica?