L’agricoltura italiana si trova oggi al centro di profonde trasformazioni. Negli ultimi anni, il settore ha visto succedersi una serie di crisi, tra cui la pandemia, il conflitto in Ucraina e l’aumento dei costi energetici, che hanno aggravato una situazione economica già precaria. Inoltre, la riduzione dei sussidi europei e le nuove politiche agricole hanno alimentato il malcontento tra gli agricoltori, portando a manifestazioni di protesta in diverse regioni del Paese. In questo scenario, la crisi climatica, con eventi estremi sempre più frequenti, sta mettendo a dura prova la resilienza delle aziende agricole, mentre la riduzione della fertilità dei suoli e la scarsità di risorse idriche sollevano preoccupazioni per la sostenibilità sociale, economica e ambientale del settore agricolo nel lungo termine. A livello globale, l’agricoltura è chiamata a rispondere a una crescente domanda alimentare, garantendo al contempo la tutela degli ecosistemi. I modelli produttivi intensivi hanno già mostrato i loro limiti, causando degrado ambientale e perdita di biodiversità. In questo contesto, l’agroecologia emerge come una risposta concreta alle sfide del settore agricolo.
Agroecologia: un nuovo paradigma
L’agroecologia rappresenta un approccio integrato all’agricoltura che unisce conoscenze scientifiche, saperi tradizionali e principi ecologici per promuovere sistemi alimentari sostenibili. Non si tratta solo di una pratica agricola, ma di una visione che considera le interconnessioni tra ambiente, società ed economia. L’obiettivo principale è produrre cibo in modo efficiente, rispettando gli equilibri naturali e migliorando la resilienza degli ecosistemi agricoli, creando al contempo valore per l’agricoltore e la collettività.
Questo approccio si basa su alcuni principi fondamentali: diversificazione e attenzione alla biodiversità, cicli chiusi di nutrienti, riduzione dell’uso di input chimici esterni e rafforzamento delle interazioni naturali tra suolo, piante e animali attraverso pratiche rigenerative. L’idea è che ogni elemento di un sistema agricolo lavori in sinergia con gli altri, riducendo la dipendenza da input esterni e gli impatti ambientali.
Oltre agli aspetti agro-ambientali, l’agroecologia presenta anche forti basi socio-economiche. Promuove infatti modelli di produzione equi, valorizza le piccole, medie e grandi aziende agricole e incoraggia la partecipazione attiva delle comunità rurali, creando una rete territoriale.

Agricoltori al centro
Gli agricoltori giocano un ruolo centrale in questa transizione, non solo come custodi del territorio e degli ecosistemi, ma anche come imprenditori capaci di trarre benefici concreti dal cambiamento. Adottando pratiche agroecologiche, gli agricoltori possono migliorare la salute dei loro suoli, ridurre i costi di produzione attraverso una minore dipendenza da fertilizzanti e pesticidi chimici e aumentare la resilienza delle loro aziende di fronte ai cambiamenti climatici.
I vantaggi in termini di diversificazione delle entrate, maggiore autonomia nella gestione delle risorse e rafforzamento del ruolo sociale dell’agricoltura possono rappresentare un incentivo concreto per abbracciare il cambiamento. Inoltre, le pratiche rigenerative possono aprire nuove opportunità di mercato, favorendo l’accesso a segmenti di consumatori sempre più interessati a prodotti sostenibili e di alta qualità.
Tuttavia, affermare l’agroecologia come nuovo paradigma nel settore agricolo rimane una sfida a causa della resistenza al cambiamento da parte del settore agricolo, lo scarso accesso a formazione e mezzi tecnici specializzati, e le politiche agricole attuali che spesso non forniscono incentivi adeguati per la transizione verso pratiche agroecologiche. Questi fattori rendono complessa l’adozione di un modello agroecologico, nonostante i suoi evidenti vantaggi ambientali, sociali, ed economici nel medio e lungo termine.
Ponte tra campo e ricerca
In questo contesto, l’agronomo assume un ruolo cruciale come innovation broker: un mediatore che crea un ponte per collegare le aziende agricole con enti di ricerca e sviluppo, start-up e altri attori impegnati nello sviluppo di soluzioni innovative in ambito agricolo. Tra le funzioni principali dell’innovation broker vi sono quelle di scoprire idee innovative in funzione delle esigenze degli agricoltori, considerando aspetti come tecnologia, conoscenze, finanziamenti e politiche; creare reti tra gli stakeholder rilevanti; coordinare e facilitare il dialogo e i processi di apprendimento; partecipare all’innovazione nelle fasi di avviamento, sviluppo e testaggio; e comunicare i risultati, svolgendo attività di disseminazione volte a trasferire le conoscenze sulle innovazioni.
In questo senso, l’agronomo deve agire come broker dell’agroecologia, collegando ricerca, tecnologia, conoscenze pratiche e necessità del territorio, trasformando sfide complesse in opportunità di innovazione e catalizzando la transizione del settore agricolo verso sistemi più virtuosi. Ma quali sono quindi le funzioni specifiche che un agronomo agroecologo può svolgere?

