Scolari è la ditta che ha progettato e realizzato il maggior numero di impianti per l’essiccazione di digestato, recuperando anche la termica necessaria dall’acqua calda di raffreddamento e/o dai fumi caldi provenienti dal gruppo di cogenerazione. Vediamo alcune installazioni realizzate ultimamente con caratteristiche molto particolari.
Essiccazione digestato a processo semi-dry
La prima è un impianto di essiccazione abbinato a un impianto di biometano realizzato in Toscana per conto di un’importante ditta del settore ambientale.
L’impianto è inserito in un impianto di biometano alimentato con Forsu e realizzato con tecnologia ”semi-dry”. La capacità evaporativa è 1.000 kg/h di acqua, essicca la frazione separata liquida e in uscita è miscelato con biomassa vegetale prima di essere avviato al compostaggio.
Attualmente l’impianto recupera la termica, necessaria al processo, da acqua calda proveniente dal gruppo di cogenerazione che permette di ottenere una temperatura di 80 °C.
Biogas con mais e liquami suini
Il secondo impianto è stato realizzato in Emilia-Romagna abbinato a un impianto di biogas che utilizza come ricetta mais e liquami suini presenti in molti allevamenti della zona. La particolarità di questo impianto è avere il minor impatto possibile sull’ambiente.
In questo caso il digestato in uscita dall’impianto di biogas è trattato con un separatore di fase. Il condensato filtrato rimanente è avviato all’impianto di essiccazione e miscelato con la frazione separata solida per essere essiccato al 90% di s.s.
Il progetto definitivo prevede che il digestato essiccato possa essere integrato con altri minerali, cubettato e commercializzato come fertilizzante.
Attualmente è ritirato dagli agricoltori che conferiscono i materiali per l’impianto di biogas e distribuito tal quale sui terreni.
Impianto di Essiccazione frazione separata liquida
Il terzo impianto è stato realizzato in una importante azienda del settore alimentare dove è installato un impianto di biogas che utilizza fanghi da macello. L’impianto in questo caso è stato realizzato su più livelli perché lo spazio disponibile per l’inserimento, nella linea produttiva, è molto ristretto senza possibilità di aumentarlo.
Per inserire l’impianto e mantenere inalterata la struttura esistente si è installato l’impianto a piano terra, il gruppo generatore di calore sopra elevato, e lo scrubber sul tetto dello stabile collegato con un biofiltro già esistente in loco.
La capacità evaporativa dell’impianto è di 2.000 kg/h di acqua, la termica è recuperata dall’acqua calda del gruppo di cogenerazione. È previsto anche un bruciatore alimentato a biogas per integrare la temperatura dell’acqua calda o per sostituirla nel periodo in cui il cogeneratore potrebbe essere fermo per manutenzione.
In questo caso trattandosi di un industria alimentare il digestato separato solida è essiccato dal 22% al 80% di s.s. e indirizzato come fertilizzante.
La termica utilizzata nel processo di essiccazione è recuperata dal cogeneratore che diversamente sarebbe inutilizzata. Il processo di essiccazione permette di ridurre di circa il 70% il peso del materiale da smaltire. Questo permette di ottenere un risultato molto interessante sotto vari punti di vista, incluso l’aspetto economico, anche considerando che l’aumento continuo dei costi di smaltimento.
Inoltre...
Tutti gli impianti sono progettati e realizzati utilizzando materiali adeguati (Aisi 304) e nel rispetto della norme vigenti per le emissioni in atmosfera. Normalmente in uscita si prevede un trattamento a umido con scrubber orizzontali o con doppie torre e/o biofiltro in funziona delle autorizzazioni del cliente.
Qualora non vi fosse la disponibilità di termica da recuperare, come si verifica spesso sugli impianti per la produzione di biometano, è possibile prevedere l’utilizzo di combustibili fossili.