Specialisti in semina e raccolta dei foraggi

I Ciceri nel Lodigiano sono ormai un’istituzione e dotati di un parco macchine di alto livello. Che consente loro di far fronte anche ad annate difficili come questa

Il nome Ciceri evoca sicuramente qualcosa a tutti i nostri lettori che vivono tra Lodi, Pavia e Cremona. Ma anche a chi ha campi coltivati nel Basso Milanese. E sicuramente è in cima ai pensieri di costruttori come John Deere e Maschio Gaspardo, dal momento che sotto ai capannoni di questa bella famiglia di contoterzisti troviamo ben 35 trattori, sette trinciacaricatrici e quattro mietitrebbie giallo-verdi assieme a una ventina di attrezzi della casa di Campodarsego (Pd), tra cui spiccano le seminatrici (su tutte, cinque Chrono, la macchina di precisione ad alta velocità, fiore all’occhiello della produzione Gaspardo). Ed è proprio per parlare di semina – ma non soltanto di essa – che li incontriamo nella loro azienda di Corte Palasio, pochi chilometri a nordest di Lodi.

Seminatrice combinata pneumatica Centauro, una garanzia per la semina a file

Una stagione critica

Prima di tutto, le presentazioni. L’azienda Ciceri nasce nel dopoguerra grazie a Gaetano Ciceri e successivamente portata avanti dai suoi figli Angelo e Italo Ciceri. Nel 2000 passa in mano ai figli di questi ultimi, ovvero Gaetano, Cesare e Mirko Ciceri, e allo stesso tempo cambia ragione sociale (in Tecnoagricola snc). L’azienda oggi effettua ogni tipo di lavoro agricolo, con ampie incursioni nel movimento terra, su un territorio che copre, per l’appunto, le province di Lodi, Cremona, Pavia e in parte Milano. Raccolta dei foraggi con trinciacaricatrice e semina sono comunque le attività che più la caratterizzano e dunque partiamo da quest’ultima e dalle pessime condizioni in cui si è svolta la campagna primaverile.

«Pessime è poco – interviene Gaetano Ciceri – visto che a fine maggio avevamo ancora più di metà del mais da seminare. Piogge continue ci hanno impedito di lavorare e abbiamo dovuto sfruttare ogni finestra di sole per fare più ettari possibile, con tutte le macchine che avevamo a disposizione. Non che sui terreni seminati sia andata meglio: in tanti anni di lavoro non mi era mai capitato di veder marcire il mais in campo».

Semovente Uragano, molto apprezzato dalla famiglia Ciceri

In stagioni come questa, per un contoterzista contano soltanto due cose: lavorare in fretta e non appena possibile. È anche a questo scopo che per la semina di precisione i Ciceri hanno scelto macchine come la Chrono. «Sì, è vero. Poter fare tanti ettari in poco tempo è essenziale, soprattutto quando il meteo non lascia spazi di manovra.

La Chrono ha velocità di lavoro molto alte, con picchi di 18 km orari. Siamo arrivati a seminare 60 ettari in un giorno, con una media di 4-5 ettari l’ora. Questo almeno dove le condizioni del terreno e le richieste dei clienti lo consentono. In certi territori, infatti, hanno investimenti di concimazione che arrivano a 300 kg/ha: con numeri così è difficile andare ad alte velocità, per qualsiasi macchina».

Un’altra caratteristica molto utile di queste macchine, continuano i Ciceri, è la versatilità d’uso, che permette di lavorare sia su terreno ben preparato sia su minima lavorazione. «In realtà, metà della superficie la seminiamo ormai dopo un passaggio con preparatori come Artiglio, con risultati simili a quelli su suolo lavorato. L’elemento di semina fa una pressione notevole; ha una forza tale, infatti, da interrare il mais in modo uniforme, indipendentemente dalle condizioni del terreno».

Combinata: meglio dell’aratura

Anche nelle semine autunnali dominano ormai le lavorazioni alternative, almeno a Lodi e dintorni. I Ciceri, al riguardo, si sono convertiti da non molto alla semina combinata, realizzata con due Centauro Maschio Gaspardo. Cantieri che abbinano una barra a due ranghi, con gestione idraulica della pressione al suolo, a un erpice rotante della linea Super, che comprende i modelli Falco, Gabbiano o, come nel caso dei Ciceri, Aquila e Toro. Il seme, infine, è contenuto in una tramoggia montata sul sollevatore anteriore e dotata di azionamento elettrico via Isobus. «La semina con la combinata non è soltanto uguale a quella tradizionale come resa, ma nettamente migliore per qualità e uniformità», dice ancora Gaetano Ciceri. «Questo perché si fa tutto in un solo colpo: passa il trattore, poi l’erpice lavora il terreno, il rullo lo spiana e la barra lo semina. Dopo una passata il campo è perfetto, senza tracce del trattore, senza zone calpestate o altro. Quando si semina con una normale macchina portata, invece, in capezzagna restano le carreggiate del trattore e in caso di piogge abbondanti si formano ristagni che impediscono ai cereali di crescere. Quest’anno lo abbiamo visto molto bene: in certi campi seminati con lavorazioni normali tutta la parte perimetrale ha delle zone vuote, mentre i terreni seminati con la combinata sono quasi perfetti».

Un elemento fondamentale per la combinata, secondo i Ciceri, sono i denti dell’erpice rotante, ai quali i contoterzisti lodigiani attribuiscono un ruolo di primo piano. «Sui nostri attrezzi ormai montiamo soltanto denti con riporto al tungsteno. Il motivo è che durano il triplo degli altri e soprattutto non si accorciano: si assottigliano, ma fino all’ultimo hanno sempre la stessa lunghezza, per cui continuano a fare un buon lavoro».

