Catture e riequilibrio per l’emergenza cinghiali

caccia al cinghiale
Climate change e abbandono del territorio favoriscono la forte diffusione di cinghiali in contesti ormai anche urbani. Francesco Tarantini direttore del Parco dell’Alta Murgia spiega come un’accorta gestione del territorio consenta di fare fronte al problema evitando il più possibile danni all’agricoltura

Emergenza cinghiali.

La dilagante diffusione di questi ungulati è diventata ormai un problema di rilevanza nazionale di cui si fatica a trovare soluzioni.

L’agricoltura è l’attività economica più colpita con numerosi danni a molte colture.  Tra le regioni maggiormente colpite certamente c’è la Puglia dove numerose sono state le proteste degli imprenditori agricoli per i danni subiti, soprattutto nella zona del Parco dell’Alta Murgia. Abbiamo rivolto alcune domande al presidente del Parco dell’Alta Murgia e Presidente Regionale di Legambiente Francesco Tarantini che da tempo si sta occupando del problema.

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La natura si riprende i suoi spazi

I cinghiali sono diventati un serio problema per gli agricoltori italiani. Qual è la causa di questa diffusione?

I motivi per cui assistiamo a un’invasione dei cinghiali – risponde Tarantini- derivano da

Francesco Tarantini. presidente del parco dell'Alta Murgia

errori di valutazione e di gestione. Negli anni ‘50 si è cominciato a ripopolare la specie a scopo venatorio, operazione che ha avuto un successo enorme trattandosi di animali onnivori, adattabilissimi e in grado di moltiplicarsi in breve tempo. Oggi l’aumento delle densità appare slegato dagli interventi umani e favorito invece dai cambiamenti climatici e da motivi socio economici, come l’abbandono di agricoltura e allevamento che hanno influenzato non poco l’aumento della superficie arbustiva e forestale, portando a nuovi habitat disponibili e a una maggiore quantità di cibo di cui approvvigionarsi.

Ogni stagione, i suoi danni da cinghiali

Quali sono le colture più penalizzate?

L’analisi dei danni al patrimonio agricolo nel Parco dell’Alta Murgia mostra una distribuzione non uniforme degli eventi durante il ciclo annuale, con una concentrazione maggiore nei mesi estivi e invernali per le coltivazioni di cereali e legumi, nei mesi autunnali per le colture a mandorli e a vite. In sintesi le colture più penalizzate sono le cultivar di alberi da frutto, le leguminose e i seminativi, in rapporto naturalmente alle disponibilità stagionali.

Quali soluzioni ha prospettato il Governo nazionale per arginare il fenomeno?

La strategia messa in atto a livello nazionale e che è forse l'unica strada per contenere i cinghiali prevede soluzioni di natura tecnico-scientifica, una di queste è la riduzione tramite il controllo. C'è bisogno però di un patto sociale, di un'assunzione di responsabilità. Serve che i soggetti che amministrano i territori locali e i diversi portatori di interessi vadano tutti nella stessa direzione con lo stesso obiettivo: ridurre le popolazioni.

Cinghiali, le strategie del Parco

In Puglia la presenza dei cinghiali, soprattutto nel Parco dell’Alta Murgia ha destato molte proteste da parte degli agricoltori. Quali soluzioni pensate di porre in atto?

I risultati del monitoraggio sulla specie svolto dal Parco nell’ultimo decennio, in parallelo a quanto previsto nell’aggiornamento del Piano di gestione, alla consistenza stimata e agli obiettivi gestionali concordati, stabiliscono in previsione un prelievo annuale minimo tra i 300 e i 500 esemplari, con gabbie al cui interno vengono catturati i cinghiali per essere poi portati in aziende faunistiche venatorie. Un tipo d’intervento che si affianca a misure per mitigare i danni come le recinzioni elettrificate a sostegno delle colture di pregio, la diffusione della segnaletica stradale di pericolo e una campagna mirata di sensibilizzazione rivolta alla comunità locale.

La presenza di cinghiali in città potrebbe diventare un serio pericolo per la popolazione. Come spiega questo fenomeno?

Il cibo di origine antropica facilmente disponibile è oltremodo attrattivo per la specie. Non vanno però considerati solo i classici rifiuti, la cui raccolta non ottimale ne favorisce il consumo, ma anche il cibo che viene dato a cani e gatti randagi. Ciò porta a un’abbondante disponibilità alimentare facilmente raggiungibile, non soggetta ai cicli stagionali come ad esempio le ghiande o altri alimenti. In sintesi vi sono contesti molto vicini all'uomo parecchio attrattivi.

Il lupo come alleato anti-cinghiali

Alcuni agricoltori ritengono che l’introduzione del lupo possa arginare la presenza dei cinghiali. Lei ritiene questa una soluzione efficace?

Ciò che si può dire a riguardo è che il lupo ha nel cinghiale la sua preda selvatica di elezione, in particolare i piccoli, i giovani e gli individui anziani e malmessi fisicamente. Possiamo anche dire che nei contesti in cui le prede selvatiche sono disponibili il lupo ha una preferenza verso di esse rispetto a quelle domestiche.

Avere una comunità di prede sviluppata e a buone densità, come nel caso del Parco dell’Alta Murgia in cui il cinghiale è l’unica fonte trofica disponibile tra i selvatici, è un aiuto anche per ridurre la pressione del lupo sugli allevamenti. Sottolineo che il contributo del lupo non basta a limitare popolazioni che ormai hanno oltrepassato una quota numerica in equilibrio con il territorio.

Catture e riequilibrio per l’emergenza cinghiali - Ultima modifica: 2020-11-12T00:33:15+01:00 da Lorenzo Tosi

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