Funzioni chiave dell’agroecologo
Sviluppo e gestione di filiere agroalimentari
Un possibile ruolo dell’agronomo è quello di fornire supporto nello sviluppo e gestione di filiere agroalimentari, un processo che inizia dal reperimento dei fabbisogni dei clienti e dalla traduzione di queste esigenze in azioni concrete per i produttori. Il valore aggiunto che l’agronomo può apportare all’intero processo è quello di riuscire a stabilire un rapporto diretto con i produttori di filiera, fornendo assistenza tecnica per garantire che i prodotti soddisfino gli standard qualitativi richiesti. Inoltre, l’agronomo può favorire lo sviluppo di network tra produttori, clienti e trasformatori, creando sinergie che facilitano lo scambio di informazioni e risorse.
Assistenza tecnica integrata
Un altro potenziale ruolo dell’agronomo è fornire assistenza tecnica integrata, partendo da una mappatura aziendale dettagliata attraverso analisi agronomiche e ambientali, che consente di comprendere le specificità del contesto produttivo. Sulla base di queste analisi, l’agronomo fornisce supporto nella scelta e nella gestione delle pratiche agroecologiche più adatte all’azienda, elaborando strategie per ottimizzare rotazioni colturali, lavorazioni del suolo e concimazioni, mirando a migliorare la fertilità del suolo, rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse, e aumentare la redditività dell’azienda.
Ricerca di bandi e finanziamenti
In aggiunta, l’agronomo potrebbe facilitare la transizione agroecologica attraverso la ricerca di bandi a supporto di innovazioni agroecologiche nelle aziende, accompagnando gli agricoltori nelle fasi di presentazione delle domande. Questa funzione è particolarmente importante in un contesto in cui le risorse finanziarie sono limitate e le opportunità di finanziamento possono fare la differenza tra il successo e il fallimento di un progetto agroecologico, specialmente nel periodo di transizione.
Progettazione e redesign di agroecosistemi alternativi
Un’altra area in cui l’agronomo può esercitare un impatto significativo è nella progettazione e redesign di agroecosistemi alternativi. Questa attività richiede una definizione chiara degli obiettivi aziendali e un’analisi approfondita delle risorse disponibili sia a livello aziendale che territoriale. L’agronomo lavora per ottimizzare queste risorse al fine di raggiungere obiettivi produttivi, ambientali e sociali, contribuendo alla creazione di aziende multifunzionali che possano generare reddito attraverso diverse attività. La co-progettazione dell’agroecosistema avviene con un approccio agroecologico che combina aspetti tecnici, con considerazioni ambientali, sociali ed economiche, coinvolgendo attivamente i soggetti locali in sinergie produttive.
Supporto nell’adozione di tecnologie avanzate e carbon farming
In un’epoca in cui la digitalizzazione sta diventando un tema cruciale nel settore agricolo, l’agronomo può agire da connettore tra le tech companies e l’agricoltore, supportando quest’ultimo nell’adozione di tecnologie avanzate come il precision farming e l’agricoltura 4.0. Questi nuovi strumenti rappresentano una grande opportunità per migliorare l’efficienza e la sostenibilità delle produzioni agricole. Inoltre, il carbon farming offre strumenti per quantificare la capacità degli agroecosistemi di stoccare carbonio, il cui mercato rappresenta una promettente fonte di reddito nel futuro per gli agricoltori. Cruciale può essere anche il ruolo dell’agronomo nella raccolta, analisi e comunicazione di dati concreti sull’impatto sistemico delle pratiche agroecologiche.
Divulgazione e sensibilizzazione
Infine, un aspetto fondamentale del lavoro di un agronomo è dedicare del tempo alla divulgazione e sensibilizzazione. Attraverso l’organizzazione di giornate dimostrative per agricoltori e tecnici, la stesura di articoli e materiali informativi, e la promozione di attività di formazione specifica sui principi dell’agroecologia e sulle sue applicazioni pratiche, l’agronomo ha il potere di diffondere una nuova consapevolezza tra produttori e consumatori, creando un terreno fertile per l’adozione di sistemi agricoli più resilienti.
C’è chi lo fa già
Marsilea è un gruppo di agronomi agroecologi che si occupa di supportare aziende agricole e comunità nella transizione verso pratiche più sostenibili. Oltre a fornire competenze tecniche per migliorare la produttività e l’efficienza, il loro lavoro si concentra sulla promozione di modelli agricoli che tutelano l’ambiente e rafforzano il tessuto sociale. Attraverso un approccio multidimensionale, contribuiscono a valorizzare il paesaggio e a sviluppare sistemi agricoli che, oltre alla produzione di cibo, generano benefici concreti per la collettività. In questo modo, offrono una visione dell’agricoltura come elemento chiave per la sostenibilità ambientale, economica e sociale.













