Il nostro viaggio negli istituti del “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria” iniziato sul n. 12 - 2016 di Terra e Vita, prosegue con la visita al Crea-Cin, il Centro di Ricerca per le Colture Industriali di Bologna. Questo centro dispone di diverse aziende agricole sperimentali, per un totale di circa 125 ettari, tra cui due in provincia di Rovigo e ad Osimo (An), dotate di attrezzature per realizzare le principali attività sperimentali. La struttura è dotata di laboratori specializzati di chimica, microbiologia, biologia molecolare, di ambienti controllati per lo studio dei sistemi agro-ecologici e di un laboratorio di valutazione automatizzata della qualità della barbabietola da zucchero.
«Proprio in questo momento – ci ha spiegato Marcello Donatelli, direttore del centro – nella nostra sede, come del resto in tutto il Crea, è in corso un'importante riorganizzazione. A Bologna porterà, in tempi brevi, alla condivisione dell’area Crea di 4 sedi di centri di ricerca del Crea. Il Cin, infatti, si sdoppierà nella sede del centro “Agricoltura e Ambiente”, che ospiterà la sede di “Cerealicoltura e Colture Industriali” di Rovigo-Bologna, mentre si erano già trasferite presso di noi l’Scs di Bologna (ex-Ense), che si occupa della certificazione delle sementi, e l’ex-Inea di Bologna (Politiche e Bioeconomia)».
La struttura sarà animata da circa 80 persone, alle quali se ne aggiungeranno altre a conclusione dei concorsi attualmente in sviluppo. Un centro di ricerca, dunque, che prevede strutture differenziate e attività di ricerca e servizio diverse, con un unico responsabile del sito fisico.
«Già con il Cra e, ancor più con il Crea – aggiunge Donatelli –, si punta ad avere una condivisione di strutture per migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse».
La nuova impostazione del Crea si basa su centri tematici (come “Agricoltura e Ambiente”) e centri di filiera (come il Cerealicoltura e Colture Industriali) che integrano la loro attività in funzione di specifiche sinergie sui temi di ricerca.
I filoni di ricerca
Per quanto riguarda il Cin, la ricerca negli anni passati ha coperto diverse aree che hanno riguardato diversi aspetti delle colture industriali. Nel settore del miglioramento genetico, è in corso attività su patata, canapa, fagiolo, pisello e barbabietola. Quest’ultima coltura, che aveva visto un grande sviluppo nell’allora Sede Operativa Periferica di Rovigo, oggi azienda sperimentale, in questi anni si trova “in dormienza”, per usare le parole di Donatelli, visto le vicissitudini che hanno drasticamente tagliato le superfici coltivate a bietola.
Il Crea-Cin svolge a oggi studi di miglioramento genetico per l’accumulo di carotenoidi nei tuberi in patata. Le ricerche si focalizzano sull’analisi di espressione di diversi geni-chiave del metabolismo dei carotenoidi nel germoplasma e sulla caratterizzazione degli alleli associati alla diversità nel germoplasma del colore del tubero, con l’obiettivo di correlare le informazioni ottenute a livello genetico e genomico con le quantità accumulate dei diversi tipi di carotenoidi.
Ma una delle ricerche più interessanti che il Cin sta portando avanti è quella sulla canapa, tradizionalmente utilizzata per la fibra tessile. Oggi però questa coltura è interessante soprattutto per l’estrazione di Thc (tetraidrocannabinolo, sostanza psicotropa) e di altri metaboliti tra cui il Cbd (cannabidiolo, con valenza di integratore alimentare e terapeutica).
Studi sui nutraceutici
«Scopo dei nostri studi – ci spiega Donatelli – che vengono effettuati in collaborazione con lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare per la produzione di medicinali – mirano alla realizzazione di materiale genetico per la realizzazione di piante che riproducano il chemiotipo di medicinali per la terapia del dolore, che potrebbero essere prodotti a con costi più bassi dell’import, garantendo quindi sensibili risparmi al sistema sanitario nazionale».
«Gli studi – continua Donatelli – vedono la cooperazione dei ministeri delle Politiche agricole, della Difesa e della Salute, riuniti a collaborare per un fine comune con un impatto diretto sulla società».
Ecco dunque che la canapa, da coltura di nicchia, può tornare ad essere coltivata nelle aree vocate e risultare competitiva, laddove barbabietola e soia non lo sono più.
Sul fagiolo l’attività di miglioramento genetico si occupa in particolare di stress biotici, caratterizzando dal punto di vista genomico le famiglie di geni di resistenza Nbs-Lrr, e sviluppando marcatori molecolari associati alla resistenza ai nematodi galligeni, integrando tali marcatori nelle mappe genetiche disponibili.
«Sempre nel campo dei nutraceutici – spiega Donatelli – vengono studiate nuove e più efficaci metodologie di estrazione, come per i glucosinolati, contenuti per esempio nel cavolo nero toscano o in specie tropicali, con studi in corso anche nella terapia del dolore».
Diverse anche le applicazioni di “chimica verde” come le estrazioni da matrici vegetali di composti utilizzabili in diversi settori. Fra questi ricordiamo i composti biologicamente attivi estratti da Brasicaceae per il controllo di nematodi (biofumiganti) e di microorganismi dannosi, con interessanti applicazioni nel post-harvest, e i biostimolanti. Diversi composti sono estratti dalle brassicacee e dal cardo mariano (per il quale in Sardegna è in corso un progetto con Novamont).
«Per quanto riguarda le colture da bioenergia – ricorda Donatelli – stiamo raffinando lo studio sull’Arundo donax, la canna comunne infestante dei canali molto rustica, ma che necessita di specifiche tecniche di moltiplicazione per una efficiente messa in coltura. Ricordiamo che questa coltura è competitiva con il mais per efficienza economica come rifornimento dei biodigestori; inoltre ha la caratteristica di tenere il terreno sempre coperto con un indubbio vantaggio ambientale».
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