Denti di erpice rotante con riporti al tungsteno

I denti corti (causa usura), oltre a non lavorare il terreno in profondità, causano trascinamento, sia di terreno sia soprattutto di residui. «Finché lo fa un agricoltore sulla sua azienda, passi. Ma un contoterzista deve dare una certa qualità del lavoro, per cui: soltanto denti riportati». Nonché, aggiunge Cesare Ciceri, con sgancio rapido: il sistema di sostituzione veloce che riduce fortemente i tempi di manutenzione e riparazione. «Lo usiamo da anni e non abbiamo mai avuto problemi. Non ci è capitato di perdere i denti, insomma».

Un altro accessorio vincente, sulle combinate dei Ciceri, è il rullo gommato. Che, dice Gaetano «Per prima cosa non si intasa nemmeno sul terreno pesante. Inoltre, livella meglio il campo, lasciando delle creste dove poi gli elementi depongono il seme. Forse è anche grazie a questa caratteristica che non abbiamo avuto problemi di germinazione nonostante le piogge».

I Ciceri sono specializzati nella raccolta dei foraggi con trinciacaricatrici

Tecnologici da quindici anni

Ormai tutti i contoterzisti sono attrezzati per fare agricoltura di precisione: guide automatiche, rilevamento dei dati di lavorazione, dosaggio variabile. I Ciceri, tuttavia, questa materia la masticano da quasi 15 anni. «È vero: comprammo la prima guida automatica nel 2010 e l’anno seguente iniziammo a raccogliere e conservare i dati di lavorazione. Non per Agricoltura 4.0 ovviamente: ai tempi l’obiettivo era avere una misurazione certa e incontestabile degli ettari lavorati. Tuttavia, quando è arrivato il boom del digitale, siamo stati favoriti in quanto avevamo già una certa esperienza». La stessa che permette oggi di lavorare con macchine tutte in rete Isobus, per una gestione più semplice e veloce degli attrezzi e delle attività in conto terzi. «Per il digitale, ci siamo affidati a John Deere. A nostro avviso il più attento a questo aspetto. È noto, del resto, che i suoi sistemi satellitari e di raccolta dati sono tra i migliori».

Assistenza al primo posto

Tecnologia e digitale spopolano anche fra le attrezzature, ovviamente, soprattutto grazie alle connessioni Isobus, che permettono di gestire le applicazioni direttamente dal monitor del trattore. «Per noi – spiegano i Ciceri – è normale lavorare in questo modo, non potremmo fare altrimenti». È anche per questo motivo, continuano i contoterzisti lodigiani, se 35 dei 36 trattori presenti in azienda sono di un solo costruttore, ovvero John Deere.

Ma anche per le attrezzature l’azienda ha fatto una chiara scelta di campo. «Abbiamo un partner per i trattori e le macchine da raccolta, uno per i carri e le botti (Ravizza, ndr) e praticamente soltanto uno, infine, per le attrezzature». Il sodalizio con Maschio Gaspardo – il partner citato da Gaetano Ciceri – è ultraventennale. «Iniziammo più di vent’anni fa: il primo attrezzo acquistato fu un Dominator da 3 metri, seguito da una seminatrice SP 510 da quattro file, già con tramoggia anteriore per il concime. Poi vennero la otto file e successivamente, dopo qualche Monosem, Renata, Magica e tutti gli altri attrezzi». Le macchine coi colori Maschio Gaspardo, in azienda, sono una ventina, di cui dieci seminatrici (cinque Chrono, due Centauro e poi Renata, Magica, Primavera). In aggiunta, diversi preparatori come Artiglio, sarchiatrici e per finire quattro erpici rotanti. «Il vero valore aggiunto di Maschio Gaspardo, oltre alla qualità, è la disponibilità in caso di bisogno: se chiami, ci sono. Hanno ancora un’impostazione famigliare, rispondono sempre». Lo stesso vale, continuano i Ciceri, per la concessionaria (Granata di Boffalora d’Adda, ndr): «Anche loro sono una gestione famigliare, quando abbiamo bisogno, non esistono sabati né domeniche. Per un’azienda come la nostra è essenziale. Alla fine, nella scelta di una macchina non contano i mille euro in più o in meno nel prezzo di acquisto, il valore aggiunto è l’assistenza che si ha una volta fatto il contratto. Da questo punto di vista, non ci possiamo lamentare».


Aziende che guardano al futuro

Foto di gruppo per la famiglia Ciceri (al centro) con lo staff di Maschio-Gaspardo
e della concessionaria Granata

«Clienti come i Ciceri, contoterzisti con una vastissima esperienza e la capacità di scendere nel dettaglio tecnico delle macchine, sono un bene prezioso. Aziende come questa rappresentano il futuro dell’agricoltura. Per questo Maschio Gaspardo guarda a esse con particolare attenzione». Daniele Dorofatti, direttore commerciale del colosso di Campodarsego (Pd), riassume così la strategia del gruppo verso quelli che chiama “clienti top”. «Sono aziende – spiega – vitali per noi: oltre che per il numero di macchine acquistate, perché ci aiutano concretamente nello sviluppo del prodotto, dandoci consigli importanti su come migliorarlo».

Anche Antonio Granata, della concessionaria omonima, ha soltanto parole di elogio per i Ciceri: «Una grande azienda. Molto preparati, anche tecnicamente. È il classico cliente a cui vendi una macchina e poi non lo vedi più, perché è in grado di fare da solo sia la manutenzione sia la maggior parte delle riparazioni».

Leggi l'articolo pubblicato su Terra e Vita n.19/2024

Specialisti in semina e raccolta dei foraggi - Ultima modifica: 2024-06-20T14:08:42+02:00 da Roberta Ponci

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